La chiesa del diavolo, il singolare edificio rurale ottagonale di Tricase

by Carmine de Leo

Molte volte il nome di un luogo o di un monumento, in questo caso di una chiesetta rurale situata nelle campagne alla periferia di Tricase, nel Salento, vengono seppelliti dall’oblio del tempo e da leggende, oppure storie più o meno vere, che traggono origine e nascono dalla particolare natura dei luoghi o dall’insolita e con comune architettura della costruzione.

Pertanto, ecco nascere singolari soprannomi e particolari sostantivi per indicare questo o quel luogo e così questa piccola chiesa del Salento dedicata a Santa Maria di Costantinopoli, diventa ormai nella voce popolare di secoli in secoli: “la chiesa del diavolo”.

Certamente, questo edificio, non è l’unico della penisola italiana la cui origine viene attribuita al diavolo, ma sicuramente è uno dei più suggestivi.

La piccola costruzione religiosa, che si erge nelle campagne di Tricase, è chiamata “chiesa del diavolo” e deve la sua fama alla particolare architettura, infatti, ha un’insolita forma ottagonale.

Chiese di questa forma, che emulano la pianta del Santo Sepolcro, costruite in tutta l’Europa, spesso dai cavalieri Ospitalieri dell’ordine di San Govanni di Gerusalemme, esistono anche in altre località della Puglia, come, per citarne solo alcune, a Galatina, quella delle Anime del Purgatorio, a Ceglie Messapico, dedicata a San Gioacchino ed a Francavilla Fontana la chiesa delle Grazie, chiamata anche “bocca del diavolo”.

Queste costruzioni con pianta ottagonali esistono anche in altre regioni italiane e forse le più famose sono quelle del Santo Sepolcro di Pisa per le sue eleganti forme e, per la sua particolare ubicazione in una caverna naturale, quella di Santa Maria Infra Saxa, a Genca nelle Marche, opera dell’architetto Giuseppe Valadier.

Nella Puglia, la chiesa dedicata a Santa Maria di Costantinopoli eretta nelle vicinanze di Tricase, è forse la più conosciuta anche per una leggenda che caratterizza la sua stessa costruzione, attribuita addirittura al diavolo.

Il maligno, secondo una leggenda tramandata dalla tradizione popolare, costruì questa chiesa in pochissimo tempo, in una sola notte.

La storia vera ci narra invece che verso la fine del Seicento il marchese Jacobo Francesco Arborio Gattinara, cavaliere dell’Ordine di Santiago e secondo marito della marchesa di San Martino, fece edificare la chiesa dedicandola a Santa Maria di Costantinopoli, Madonna cui era molto devoto, affinché i numerosi contadini sparsi per lavori agricoli nelle campagne intorno a Tricase avessero anche loro un più vicino luogo sacro ove pregare.

Il marchese Gattinara non godeva, in realtà, di una buona fama come feudatario e presto, vuoi anche per la particolare forma romboidale dell’edificio, si sparse la voce che il feudatario si era accordato con il diavolo in persona per costruire questo edificio in una sola notte!

Ma il maligno, seppur prodigo a volte di favori, richiede sempre una contropartita e il marchese gli aveva promesso un’ostia consacrata e un caprone.

Il diavolo, felice del patto concluso con il marchese, aiutato da uno stuolo di altri suoi “colleghi”, riuscì a terminare la costruzione in una sola notte; il marchese si era però guardato bene di riferire al diavolo che l’edificio era destinato ad essere una chiesa!

Del resto, data l’insolita pianta ottagonale, lo stesso diavolo, non ebbe sospetti di sorta e pensò che l’edificio era destinato ad essere una torre di vedetta, come tante sparse lungo la costa pugliese per difendersi dagli sbarchi dei pirati turchi.

I diavoli si diedero da fare e la costruzione fu terminata alle primissime quando ancora il buio dominava il cielo, ma ecco che lo stesso marchese con un piccolo gruppo di suoi fedelissimi contadini, alla luce di piccole torce e poi dei primi bagliori dell’alba, dopo una notte trascorsa in agguato nascosti fra la vegetazione, entrano nell’edificio e vi trasportano alcune immagini sacre: Crocifissi, Madonne e Santi, mentre un sacerdote che seguiva il piccolo corteo provvedeva a benedire e consacrare l’edificio.

I diavoli che avevano eretto la costruzione, intanto, stanchi del lavoro, si erano appena addormentati quando ormai la luce dell’alba dominò il paesaggio e la piccola chiesa, illuminando le immagini sacre e l’inganno del marchese fu subito palese.

Il povero maligno che aveva concluso il patto col feudatario non pot’è più riscuotere il suo compenso ed accortosi che la costruzione era ormai una chiesa, atterrito scappò via con i suoi compagni di ventura!

La rabbia del maligno era tanta e gli altri diavoli che avevano partecipato all’impresa continuavano a rinfacciargli l’inganno subito dal marchese e, quindi, carico di rancore, non potendosi avvicinare all’edificio religioso, iniziò a soffiare da lontano con tutta la sua forza verso la chiesetta e presto un vento impetuoso investì la costruzione e l’unica sua soddisfazione fu quella di portar via le campane, trascinate lontano dalla furia del vento.

La chiesa, col passare del tempo, fu frequentata sempre di meno e infine completamente abbandonata, tanto da essere chiusa al culto verso la fine dell’Ottocento.

Ormai sconsacrato, l’edificio è oggi di proprietà comunale e resta fra i monumenti italiani testimoni di una rara pianta ottagonale.

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