Correva l’anno 1957: quando scoppiò l’influenza Asiatica

by Teresa Rauzino

Pochi ricordano che l’influenza Asiatica fu una pandemia influenzale di origine aviaria, che negli anni 1957-60 provocò circa due milioni di morti nel mondo.

“Correva l’anno 1957 – ricorda Paolo Guzzanti, in un articolo del 6 marzo 2020 sul Riformista – Si crepava parecchio con l’Asiatica, un’influenza feroce che arrivò nel 1957 e che poi si ritirò, tornò a ondate e dopo una lunga immersione ebbe un sobbalzo nel 1969, ribattezzata col nome di Spaziale, ma anche influenza di Hong Kong, per dire da dove veniva. Allora i viaggiatori per la Cina si contavano sulla punta delle dita. In Italia più di ventimila ci lasciarono la pelle con la prima ondata e in otto milioni si misero a letto con febbri altissime”. Guzzanti non ricorda ospedali presi d’assalto nel 1957: “Allora esistevano i medici di famiglia che suonavano alla porta con una curiosa valigetta panciuta e ottocentesca, contenente un grande stetoscopio, il macchinario per prendere la pressione e un bollitore di alluminio in cui sterilizzare siringhe di vetro opaco e aghi d’acciaio che venivano usati più volte e che ti sfondavano la pelle del sedere”.

A me è venuta la curiosità di indagare su cosa accadde in Puglia . Grazie alle risorse digitali del portale www.internetculturale.it, in questi giorni in cui le biblioteche e gli archivi sono chiusi, ho potuto effettuare una ricerca sui giornali pugliesi dell’epoca.

“La voce del Popolo” di Taranto del 28 settembre 1957 ci informa che l’ Asiatica dilagava: “L’epidemia si fa più fortemente sentire nelle zone sovraffollate e dove la gente è meno nutrita (il solito mezzogiorno e le solite isole). I casi mortali sono stati fortunatamente pochissimi, da 20 a 25 su centinaia di migliaia di ammalati. Per il resto si va a tentoni. Quanti casi si sono veramente avuti in tutta Italia? Chi dice 100 – 200.000, chi parla di un milione. I Comuni o minimizzano le cose (a Taranto si è parlato di appena 1500 casi contro i 30mila riconosciuti ufficialmente a Bari) o non sono in grado di dare notizie precise, perché la gente si cura da sé senza dichiarare la malattia (e d’altronde, quando anche la dichiarasse, che cosa ne otterrebbe?) E’ in fase decrescente o crescente l’epidemia? Chi dice di sì, chi dice di no. E questo famoso vaccino c’è o non c’è? E’ possibile immunizzarsi o non c’è niente da fare? Tot capita tot sententiae (Tante teste, tanti pareri). Sovrasta l’interrogativo: e se l’Asiatica fosse stata pericolosa, che fine avrebbero fatto le centinaia di migliaia di cittadini contagiati?”.

Il vaccino per l’Asiatica, effettivamente, esisteva. Il virus A/Singapore/1/57 H2N2 (influenza di tipo A), era stato isolato per la prima volta in Cina nel 1954; nello stesso anno fu preparato un vaccino che riuscì a contenere la malattia.

Ma vediamo cosa successe in Capitanata.

Sul periodico Il Foglietto del 5 settembre1957, si sottolinea che, dalle informazioni reperite da fonti vicine all’ufficio sanitario, l’influenza Asiatica non ha ancora raggiunto la città di Foggia. Tuttavia, perché alcune zone italiane non ne sono rimaste immuni, a scopo cautelativo su proposta dell’assessore all’igiene dott. Cortellessa, si sta eseguendo una disinfezione su larga scala in tutta la città nel contempo, il sindaco, professor Vittorio De Miro d’Ajeta ha emanato la seguente ordinanza: 1) I proprietari dei locali di pubblici spettacoli, caffè, alberghi, locande, opifici industriali e mezzi di trasporto collettivi sono obbligati a fare seguire disinfezioni nei propri esercizi; 2) i proprietari dei locali di pubblico spettacolo, oltre ad osservare le norme igienico- sanitarie vigenti, sono obbligati a fare effettuare, giornalmente, il lavaggio dei pavimenti con acqua e soda, altresì, tenere i locali stessi costantemente arieggiati, evitando anche il sovraffollamento; le disinfezioni saranno effettuate sotto il controllo del personale dell’ufficio sanitario del Comune. Gli inadempienti saranno denunciati alle autorità competenti.

“Il Foglietto” del 19 settembre 1957 illustra il decorso dell’Asiatica: “In questi ultimi giorni c’è stato uno improvviso sviluppo, fortunatamente in forma benigna, dell’epidemia influenzale di moda. L’Autorità sanitaria comunale ha potuto controllare poco meno di 200 casi, nessuno dei quali allarmante. La sintomatologia è molto varia tanto da lasciare perplessi se trattasi o meno dell’Asiatica, anche se casi specifici del genere sono stati rilevati su ammalati giunti nella nostra città, uno dei quali proveniente da Moncalieri, due da Castellammare ed uno da Bari. Il Comune ha disposto per una vasta e accurata disinfezione di tutto l’abitato, con particolare riguardo alle bocche fognanti ed ai punti di maggiore concentramento, quali mercati e simili, ed è da registrare che quest’anno, con la perfetta organizzazione del servizio di nettezza urbana, la disinfestazione delle mosche ha dato ottimi risultati. C’è’ da augurarsi che la situazione si normalizzi prima dell’apertura delle scuole”.

