Anno 1773, quando l’anziana Tremamonti evitò un tentativo di violenza

by Carmine de Leo

Ancora oggi se ci incamminiamo a Foggia per le strette viuzze e le scalinate che si snodano dietro la vecchia chiesa di San Tommaso Apostolo, possiamo cogliere un’atmosfera antica, quasi del tutto intatta.

Gli ombrosi vicoli che scorrono tra le mura di vecchie costruzioni, i minuscoli slarghi, le edicole devozionali ed altre testimonianze architettoniche minori, ci fanno compiere un tuffo nel passato!

Ecco la Foggia di fine Settecento; un’epoca, però, non esattamente migliore di oggi.

Infatti, tra i vari processi penali risalenti al XVIII° secolo tenutisi innanzi al Tribunale della Regia Dogana delle Pecore di Foggia, se ne conserva uno presso l’Archivio di Stato di Foggia, dalle cui carte veniamo a conoscenza di un efferato atto di violenza accaduto nell’anno 1773.

L’incarto processuale è quello istaurato nei confronti di tal Michele Fedele di Lucera, denunciato dalla giovane vedova Vittoria D’Altorio di Foggia per lesioni gravissime e violenza sessuale ai suoi danni, oltre che per lesioni anche nei confronti della madre della D’Altorio, la vecchia signora Lucia Tremamonti.

Luogo della violenza: Foggia, in una delle case poste alle spalle della chiesa di San Tommaso Apostolo.

L’imputato Michele Fedele, descritto come un soggetto violento originario della vicina Lucera, frequentava la casa della vedova Vittoria D’Altorio perché era stato padrino alla cresima del figlio di quest’ultima.

Le visite del Fedele alla casa di donna Vittoria erano sempre più frequenti e la scusa di voler visitare il proprio figlioccio iniziava ad insospettire anche la nonna del ragazzo, tale Lucia Tremamonti.

Nonostante il suo cognome, che faceva “tremare” anche i “monti”, la povera vecchia era una persona pacifica, ma l’esperienza che le veniva dai suoi molti capelli bianchi le aveva aperto gli occhi sul vero motivo delle frequenti visite del Fedele.

La bella figlia vedova era stata quindi avvisata ed invitata dalla vecchia madre a non riceve più in casa il signor Michele Fedele.

Non contento, quest’ultimo, era ormai deciso ad avere, o meglio possedere, in ogni modo la bella vedova ed armatosi di un lungo coltello a forma di stiletto, si presentò un giorno all’abitazione di donna Vittoria più deciso che mai.

La vedova, coadiuvata dalla vecchia madre cercò di respingere le avances del Fedele, ma questi era ormai deciso a possederla a tutti i costi.

Dalle testimonianze messe a verbale nel processo innanzi al Tribunale della Regia Dogana di Foggia veniamo a conoscenza che il Fedele, forzata la porta dell’abitazione, cercò con la minaccia dello stiletto di violentare donna Vittoria.

Ne nacque una violenta colluttazione nel corso della quale la vedova fu ferita al braccio sinistro.

Ma ecco che la vecchia Tremamonti, facendo onore al suo cognome, buttandosi anch’essa nella mischia, con la forza della disperazione, tra pugni, schiaffi, calci e morsi, riuscì con il suo intervento a mettere in fuga il bruto.

Con un cognome così altisonante, del resto, non poteva andare diversamente !

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