Vivien Leigh, la diva che non ha mai smesso di combattere contro i suoi demoni

by Daniela Tonti

Vivien Leigh ha vinto due Oscar, interpretando due iconiche donne del Sud, Rossella O’Hara e Blanche DuBois in Un tram che si chiamo desiderio.

Per oltre trent’anni è bastato il suo nome in cartellone per sbancare i botteghini di teatri e cinema di tutto il mondo.  Ha ispirato molti dei più grandi visionari del suo tempo: Laurence Olivier, con cui è stata sposata per vent’anni, l’amava perdutamente o Winston Churchill che l’ha più volte elogiata pubblicamente fino Christian Dior che le ha dedicato alcune delle sue meravigliose creazioni.

Via col Vento

Dopo aver provinato 1400 attrici in due anni e mezzo in una ricerca che costò più di 50mila dollari, il film non aveva ancora una protagonista e il suo produttore David O Selznick era disperato. Fino a quando un giorno arrivò ai provini una donna che si tolse il cappello e gli sorrise mentre il vento le agitava i capelli. Era l’attrice inglese Vivien Leigh. Ad accompagnarla fu il fratello di Selznick, Myron. “Ehi, genio – disse – Ti presento la tua Rossella O’Hara.”

La saga romantica di Rossella e Rhett, interpretato da Clark Gable, è diventata leggenda. Via col vento ha vinto dieci Academy Awards – tra cui quello a Viven, prima donna britannica a vincere un Oscar come miglior attrice – ed è diventato il film più visto di sempre nella storia del cinema del Regno Unito, con 35 milioni di presenze cinematografiche da quando è stato realizzato nel 1939.

Vivien Leigh proprio come Rossella era un irresistibile mix di bellezza, passione, fascino e ambizione. Esattamente come l’eroina del film di Victor Fleming avrebbe intrapreso una relazione amorosa ossessiva fino a perdere l’uomo che adorava. Ha affrontato molte tragedie e una terribile malattia.

Gli inizi

Il padre di Vivien Leigh, Ernest, e la madre, Gertrude, erano entrambi di Bridlington nello Yorkshire, ma trascorsero i primi anni del loro matrimonio in India, dove Ernest lavorava per una società di brokeraggio.

La loro figlia – il suo vero nome era Vivian Hartley – nacque a Darjeeling il 5 novembre 1913. Poco prima del suo settimo compleanno fu mandata in un collegio cattolico a Roehampton, appena fuori Londra. Dall’età di 13 anni, quando i suoi genitori lasciarono l’India, la famiglia viaggiò in Europa, tornando a Londra nel 1931, quando la ragazza aveva 17 anni. Era vivace, intelligente e gentile e la rigida  scuola cattolica le insegnò una disciplina che, come lei stessa ammise, l’avrebbe aiutata nei traumi della sua vita a venire mentre le esperienze di viaggi intercontinentali contribuirono a darle uno charme che incantava e seduceva tutti quelli che incontrava.

L’avvocato Herbert Leigh Holman se ne innamorò. Si conobbero quando lui  aveva 31 anni e lei 18 e si sposarono un anno dopo, ma nonostante abbiano continuato ad amarsi e a prendersi cura l’uno dell’altro per tutta la vita la loro relazione amorosa finì. Vivien aveva già deciso che voleva diventare una grande attrice e frequentare delle lezioni, sebbene Holman pensasse che fosse solo un capriccio. Tollerò i piccoli lavori come modella e le particine nei film di second’ordine ma non era preparato al successo che la investì con la commedia The Mask of Virtue sotto il suo nuovo nome d’arte, Vivien Leigh.

Nel giro di un anno, aveva un contratto da 50mila dollari con il regista Alexander Korda e si stava preparando a lasciare marito e figlia.

Ho amato mia figlia come ogni madre ma ho capito che non potevo abbandonare il pensiero della carriera per fare la madre. C’era una forza dentro me che vi si opponeva.
Vivien Leigh

Gli Oliviers

Vivien Leigh aveva visto sul palco il bello e tenebroso Laurence Olivier e aveva progettato un modo per conoscerlo. Sebbene fossero entrambi sposati con altre persone, disse ad un amico: “Un giorno sposerò Laurence Olivier”.

