Herta e Romek, due Ebrei in fuga in Europa e nella Puglia del 1943

by Carmine de Leo

Varie sono le iniziative dedicate al ricordo dell’Olocausto e delle terrificati testimonianze della persecuzione degli Ebrei per tenere viva la memoria di questi tragici eventi, come anche tante iniziative relative al terribile periodo bellico della seconda guerra mondiale, in particolare all’anno 1943, anno fatidico per la Puglia ed in particolare per la città di Foggia, che fu distrutta quasi completamente da massicci bombardamenti aerei.

Le testimonianze su questo periodo, nel tempo, si sono arricchite sempre di più di ricordi, diari e documenti storici, che descrivono anche la situazione penosa in cui versava la città di Foggia dopo i bombardamenti aerei.

Uno di questi emozionanti ricordi è rappresentato dalle memorie di due giovani ebrei in fuga per evitare le persecuzioni dei nazisti nel loro paese.

Herta e Romek erano i nomi di questi due giovani; la prima, Herta, è stata l’autrice di un diario sulla sua incredibile fuga.

Herta era figlia di Ignaz Eisler, commerciante tessile di Mürzzuschlag, una cittadina nella regione della Stiria, a sud di Vienna ed era scappata con la famiglia dopo che l’Austria era stata annessa alla Germania dai nazisti nel 1938.

Il suo giovane compagno, Romek Reich era invece di origine polacca.

I due ragazzi, per scampare ad un sicura deportazione nei terribili campi di sterminio nazisti fuggirono dai loro paesi di origine attraverso i Balcani, separatisi ben presto dai propri genitori, la loro fuga durò vari anni e tra varie vicissitudini, nel 1941, riuscirono anche a sposarsi.

Nel corso della loro lunga fuga, un primo tempo trovarono rifugio, insieme ad altri numerosi profughi ebrei, su alcuni sgangherati navigli già utilizzati per la navigazione fluviale sul fiume Danubio, che si trovavano ormeggiati lungo le rive ungheresi di questo grande fiume che attraversa una buona parte dell’Europa centrale.

Lasciata questa grande via d’acqua, che ormai, con l’avanzata delle truppe tedesche, non poteva certamente considerarsi più molto sicura per loro, scapparono verso la parte meridionale dei Balcani.

Dopo varie disavventure, soffrendo fame e freddo, raggiunsero i territori della Iugoslavia e da qui con una fuga avventurosa e clandestinamente, aiutati in parte dalle reti clandestine della resistenza e dalla bontà di vari semplici cittadini, su treni e carri di fortuna, raggiunsero infine la penisola italiana.

Per vari mesi i due giovani affrontarono una vita di stenti, fame e violenze, che si snoda nei giorni di guerra e furono anche arrestati dagli agenti della terribile Gestapo, riuscendo poi a fuggire in maniera rocambolesca alla sicura deportazione nei campi di sterminio nazisti.

I due giovani, Herta e Romek, si erano conosciutisi in Ungheria, decisero, come tanti altri loro correligionari, di raggiungere la Palestina e giunti in Italia si trasferirono a Bari; passando prima da molte città italiane, ospiti segreti della solidarietà di varie famiglie italiane di Venezia, Padova e Roma e cercando di evitare brutti incontri con fascisti e tedeschi.

Ma non erano ancora sicuri in questi luoghi in quanto non erano ancora stati liberati dalle truppe alleate che stavano risalendo la penisola italiana.

Decisero quindi di fuggire presto anche da Roma; attraversando spesso a piedi i sentieri delle montagne dell’Appennino, si avviarono quindi verso l’Abruzzo.

Giunti in questa regione, attraversarono finalmente la linea di fuoco del fronte di guerra, nei pressi del paesino di Bonefro, per consegnarsi alle truppe inglesi, che intanto avanzavano risalendo la penisola.

Gli Inglesi, dopo averli identificati e sottoposti ad interrogatorio, permisero ad Herta e Romek, dopo avergli rilasciato dei salvacondotti, di proseguire da soli per Foggia.

Questa città nell’autunno del 1943 era stata appena liberata ed il comando interalleato delle truppe U.S.A. ed inglesi informò i due giovani ebrei che da Foggia avrebbero potuto raggiungere Bari, ove il governo dell’Italia liberata e i comandi delle truppe alleate avevano istituito alcuni centri di raccolta per i profughi della Germania nazista e dell’effimera repubblica fascista di Salò.

Il Campo di Torre Tresca a Carbonara, Bari

In particolare, il campo di raccolta in località Torre Tresca, a Carbonara, proprio alla periferia di Bari, ospitava soprattutto quegli ebrei che volevano raggiungere la Palestina per iniziare una nuova vita in questo territorio, amministrato in quegli anni ancora sotto mandato britannico.

Impressionanti sono le pagine del diario che la giovane Herta dedica in particolare alla città pugliese di Foggia; la ragazza ebrea, infatti, la descrive nelle sue memorie come: una città immagine dell’orrore, una città, che era stata distrutta completamente … non ci sono strade, solo metri di alte macerie, nessuna casa in piedi, la stazione distrutta, la popolazione scomparsa!

Herta ci dà quindi un’immagine di Foggia semidistrutta che corrisponde alle altre poche testimonianze e descrizioni di quel periodo a noi pervenute!

Le distruzioni nei pressi del Municipio di Foggia

I due giovani proseguirono in seguito per Bari e furono accolti per un certo periodo nel campo di raccolta di Torre Tresca a Carbonara, chiamato Transit Camp n. 1, presso questo centro gli Inglesi gli fornirono nuovi documenti di riconoscimento e gli permisero in seguito di raggiungere nel 1944, via mare, l’agognata Palestina, dove i due giovani si stabilirono definitivamente ed ebbero un figlio, Ronny Reich nel 1947, destinato a diventare un noto archeologo.

Purtroppo Herta restò presto vedova, perché Romek perì in combattimento nel corso della guerra per l’indipendenza di Israele nel luglio del 1948; grazie alla fama dei suoi diari ad Herta, dopo la sua morte, avvenuta a 95 anni il 19 febbraio del 2012 a Gerusalemme ed a lei sarà dedicato dopo pochi mesi il ginnasio della cittadina austriaca di Mürzzuschlag dove era nata.

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