Da Greta Garbo a Marlene Dietrich: le prime attrici che indossarono abiti maschili nei film

by redazione

Freud vedeva nelle donne degli uomini mancati e Carl Gustav Jung vedeva in ogni persona l’androgino e la bisessualità. La donna nel cinema ha di tanto in tanto riflesso questo desiderio di mutare identità e lo ha fatto attraverso le sue attrici più intelligenti e moderne.

Fra le prime a osare le vesti maschili c’è sicuramente Louise Brooks che nei pochi film che fece seppe portare avanti l’immagine di una donna più libera e emancipata rispetto ai canoni dell’epoca.

Greta Garbo (Queen Christina)

Così come fece Greta Garbo che in Queen Christina di Rouben Mamoulian si vestì anche di panni maschili conferendo un peso straordinario al suo personaggio. Si diceva anche che la Garbo tra i suoi progetti di film ebbe a cuore la storia di San Francesco e a chi le chiedeva se le piacesse così tanto la parte di Santa Chiara rispondeva che intendeva interpretare proprio quella del Santo, amante della natura e degli animali. Ma già molti decenni prima Sarah Bernhardt aveva interpretato con grande successo in abiti maschili L’Aiglon di Rostand.

Anche alla dissacrante Marlene Dietrich piaceva vestire i panni maschili. Vi è un ritratto dei suoi primi anni di Hollywood che la mostra con giacca, camicia e cravatta e un feltro sformato sulla testa accanto al suo regista pigmalione Josef von Sternberg che seppe tanto valorizzarla. Si può dire che la Dietrich fu la prima a indossare spesso in pubblico abiti maschili. Spesso si faceva eseguire un abito uguale a quello del suo accompagnatore tanto che una volta causò un grande trambusto tra i clienti di un negozio arrivando al braccio di un attore vestita esattamente come lui. Alcuni fanno risalire al 1931 la data della sua prima apparizione in pubblico in abiti da uomo.

Marlene Dietrich (La Taverna dei Sette Peccati)

Nel film La taverna dei sette peccati del 1940 la si vede addirittura indossare l’uniforme della marina militare accanto a John Wayne. L’immagine della Dietrich diventerà più femminile e morbida negli anni Cinquanta con qualche anno in più e molta saggezza acquisita.

Nel 1941 anche Veronika Lake rinuncia alla mostrare la sua femminilità in Sullivan’s Travel di Preston Sturges in cui interpreta una donna che si innamora di un reporter che vuol sperimentare sulla propria pelle il dramma  dei vagabondi. La Lake si traveste da ragazzo nascondendo la sua famosa chioma sotto a un berretto.

Ma anche la coraggiosa e moderna attrice Katharine Hepburn ha osato immagini forti e maschili come in La falena d’argento girato nel 1933 e non a caso diretto dall’unica affermata donna regista americana Dorothy Arzner che era omosessuale e si vestiva spesso da uomo. È la storia di un’aviatrice che si innamora di un uomo sposato ed è destinata a un tragico finale.

Falena d’Argento (Katharine Hepburn)

Anche nel film Il diavolo è femmina di George Cuckor la Hepburn vestita da uomo dopo la morte della madre si taglia i capelli e li vende, seguendo il padre nei panni di un ragazzo. Cary Grant e Brian Aherne si innamorano entrambi di lui così come una cameriera. Il film non ebbe molto successo ma fu divertente e innovativo per i canoni dell’epoca.

Tony Curtis e Jack Lemmon (A qualcuno piace caldo)

Gli uomini si prenderanno una rivincita grazie al dissacratorio Some like It Hot (A qualcuno piace caldo) di Billy Wilder dove accanto a una Marilyn sensualissima vi saranno Jack Lemmon e Tony Curtis vestiti da donna. Le cronache dicono che Jack Lemmon si divertì moltissimo a calarsi nella parte mentre Tony Curtis fece fatica ad accettarsi nei panni femminili. Negli anni Cinquanta lo scambio dei ruoli finisce da trasgressione in farsa, concludendo la parabola del travestitismo come rottura scandalistica dei canoni sociali.

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