Giulia, Teresa e le altre, la forza delle donne che reclamano il diritto alla casa

by Antonella Soccio

Si susseguono le consegne di case di edilizia economica e popolare e alloggi con canoni calmierati in Puglia. Ieri il Governatore Michele Emiliano era a Statte insieme ad alcune famiglie, che finalmente hanno superato il disagio dell’emergenza abitativa.

Il capoluogo della Capitanata sta riempendo invece le trasmissioni più popolari delle reti televisive nazionali, Rai, Mediaset e La7, per il caso vergognoso dei nuclei familiari che da ben 14 anni vivono nei container di Via San Severo.

Ha cominciato Barbara D’Urso con Pomeriggio5 e poi sono arrivati a Foggia i giornalisti di Storie Italiane di Rai1, Tv2000 fino alle telecamere di Domenico Iannacone con I Dieci Comandamenti.

Il merito è di una donna, una giovane leader, Giulia Frascolla, che da anni si batte per sua figlia ammalata di cancro nelle lamiere. Grazie alla sua tenacia, alcune famiglie più svantaggiate hanno ottenuto l’alloggio nei mesi scorsi. Giulia è diventata grande amica del presidente della Regione, che ha interpellato nell’estate 2018, parlandogli a tu per tu ad una consegna di alloggi da parte di Arca Capitanata.

Ma questa amicizia, questa gratitudine, che si èmanifestata anche con un post dello stesso Governatore, non le ha impedito di proseguire la lotta con le amiche che sono rimaste nei container. Tonia, Teresa, Rita e le altre.

È per questo che ha accettato di partire in pullman alla protesta vibrante, pop e anche un po’ strumentale del sindaco Franco Landella, giunto insieme al suo popolo sotto la nuova sede del consiglio regionale con tanto di megafono. “A noi non interessano le loro fazioni politiche, noi vogliamo la casa”, hanno osservato.

Quella di Giulia e delle altre è una storia di donne, di mamme, stanche di vedere i propri figli ghettizzati per il vivere in 24 metri quadrati di lamiere.

Rita la Gatta ha 58 anni, 4 ragazzi tutti sposati emigrati in Veneto, un marito molto più grande di lei, di 81 anni, cardiopatico e diabetico. “I miei figli sono scappati, tutto è cominciato per uno sfratto, avevamo una piccola trattoria, ma abbiamo cominciato ad avere dei debiti, la banca ci ha dissanguato. E l’amministrazione dell’epoca ci propose il container. Siamo in graduatoria, ma da 14 anni niente cambia, viviamo come possiamo con una piccola pensione. Mio marito sta morendo là dentro”.

Teresa, 36 anni e già madre di 4 figli, di cui uno di 16 anni, da pochi mesi, dopo il corso da Oss, è riuscita ad avere un contratto a tempo agli Ospedali Riuniti. “In questi 14 anni sono andata ad occupare case vuote dove ho potuto: a Via Lucera, alle Gozzini, allo Sper Anziani, in Via Ilaria Alpi, per fortuna mi hanno sempre assolta. Mio figlio il grande me ne dice di tutti i colori. Si nascondono, non dicono agli amici e agli insegnanti di abitare in un container. Due ragazzi vivono coi nonni, gli altri due mi chiedono di seguirli. Mi fanno tante domande. Perché non andiamo via da qui? Mi chiedono. In questi anni tutti i politici ci hanno preso in giro, le case ci stanno, l’emergenza abitativa si può superare”, spiega in pullman pronta per la protesta sotto la Regione di vetro che ha fatto scandalo per le plafoniere “d’oro”.

Teresa vive con il rimorso perenne di un incidente che 9 anni fa ha cambiato la vita della sua piccola Denise, quando aveva appena un anno. Inavvertitamente la bambina è caduta sul fornello, nel minuscolo spazio del container, subendo un’ustione del terzo grado, intermedio profondo. “Mia figlia è una miracolata, ha una disabilità al 100%, certe volte nel container soprattutto col caldo la sua pelle diventa viola. La parrocchia e mio padre pensionato mi aiutano quando non posso comprarle la pomata. Senza mio padre non so come avrei fatto in questi anni. Mio marito è un ragazzo solo, orfano. Ha subito anche due incidenti sul lavoro in questi anni e non era messo a posto”.

Non credi che quelle lamiere di ferro arroventate siano portatrici di sventura? “L’ho pensato tante volte. I casi che abbiamo dovuto affrontare sono frutto del sortilegio del container. È un mio diritto avere una casa con tutte le problematiche che ho. Non mi sono mai presentata in tv in questi mesi, mi sono sempre vergognata, non ho mai voluto esporre la faccia e il corpo di mia figlia. Ma oggi provo solo rabbia”.

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