Il pianto di donna Armida nel castello di Trani

by Carmine de Leo

Tutti i castelli di Puglia hanno la loro leggenda custodita in segreto fra le massicce ed antiche mura di difesa e nelle severe torri.

Qua e la, nei vecchi manieri pugliesi, vivono ancora storie vere o fantastiche che col passare dei secoli hanno intimorito o rallegrato il visitatore, a seconda dei tempi e degli umori.

Anche il castello di Trani, poderoso maniero sorto sulla riva del mare, a guardia di questo antico porto mediterraneo, ricco un tempo di notevoli scambi commerciali, ha la sua storia fantastica, quella di donna Armida.

Una storia al femminile la cui origine si perde nella notte dei tempi, ma conserva ancora oggi una intrigante trama di vicende d’amore e morte!

Come per altre leggende, anche quella di Armida vede protagonisti sentimenti e orrore, tanta passione e la morte della protagonista, i cui gemiti ancora oggi, nei recessi più nascosti del castello, qualcuno giura di udire ancora nottetempo.

Sarà la risacca dell’azzurro e infinito del mare, o il vento che soffia e s’insinua indiscreto tra fessure e anfratti del vecchio castello, o i soffi di donna Armida che albergano tra camminamenti e stanze segrete, una cosa è certa, gemiti e strani lamenti sono di casa nel vecchio castello di Trani.

Costruito in epoca federiciana dall’imperatore Federico II, probabilmente rafforzando ed ampliando più antiche difese, presso questo castello soggiornò per un certo tempo il figlio stesso del grande Svevo, il suo prediletto Manfredi.

Sfortunato re che presso stesso castello celebrò le sue nozze con la bella Elena d’Epiro, principessa venuta dalla sponda balcanica.

Alla sua corte, narra una leggenda, apparteneva anche una bellissima damigella, una giovane bruna con gli occhi azzurri come il mare da cui era venuta.

Il suo nome era Armida, sposa di un cavaliere epirota che faceva parte della scorta personale della principessa Elena e con lei era giunto a Trani per servire la sua sovrana.

Sarà stato il dolce clima della Puglia, il profumo delle sue campagne cariche di ulivi, viti e alberi da frutta, il tutto incorniciato dall’azzurro del cielo e del mare che si baciano all’orizzonte e il cuore di Armida si aprì ad un nuovo amore!

La bella epirota fu infatti presto conquistata dagli sguardi di un giovane cavaliere tranese, di cui s’innamorò ben presto dopo alcune feste di corte.

Il cavaliere, del resto, mise in atto una corte serrata nel confronti Armida, attratto dai i suoi bellissimi occhi azzurri, che come dure fari illuminavano le serate della corte nel castello di Trani.

La bella damigella non resistette molto e cadde infine fra le braccia del giovane cavaliere innamorandosene perdutamente.

L’ambiente della corte non era però molto grande e tutti si conoscevano fra loro e le occhiate, i sorrisi e poi i primi appuntamenti e gli incontri segreti dei due giovani amanti furono presto portati a conoscenza del marito di Armida.

Questi, offeso nell’onore, non ci pensò due volte e assalito con i suoi sgherri il giovane amante della moglie lo uccise a pugnalate e lo stesso giorno fece imprigionare la povera Armida in una segreta prigione del castello di Trani.

La donna, disperata, intuito cosa era successo, si lasciò morire pian piano di fame.

La regina Elena e i suoi cortigiani dispiaciuti per questa triste storia e per lo scandalo che rappresentava in tutto il regno, fecero infine seppellire i due giovani uno accanto all’altro nella cappella del castello.

Dopo alcuni anni, però, in occasione di alcuni lavori di rifacimento del castello, ecco che il sepolcro bella Armida fu trovato vuoto e subito dopo per i camminamenti e nelle sale del castello di Trani s’iniziarono ad udire degli strani sospiri, dei pianti e lamenti, era il soffio dell’anima di Armida che vagava per il castello in cerca del suo perduto amore?

Da allora il fantasma della giovane e bella epirota vaga ancora nel castello di Trani

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