Amore e fantasmi nel castello di Bari, la storia di Maria e Guglielmo

by Carmine de Leo

Il castello di Bari, poderoso e severo lungo la marina, è stato protagonista nei secoli di tanti episodi storici, ma anche di varie vicende umane cariche di pathos!

Tutti i castelli del mondo sono abitati da fantasmi ed interessati a questo o a quell’evento molto spesso tragico, che li ha visti come scenario di tante vicende ormai dimenticate.

Non poteva esimersi da questa caratteristica il severo maniero di Bari; un castello molto antico che guarda la marina ed il centro storico di questa città pugliese.

In una delle numerose stanze presenti in questo grande castello si consumò circa mille anni fa una tragedia d’amore.

Si sa, l’amore è cieco, ma questa volta il senso di questo detto è collegato ad una orribile mutilazione che rese cieco un giovane innamorato!

Un’antica leggenda che narra di una vicenda amorosa svoltasi presso il castello di Bari vede infatti come protagonista un povero cavaliere reso cieco per vendetta dal padre della sua fiamma d’amore.

Una fiamma ardente doveva essere quella che alimentava l’amore tra Guglielmo, appena diciottenne, figlio di Sergio, nobiluomo al servizio del re normanno Ruggiero e la giovanissima Maria, di soli sedici anni, figlia del principe Giaquinto, in quel tempo signore della città di Bari.

Purtroppo i genitori dei due giovanissimi innamorati erano diventati acerrimi nemici; re Ruggero e Sergio al suo seguito, assediavano Bari, che resisteva sotto la guida dello Giaquinto.

Per questo motivo, il povero Guglielmo, pur di vedere la sua bella Maria, era costretto a ricorrere a mille sotterfugi, primo fra tutti, quello di travestirsi da soldato nemico al servizio dello Giaquinto.

Questo espediente gli permetteva di entrare indisturbato nel castello di Bari per incontrare ogni sera la sua Maria.

Il rischio era molto grande, ma l’amore tra i due giovani lo era di più!

I giorni passavano e qualcuno finì per notare il giovane soldato che ogni sera giungeva al castello; le guardie nemiche seguirono quindi Guglielmo e scoprirono che si recava sempre presso la stanza della principessina Maria.

Avvisato il padre, questi decise di nascondersi per catturare personalmente il giovane ed una sera, aiutato da un suo fedele servo, riuscì a farlo prigioniero!

Guglielmo fu presto interrogato dal Giaquinto e senza timore delle sicure ritorsioni, dichiarò con molto coraggio la sua vera identità.

Il principe Giaquinto non credeva alle sue orecchie, aveva catturato il figlio di Sergio, uno dei suoi peggiori nemici, pensò quindi di vendicarsi ben presto dell’affronto subito e della violata innocenza della figlia Maria.

Si recò pertanto da quest’ultima, che tremante e terrorizzata dalla paura attendeva la reazione del padre, cui chiese pietà per lei e Guglielmo.

Il genitore, sordo a qualsiasi implorazione, informò Maria che se voleva il suo perdono doveva convogliare a nozze col nipote del principe di Salerno.

La fanciulla, spaventata a morte e pensando che il padre avrebbe avuto pietà di Guglielmo, seppur a malincuore, acconsentì a tale matrimonio, che si sarebbe celebrato nella cappella del castello.

Il giorno delle nozze il Giaquinto non si presentò in chiesa, ma raggiunse un anfratto segreto del castello da cui era possibile assistere alla cerimonia di nascosto e recò con se anche il povero Guglielmo in catene, affinché soffrisse nel vedere la sua amata andar sposa ad un altro uomo.

Ma la crudeltà del Giaquinto non aveva limiti e avvisò Guglielmo che quella sarebbe anche stata l’ultima volta che i suoi occhi avrebbero visto Maria e infatti, dopo la cerimonia, lo fece accecare senza pietà.

Dopo il matrimonio, comunque, Maria non soddisfece le aspettative del marito, anzi, la prima notte di nozze si rifiutò di coricarsi con lui e gli confessò che non lo avrebbe mai amato, perché il suo cuore era di un altro a cui aveva già donato la sua verginità.

Il nipote del principe di Salerno, offeso nell’onore sfoderò la sua spada e, uccisa Maria, fuggì da Bari per tornare nelle sue contrade.

Il tempo, però, è galantuomo e chi la fa l’aspetti!

L’assedio delle truppe di re Ruggiero alla città diede infine i suoi frutti e Bari si arrese con il patto, però, che non vi sarebbero state ritorsioni e i prigionieri dell’una e dell’altra parte sarebbero stati immediatamente liberati.

Avvenne quindi che il povero Guglielmo ormai completamente cieco, fu restituito all’affetto dei suoi genitori.

Il padre Sergio vista la cecità del figlio e indignato dalla tanta crudeltà dello Giaquinto, si rivolse al re Ruggiero per ottenere vendetta e l’ottenne!

Il re, fato arrestare Guglielmo, lo fece subito impiccare.

Di questa tragedia d’amore, ancora oggi resta il ricordo nei lamenti e nelle grida dei due sfortunati innamorati, che qualche più attento e sensibile visitatore del castello percepisce visitando le stanze più remote del castello di Bari.

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