La prima pagina della “Gazzetta del Mezzogiorno” di domenica 13 marzo 1966 riporta una tragica vicenda che ha per protagonisti dei migranti garganici. In un saponificio di Reckenroth, in Germania, i fratelli Rocco e Giovanni Mastromatteo di Peschici (Foggia), morirono dopo aver salvato il figlio del loro datore di lavoro Fischer, comproprietario della ditta, precipitato in una fossa e svenuto per le esalazioni tossiche.
Anche un operaio tedesco, lanciatosi in soccorso degli sventurati fratelli Mastromatteo, perse la vita nel suo generoso tentativo. Rocco Mastromatteo, nato il 19-8-42, lasciava la moglie e due figli che con lui si erano stabiliti a Muschelbach-Nassau (Limburgo), mentre il fratello Giovanni , nato il 26-01-1936, lasciava la moglie e un bambino residenti nella stessa cittadina. La madre dei due operai morti abitava a Settimo Torinese, dove era emigrata da qualche anno insieme agli altri due figli Matteo di 19 anni e Michele di 16.
A Peschici erano rimaste le altre due figlie: Antonietta di 36 anni e Maria di 33. La tragica notizia fu loro comunicata dal sindaco di Peschici Lorenzo Fasanella, informato telegraficamente dal console italiano a Francoforte. La notizia suscitò a Peschici viva commozione. La morte dei fratelli Mastromatteo faceva seguito a quella di Leonardo Draicchio, avvenuta pure in Germania nell’ottobre 1965 per un incidente sul lavoro.
Anche il quotidiano “La Stampa” di Torino di domenica 13 marzo 1966 pubblicò un ampio servizio giornalistico sulla vicenda dei fratelli Giovanni e Rocco Mastromatteo.
Ecco il testo dell’articolo.
La tragedia in una fabbrica presso Francoforte.Le vittime di 34 e 24
anni abitavano a Settimo. Con loro ha perduto la vita un operaio
tedesco. La disgrazia è avvenuta in un saponificio: il figlio
dell’impresario (un giovane trentenne) era svenuto sul fondo di un pozzo
invaso da gas tossici.
DUE FRATELLI DI TORINO MORTI IN GERMANIA PER SALVARE IL FIGLIO LORO PRINCIPALE
(Dal nostro corrispondente) Bonn, 12 marzo.
Due fratelli, abitanti a Settimo Torinese ed emigrati in Germania — gli
operai Giovanni e Rocco Mastromatteo, di 34 e 24, anni, nativi di
Peschici (Foggia) —, sono morti insieme a un operaio tedesco nel
generoso tentativo di salvare la vita al figlio del loro datore di
lavoro, piombato in un pozzo della fabbrica invaso da gas tossici. La
sciagura è accaduta alle 12,45 di ieri al saponificio Fischer, nel
villaggio di Reckenroth, presso Limburgo, a nord di Francoforte. Hans
Fischer, di 30 anni, padre di quattro bimbi e figlio del proprietario
dell’azienda, era sceso in una buca profonda tre metri contenente ossa
di animali in macerazione per riparare il tubo di scarico che si era
otturato. Il giovane, con un lungo arnese di ferro, aveva lavorato
febbrilmente per sturare il condotto. Quando vi è riuscito, e stava per
afferrare la corda con la quale avrebbe dovuto risalire, ha lanciato un
gemito e si è accasciato sul fondo, privo di sensi. L’operaio tedesco
che lo assisteva dall’orlo della buca ha dato l’allarme e si è
immediatamente calato nel pozzo. Sono accorsi una ventina di operai ma
soltanto uno, Rocco Mastromatteo, è sceso nella buca per salvare il
Fischer. L’italiano e il tedesco hanno legato una fune, intorno al
torace di Hans Fischer, permettendo a quelli che stavano in alto di
tirarlo alla superficie. Ma al momento in cui anch’essi si apprestavano a
risalire, le esalazioni li hanno colpiti e sono svenuti. Nessuno ha
avuto il coraggio di soccorrerli fino a quando non è arrivato il
fratello di Rocco Mastromatteo, Giovanni, che non ha esitato un istante.
Purtroppo anche lui, mentre assicurava con le funi i corpi del fratello
e dell’operaio tedesco, è svenuto accasciandosi. A questo punto un
quarto operaio, dopo essersi fatto legare e tenendo un fazzoletto sulla
bocca, è disceso nella tragica buca. Nemmeno lui ce l’ha fatta e, ai
primi segni di malore, si è fatto tirare su. Da quell’istante nessuno ha
più rischiato. Maschere antigas non ve n’erano a disposizione (ma ora
si dice che non sarebbero servite a filtrare i gas mefitici), né vi era
la possibilità di turare il tubo di scarico dal quale continuavano ad
uscire le esalazioni mortali. I tre operai sono così rimasti sul fondo
del pozzo tre quarti d’ora, fino a quando non sono accorsi i pompieri
muniti di autorespiratori. Quando i Vigili del Fuoco hanno estratto dal
pozzo i tre operai, è stata tentata la respirazione artificiale « a
bocca a bocca »: era troppo tardi. Secondo un medico, il decesso delle
vittime risaliva a mezz’ora prima. Hans Fischer, trasportato
all’ospedale di Francoforte, è stato ricoverato con prognosi
riservatissima: i medici affermano che le sue condizioni «sono disperate
e che salvarlo è estremamente difficile». Se egli riuscirà a sfuggire
alla morte, lo dovrà esclusivamente al sacrificio dei due immigrati
italiani e dell’operaio tedesco. Un funzionario del consolalo d’Italia a
Francoforte ha accompagnato iersera sul luogo dello sciagura le mogli
dei due fratelli Mastromatteo, che abitavano nella cittadina di
Michelbach con i loro figli. Il dirigente della polizia di Kat-
Zenelnbogen, che cura l’inchiesta sulla triplice mortale disgrazia per
incarico della procura di Stato di Coblenza, ha detto di non aver mai
assistito a una scena tanto struggente: «Le due donne italiane
piangevano disperate ». Poi ha aggiunto: «Non ho mai visto tanto dolore
da parte di tedeschi. I compagni di lavoro di Rocco e di Giovanni
dicevano di avere perduto i migliori dei loro colleghi. I due italiani
erano ragazzi straordinari ».
t.s.