Prima di Brad e Angelina, o anche di Liz e Richard, c’erano Olivier e Leigh. Erano la coppia d’oro della recitazione, grandi star internazionali il cui fascino si intensificava quando si esibivano insieme. Spesso interpretavano amanti iconici come Antonio e Cleopatra o Romeo e Giulietta e la loro vita privata era altrettanto appassionata.

Non credo di aver mai vissuto così intensamente da allora. Non ricordo di aver dormito, mai; ricordo solo ogni prezioso momento che abbiamo passato insieme.
Vivien Leigh

Laurence prese la difficile decisione di lasciare la moglie, Jill Esmond e il figlio piccolo e sposò Vivien nel settembre 1940 mentre si preparavano a girare un film in America.

La vita degli Oliviers era un vortice di tour teatrali e set cinematografici, grandi eventi e cocktail mondani. Lei amava organizzare feste sontuose a cui non mancavano mai personaggi del jet set come Orson Welles, Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Bette Davis e Judy Garland.

Anima tormentata

Ma non era tutto oro quello che luccicava. Vivien Leigh dubitava del proprio talento e viveva una grandissima tensione psicologica cercando di eguagliare la magnificenza di Olivier sul palco. Laurence Olivier è ancora oggi considerato uno dei più grandi attori di tutti i tempi.

La coppia non ha mai avuto figli. La piccola Suzanne, nata dal suo precedente matrimonio, fu affidata al padre e alla nonna materna.

Nel 1945 Vivien si ammalò di una grave forma di tubercolosi e, sebbene avesse preso un anno di riposo, diventò vulnerabile e vittima di una tremenda recidiva della malattia polmonare.

Ma la cosa che più la devastata è stata la sofferenza causata dal disturbo bipolare, che ha visto il suo umore passare da una depressione terribile e paralizzante a fasi pericolosamente maniacali. Nel 1951, quando interpretò il ruolo di Blanche DuBois nel film Un tram che si chiama desiderio, l’arte rispecchiava la sua vita reale fatta di follia, vulnerabilità e mania. Era quasi come se lei e Blanche fossero la stessa persona.

I pettegolezzi sulle sue condizioni iniziarono già nel 1937, quando interpretò Ophelia in Amleto.

Nel 1953, quando aveva 40 anni, iniziò le riprese di un film in Sri Lanka. La sua insonnia cronica peggiorò e lei iniziò ad avere allucinazioni. Durante il volo di ritorno a Los Angeles cercò di saltare fuori dall’aereo. Tornata a Hollywood, le cronache raccontano che iniziò a urlare cose senza senso barricandosi per ore nel suo camerino. Alla fine fu sedata, poi tornò in Gran Bretagna e portata in un ospedale psichiatrico.

All’epoca c’erano pochi farmaci per i disturbi mentali e il suo trattamento includeva sia l’essere avvolti in lenzuola bagnate per calmarla, che la terapia con elettroshock, su cui era arrivata a fare affidamento: era persino apparsa sul palco con i segni degli elettrodi sulla fronte .

Il rovescio positivo della medaglia è che fu proprio la sua personalità a spingerla a raggiungere vette così alte. Senza i suoi demoni personali, non avrebbe potuto interpretare con tanta intensità ruoli come Rossella O’Hara e Blanche DuBois.

La rottura

Tutto questo era troppo per Olivier da sopportare. Dopo 20 anni di matrimonio, lui la lasciò per la giovane attrice Joan Plowright e divorziarono nel 1960. Anche Vivien aveva iniziato una nuova relazione, con l’attore John Merivale, che l’adorava nonostante conoscesse la vera portata della sua malattia mentale.

Nel 1967, quando aveva 53 anni, tornò la tubercolosi. Morì l’8 luglio nel suo appartamento londinese. Ma la sua eredità continua. Grazie al restauro di Via col vento una nuova generazione di spettatori ha potuto scoprire la bellezza e il coraggio di Vivien Leigh, una delle attrici europee più leggendarie.

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