Un mini spot contro l’usura, Sergio Grillo capovolge il cliché con camera a mano

by redazione

Un mini cortometraggio, meglio uno spot brandizzato di soli 90 secondi, in cui il marchio è sociale.

La Fondazione Antiusura Buon Samaritano di Foggia torna a chiamare la “meglio gioventù” degli artisti pugliesi per un suo spot, per comunicare i servizi e le attività svolte a favore della denuncia, contro lo strozzinaggio e contro l’indebitamento delle famiglie. L’obiettivo è aumentare gli ascolti e incrementare la lotta alla povertà da un lato e alla criminalità foggiana dall’altro, dedita all’usura e all’estorsione di privati cittadini e commercianti.

Presto il messaggio pubblicitario, che noi di BonCulture abbiamo visto in anteprima, sarà proiettato nelle multisale pugliesi e nei palinsesti delle diverse tv e web tv.

Fabio Maggio nello spot

Lo spot, commissionato dal direttivo della FBS, nasce da un’idea del fotografo e regista Sergio Grillo, che ha coinvolto due attori del capoluogo della Daunia: Fabio Maggio nel ruolo del protagonista della mini storia e Roberto Galano, voce narrante.  

“È soltanto un piccolo debito. Andrà tutto bene, ti dicevi, poi il primo imprevisto e ancora debiti, la situazione ti è sfuggita di mano, hai perso il controllo. Noi siamo qui ad ascoltare la tua storia, raccontaci tutto, scriviamo insieme il lieto fine”, dice Galano con la sua voce cavernosa e calda.

Lo spot è un trionfo di luci e di prospettiva larga, ribalta totalmente il cliché usurario che tutti si aspettano buio e umido, tra le calli veneziane o tra le strade straccione della città della Quarta Mafia, con uno Shylock minaccioso sempre pronto a ringhiare contro la vittima. L’usurato, interpretato da Fabio Maggio, non appare povero, è sì disperato ma ha una sua dignità, nell’aspetto e nella rabbia soffocata dalla musica.

Il messaggio è tutto giocato sull’ambivalenza. Non è chiaro all’inizio se il personaggio furente al telefono sia la vittima o il carnefice.

Fabio Maggio per Fbs, copertina

E non è chiaro se il potenziale volo dal terrazzo, splendida location con vista sui binari delle Ferrovie dello Stato, sia un folle gesto trattenuto e solo paventato o se voglia simboleggiare la capacità di volare alto e di ribellarsi, proprio davanti alla stazione. Per scrivere una nuova storia e partire, sfuggire dal proprio piccolo io intrappolato. Il cielo e lo spettacolare orizzonte sulla pianura insieme ai piani inclinati fanno intravedere una via d’uscita.

Abbiamo intervistato il regista Sergio Grillo.

Come nasce l’idea di questo originale spot sull’usura?

Devo dire che è stato tutto molto casuale nel senso che alla fine cercavo qualcosa che fosse lontano dallo stereotipo dello spot che si può immaginare sull’usura. Ho seguito la lezione di Carver ho provato a concentrarmi su un’azione minima, su un momento minimalista, che è lo sclero del personaggio.

Il personaggio sembra anche l’usuraio nelle prime scene, non è vero?

Nelle intenzioni è la vittima, ma ci sono molteplici letture. È un imprenditore, non è povero, è uno che è vestito bene e che sta su un palazzo, si rifugia sul terrazzo, il perché non lo sappiamo, ma si rifugia, forse non può fare quella telefonata davanti agli altri. È una persona all’inizio della difficoltà, i membri del direttivo mi hanno chiesto mandare il messaggio di speranza e di urgenza: bisogna denunciare un attimo prima di stare sul baratro e lo spettatore è portato a credere che forse il personaggio denuncerà, prima di un ulteriore gesto, di un salto nel vuoto. Continuare a chiedere soldi in prestito è sbagliato e dannoso.

Lo spot non ha risposte, però.

Lo spot non voleva essere consolatorio, voleva mostrare il momento della crisi, catturare quel momento.

Come ci sei riuscito in così pochi secondi?

Ho cercato di applicare il racconto cinematografico. 90 secondi, in realtà è stato facile una volta trovata l’idea, si è trattato di far defluire il flusso di rabbia.

Hai convolto degli amici molto talentuosi, Fabio Maggio e Roberto Galano.

Sulla voce di Galano ci siamo subito trovati, lui aveva già lavorato con la Fondazione Antiusura, la sua voce ha una profondità calda straordinaria.

Per Fabio Maggio, che viene da esperienze diverse, è stato complicato interpretare un personaggio così drammatico e condensarlo in così pochi frame?  

Fabio Maggio è un attore brillante, è stato bello anche per questo, mi piace moltissimo lavorare con attori. Io che sono essenzialmente un fotografo invidio i registi quando possono lavorare con gli attori. Lui risponde molto, gli attori pugliesi sono spesso costretti in alcuni ruoli, non esprimono al top le loro capacità espressive, con Fabio è facile lavorare.

Sei noto anche per altri tuoi lavori sul sociale, che tipo di esperienza hai accumulato sul Terzo settore?  

Ho lavorato con le associazioni ad un progetto del Csv, con loro raccontavamo delle storie. Erano dei mini documentari di un progetto. Il sociale mi ha sempre intrigato, in questo caso ho utilizzato la camera a mano, un linguaggio molto moderno, riferimento dei grandi registi. Eravamo soli sul terrazzo, io e Fabio.

C’è anche un secondo spot, che non anticipiamo, hai usato un registro diverso?

Totalmente, il secondo spot è più narrativo e ha per protagonista una donna, interpretata da Maria Sica. Questo è invece una esplosione.

(foto di FOG VIDEO di Sergio Grillo)

Antonella Soccio

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