Il Mago di Oz, il film cult con Judy Garland

by Marianna Dell'Aquila

“Somewhere over the rainbow, skies are blue and the dreams that you dareto dream really do come true”, chi non ricorda le parole di Over the rainbow cantata da una giovanissima Judy Garland ne Il mago di Oz? Una delle scene più memorabili della celebre pellicola diretta da Victor Fleming e che noi vogliamo ricordare in occasione degli ottanta anni dalla sua prima uscita, avvenuta nel 1939 (in Italia uscì solo dieci anni dopo a causa del Fascismo).

Tratto dall’omonimo romanzo di Frank Baum pubblicato nel 1900, Il mago di Oz è da sempre una delle storie più amate da adulti e bambini e alcuni elementi del film (dei quali molti volutamente differenti dalla storia del romanzo) fanno ancora oggi parte dell’immaginario collettivo. Ricordate le famose scarpe rosse di Dorothy? Nel romanzo in realtà erano argentate, ma la produzione del film all’epoca optò per un colore che risaltasse di più sullo schermo. Quelle scarpette, apparentemente insignificanti, sono diventate un oggetto di culto dal valore elevatissimo. Ne furono realizzate diverse paia, non si sa esattamente quante, e alcune sono addirittura esposte nei musei. Nel 2005 uno di questi fu rubato nel Judy Garland Museum del Minnesota. Le scarpette rubate sono state ritrovate nel 2018. Nel 2012, Leonardo Di Caprio ha guidato un gruppo di donatori per l’acquisto di un paio da esporre all’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles.

Il Mago di Oz è stato anche uno dei primi film dai grandi effetti speciali. Non a caso fu chiamato A. Arnold Gillespie che all’epoca era considerato a Hollywood un vero mago degli effetti speciali (da noi in Italia divenne famoso anche per il film Ben Hur del 1959). A Gillespie fu dato l’arduo compito di creare grandi effetti scenici tra cui quello della casa che viene trascinata via da un tornado oppure della strega che si scioglie e vola via con una scopa. Il risultato fu talmente spettacolare che ancora oggi, se non cerchiamo solo la perfezione estetica, il film riesce ad appagare il nostro sguardo di spettatori contemporanei.

Secondo una ricerca italiana, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Applied Network Sciense e riportati dalla rivista The Guardian pochi anni fa, Il Mago di Oz sarebbe il film più influente della storia del cinema. In base ai dati estrapolati dal sito IMBd, infatti, la pellicola del 1939 sarebbe il film più citato di tutti i tempi, addirittura più di Guerre stellari, Psyco e Via col vento diretto dallo stesso Fleming. D’altronde Il Mago di Oz è sicuramente una delle storie su cui critici, recensori, studiosi e appassionati hanno discusso di più tentando di trovare veri o presunti significati.

C’è chi ne ha proposto un’analisi in chiave religiosa e chi in chiave femminista, chi ha reinterpretato il tema del sogno di Dorothy in chiave junghiana e chi ci ha visto un’allegoria dei fatti politici ed economici dell’America di quegli anni. Alla fine degli anni ’90 si diffuse addirittura la legenda che il celebre album The dark side of the moon dei Pink Floyd pubblicato nel 1973 fosse sincronizzato con il film diretto da Victor Fleming (la notizia fu definita “divertente” dai componenti della band).

Allo stesso modo, anche la canzone Over the rainbow è diventata un classico reinterpretato da moltissimi artisti. Per il suo testo ricco di speranza nel futuro, durante la Seconda guerra mondiale le truppe americane impiegate in Europa contro il Nazifascismo la adottarono come inno e simbolo degli Stati Uniti e nel 1969 divenne la canzone simbolo (insieme all’arcobaleno) del movimento per i diritti degli omosessuali.

Continueremo a domandarci ancora molte volte se Il Mago di Oz non nasconda significati reconditi o se sia semplicemente un’opera ben confezionata. Dal punto di vista puramente cinematografico si tratta senza dubbio di un classico hollywoodiano realizzato in un’epoca in cui la figura del regista era considerata poco più di un mero esecutore alle dipendenze delle case di produzione. Un’epoca in cui, tra l’altro, grazie al Technicolor il cinema incominciava ad ottenere effetti di grande impatto, soprattutto con il colore. Ma al di là di questo, Il Mago di Oz è soprattutto una storia che ci fa sognare, che ci porta lontani tra mondi fantastici e canzoni memorabili. E’ un racconto che ci fa viaggiare con la fantasia e che ci parla con semplicità e immediatezza di valori quali le emozioni (Uomo di latta), l’intelligenza (Spaventapasseri) e soprattutto il coraggio (Leone) perché come cantava Dorothy “If happy little bluebirds fly beyond the rainbow, why, oh, why can’t I?”

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