La bella pugliese che fece perdere la testa e la guerra ad Annibale

by Carmine de Leo

Fra i più antichi autori che ci parlano dell’amore del famoso condottiero cartaginese Annibale Barca per una bella ragazza pugliese di Oria è il noto poeta italiano Francesco Petrarca, che gli dedica  alcuni suoi versi  nel terzo canto dei suoi Trionfi.

Citando in questa sua opera il famoso generale cartaginese che, calato dalle Alpi nella penisola italiana, nonostante le sue importanti vittorie non riuscì a piegare la potenza di Roma, il Petrarca scrive che Annibale Barca si era innamorato di una vil femminella in Puglia, una ragazza pugliese di umili origini, che il prende e lega, il cui amore lo prese, lo conquistò tanto da legarlo completamente a se.

Di fatto accadde che l’avvenenza, il fascino e la giovane età della ragazza di Oria sedussero totalmente il cartaginese, allontanandolo dai suoi intendi guerreschi!

Questa leggenda fu poi ripresa anche da altri autori, come nel cinquecento, il filosofo e medico pugliese Girolamo Marciano, originario di Leverano, che ci fa sapere nel quarto libro della sua opera Descrizione, origine e successi della provincia d’Otranto sulla storia e la geografia del Salento, che la bella ragazza di cui il famoso generale cartaginese Annibale si era perdutamente  innamorato si chiamava Uriana, nome forse nato dalla cittadina, Oria, in cui viveva e ove avvenne l’incontro con il generale cartaginese.

Lo stesso autore narra che Annibale, calato in Italia dopo aver superato le Alpi ed aver sconfitto gli eserciti romani, era infine giunto in Puglia, ove nella battaglia di Canne, località nei pressi del fiume Ofanto, al confine tra le attuali province di Foggia e Barletta-Trani, sconfisse sonoramente un grande esercito romano, che gli era stato mandato incontro per contrastare la sua avanzata.

Apertasi quindi definitivamente con le armi la via per la Puglia, regione da lui ricercata per l’abbondanza di pascoli e la ricchezza di cereali, formaggi, frutta ed altri prodotti che servivano ad alimentare il suo grande esercito, prolungò la spedizione fino a Taranto.

Questo importante porto mediterraneo gli consentiva un contatto via mare con la sua Cartagine; in seguito il condottiero raggiunse anche la cittadina di Oria, che stretta per un po’ d’assedio, cedette infine ad Annibale.

In questa cittadina pugliese, non ne conosciamo le circostanze, il cartaginese, che stando allo storico Plinio in quell’epoca aveva poco meno di cinquant’anni, s’innamorò perdutamente di una  giovane ragazza di Oria.

Uriana, questo il suo nome, forse un nomignolo dettato dalla sua cittadina di origine, Oria, era una giovane di umili origini, ma ricca di fascino.

L’attempato generale perdette letteralmente la testa per lei, che divenne la sua amate e lo seguì poi a Capua, cittadina ove il generale dimenticò i suoi obblighi di condottiero ed il giuramento fatto ai suoi conterranei cartaginesi di distruggere la potenza di Roma.

Come scrive il Marciano: statosi con essa (Uriana) tutto l’inverno venne in tanta lascivia e mollezza d’animo, che scordò il giuramento fatto  agli altari e le ottenute vittorie, in brevissimo tempo tutto quello che aveva conquistato, perdendo! 

L’amore per la bella Uriana prese il sopravvento su tutti gli impegni militari ed Annibale, invece di sfruttare le vittorie già ottenute e dare il colpo di grazia all’esercito romano, gli diede invece il tempo di riorganizzarsi restando in ozio per tutti i mesi invernali nella città di Capua con la sua amante, da cui il modo di dire: gli ozi di Capua; ove, come ricorda anche lo storico Tito Livio, tutto l’esercito Cartaginese passò da una vita spartana alla troppo comoda ospitalità di questa città restandovi tutto l’inverno dal 216 al 215 a.C.

Gli eccessi d’amore rendono deboli e questo fattore fu fatale per il grande condottiero cartaginese e il suo esercito e così l’Italia, in qualche modo, si salvò dall’occupazione cartaginese grazie all’avvenenza della bella pugliese di Oria, antesignana della bella Cleopatra!

Non sappiamo se Uriana seguì poi Annibale nel suo ritorno a Cartagine, ma conosciamo però gli ultimi anni di questo condottiero, costretto in seguito dai suoi stessi connazionali a trasferirsi presso il re Antioco in Efeso, che gli affidò il comando della sua flotta nella guerra contro Rodi.

Sconfitto, scappò in Bitinia, ove, per non cadere nelle mani dei Romani, pose termine alla sua vita terrena suicidandosi con un veleno.

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