ERANO PARTITI DA SETTIMO CON LE LORO MOGLI E I BIMBI
(nostro servizio particolare)
Settimo Torinese 12 marzo
(f. fol.) Giovanni e Rocco Mastromatteo – i due fratelli morti nella
sciagura in una fabbrica di Francoforte – abitavano a Settimo Torinese
in via Rio Fracasso 5. Giovanni ventiquattrenne, è già padre di due
figli (Franca e Vincenzo), era emigrato in Germania assieme alla moglie
nel 1960. A Settimo aveva lasciato la madre, Maria Francesca Guerra,
cinquantottenne, e tre fratelli: Rocco di 34 anni, Matteo di 20 e
Michele di 17.
In questi sei anni Giovanni aveva scritto a casa più volte dicendo che
lavorava in una fabbrica di motorini elettrici, che guadagnava bene ed
era stimato dai suoi colleghi «C’è lavoro per tutti. Perché non venite
anche voi? ». Nel 1964 Rocco si era sposato a Settimo e, un anno dopo le
nozze, con la nascita della prima figlia, Rita, che oggi ha 12 mesi
aveva deciso di raggiungere Giovanni in Germania. A Francoforte i
fratelli Mastromatteo avevano lavorato per qualche tempo nella stessa
fabbrica, poi, ancora assieme – si erano trasferiti nel saponificio
perché qui la paga era migliore.
La notizia della sciagura la madre e i due fratelli rimasti a Settimo
Milanese (Matteo e Michele) l’hanno appresa soltanto stamane alle 11:
gliel’ha telefonata una loro parente abitante a Peschici (Foggia), alla
quale si erano rivolte le autorità consolari italiane attraverso i
carabinieri: Stasera i parenti sono partiti da Settimo per Peschici: le
salme dei loro congiunti dovrebbero infatti giungere dalla Germania
nelle prossime ore.
LaStampa 13/03/1966 – numero 61 pagina 13
“La Gazzetta del mezzogiorno”, in data 18 marzo, ritornò sul caso dei fratelli Mastromatteo, con la commossa cronaca dei funerali delle due vittime:
Il loro eroico sacrificio ricordato dal sindaco Fasanella
L’ADDIO DI PESCHICI AI DUE FRATELLI MORTI IN GERMANIA
Peschici, 17 marzo
Si sono svolti oggi a spese dell’Amministrazione comunale, i solenni funerali di Giovanni e Rocco Mastromatteo, generosamente immolatisi in Germania per salvare la vita al figlio del padrone del saponificio ove lavoravano. Una gran folla di cittadini ha seguito i due feretri fino al cimitero. Il sindaco Lorenzo Fasanella con brevi ma significative parole, ha ricordato l’eroico sacrificio dei due giovani e la loro tragica scomparsa. Ha letto pure i telegrammi di cordoglio e di solidarietà pervenuti suo tramite ai familiari degli estinti dal ministro del lavoro onorevole Giacinto Bosco, dal sottosegretario degli esteri on. Giorgio Oliva, dal vice segretario del PSDI on. Antonio Cariglia e dal console generale d’Italia dr. Roberto Cerchione anche a nome della comunità italiana in Germania.
“La Stampa” di venerdì 25 marzo pubblicò un ultimo trafiletto: medaglia al valore proposta per le vittime di Limburg.
I DUE FRATELLI DI SETTIMO MORTI PER SALVARE UN TEDESCO
“Settimo Torinese, 24 marzo.
Il ministro degli esteri on Fanfani ha proposto il conferimento di una medaglia al valor civile alla memoria dei fratelli Rocco e Giovanni Mastromatteo, emigrati da Settimo in Germania e tragicamente periti a Limburg, presso Francoforte. I giovani perdettero la vita l’11 marzo per salvare il figlio del proprietario del saponificio in cui lavoravano. Avvelenato da esalazioni di gas. Si calarono nella fossa in cui giaceva il poveretto e riuscirono a farlo risalire, ma con un compagno di lavoro tedesco e che si era unito al loro generoso tentativo furono colpiti e uccisi dai miasmi”.
Anche la Gazzetta del mezzogiorno 25 marzo pubblicò un articolo titolato:”L’eroismo dei fratelli di Peschici deceduti in Germania sarà onorato”.
La corrispondenza è da Roma.
Ecco il testo: ” L’atto eroico compiuto a Rechenroth, in Assia, dai due lavoratori di Peschici, i fratelli Giovanni e Rocco Mastromatteo e da un loro collega tedesco che sacrificarono la loro vita per trarre in salvo il figlio del loro datore di lavoro, avrà giusto riconoscimento. Il sottosegretario agli Esteri per l’emigrazione sen. Oliva ha disposto, tramite il consolato generale in Francoforte, assistenza finanziaria alle famiglie dei due operai pugliesi deceduti. Inoltre, Giovanni e Rocco Mastromatteo, su iniziativa del ministro per gli affari esteri on. Fanfani, verranno proposti per il conferimento di una ricompensa al valor civile alla memoria”.