“Il Foglietto” del 26 settembre 1957 ci informa che 150 casi di Asiatica sono stati segnalati nel Comune di Volturino. Da oltre 10 giorni la malattia è andata rapidamente diffondendosi, per fortuna in modo benigno e col decorso di pochi giorni, tanto che molti non richiedono neanche l’assistenza medica.

“Il Foglietto” del 3 ottobre 1957 rende noto che la Segreteria dell’UDI (Unione donne italiane), nella riunione del 27 settembre, visto l’aggravarsi della situazione di disagio esistente in provincia per il dilagare della epidemia asiatica, constatato che migliaia e migliaia di famiglie sono nell’ impossibilità di poter acquistare i medicinali occorrenti, ha chiesto alle autorità di governo di intervenire con stanziamenti straordinari perché i Comuni possano distribuire i medicinali gratuiti e generi alimentari come latte, zucchero, carne etc, alle famiglie bisognose.

Sullo stesso numero, “Il Foglietto” ci informa che l’Asiatica ha colpito il 30% della popolazione dauna, per cui in Capitanata i contagi ammontano a circa 200.000. Il decorso della malattia si rivela sempre benigno. Quindi niente allarmismo. Per misure precauzionali, dopo una conferenza stampa indetta e presieduta dal prefetto Cuonzo e le ampie relazioni del medico provinciale Raheli, dell’ufficiale sanitario Spina, del Provveditore agli studi Cassano, si è deciso all’unanimità di rinviare al 14 ottobre l’apertura di tutte le scuole della Provincia.

“Il Foglietto” del 10 ottobre1957 riporta il primo necrologio. La 22enne Fernanda Graziano, figlia del maresciallo Luigi, attivo dirigente della locale sezione del Partito Monarchico Popolare, è deceduta in seguito a sopravvenute complicazioni dell’Asiatica. La sua morte ha suscitato nella cittadinanza viva impressione e commozione.

Il 24 ottobre 1957, il giornale annuncia che in Trinitapoli, vittima dell’ Asiatica, si è spento il dottor Urbano Giuseppe, consigliere e tesoriere da oltre un decennio dell’Ordine dei Farmacisti di Capitanata, nonché presidente della locale sezione dei combattenti e vicepresidente del circolo cittadino. La popolazione, costernata, ha seguito la salma durante i funerali “riusciti imponenti”.

Il medico (nonché grande intellettuale foggiano) Arturo Oreste Bucci, sul “Foglietto” del 14 novembre 1957, informa i lettori sulle norme igieniche da seguire per contrastare l’Asiatica. Premette che, durante l’epidemia colerica del 1911-12, la Direzione generale della Sanità destinò, nelle zone colpite dal morbo, molti giovani medici con il compito di divulgare le principali norme di prevenzione. Tennero moltissime conferenze per spiegare al popolo i principi generali della igiene ed i relativi precetti. “Qui, da noi– ricorda Bucci – furono destinati quattro o cinque di tali propagandisti; parlavano nelle strade dei vari Comuni della Provincia, preferibilmente nei rioni popolari e più affollati, ove imperava e, purtroppo impera la promiscuità dei sessi e prevale la sporcizia personale e della casa. Ebbe, così, il piacere di conoscere uno dei detti medici, il più alacre della troupe, il dottor (Carlo Alberto) Ragazzi, che -poi- per lunghissimi anni diresse l’Ufficio centrale di Igiene di Milano. Un giorno mi disse: “Lei sa qual è il motivo principale per cui tutti questi mali infettivi, come vaiolo, tifo, colera, peste, lue, etc., che ogni tanto deliziano l’Europa, provengono sempre dall’Oriente? E’ la mancata conoscenza, da parte di quei popoli, del sapone”.

La rievocazione del brevissimo colloquio, per associazione di pensieri, fa calare il dottor Bucci nella realtà locale, sulla scarsa igiene di alcune categorie di esercenti. Vecchie, deplorevoli abitudini che sfuggono all’occhio dell’acquirente disattento, e anche di chi ha il compito di vigilare: “Chi è pratico dell’acquisto di generi alimentari avrà notato -salvo le eccezioni- che i salumieri e i loro dipendenti, per prendere più facilmente due fogli di carta, nei quali pesano e involgono la merce richiesta, portano il dito indice della mano destra alle labbra per umettarlo. Tale operazione si ripete, durante la giornata, centinaia di volte, in modo che quel dito passa, continuamente, tra il contatto dei vari generi che si vendono (formaggio, latticini, salami, etc.) e le labbra del venditore. Anche la pasticceria non sfugge al contatto delle mani quando deve essere consegnata al cliente, malgrado nelle lucenti vetrine di quasi tutti i negozi del genere e nei bar facciano bella mostra le speciali grosse pinze. A loro volta i tabaccai non sono tutti forniti di spugnetta per umettare i valori bollati, motivo per cui, spesso, pressati dalla urgenza di imbucare una lettera si è costretti ad inumidire, con la propria lingua, il francobollo che, a sua volta, è passato per le mani non troppo nette del venditore che continuamente manipola generi diversi e moneta. Da questa scheletrica e non completa elencazione non sfuggono i farmacisti, qualcuno dei quali preleva dai barattoli e tubetti, con le mani, pasticche e pillole”.

Il dottor Bucci non teme di essere etichettato come pignolo, purtroppo l’amara realtà è questa. Certo sono abitudini radicate, ma l’Ufficio comunale sanitario, vigile sentinella della salute pubblica, dovrà prenderle in esame per adottare gli opportuni necessari provvedimenti. Con sollecitudine e soprattutto con perseveranza. E’ in ballo la salute e il buon nome di una città come Foggia, incamminata ormai sulla via del progresso!

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