La servetta Maria e il laccio d’oro

by Carmine de Leo

Una storia vera accaduta nel Settecento, che sembra tratta da una raccolta di vecchie novelle, con tanto di cattive streghe che approfittano dell’ingenuità di una piccola fanciulla!

I personaggi di tante storie vere, per la singolarità degli episodi, sembrano a volte usciti dalle pagine di racconti e fiabe, ma non è così per i protagonisti di una vicenda svoltasi nella Foggia di qualche secolo fa.

Protagonista di questa vecchia storia è una piccola fanciulla foggiana, che aveva circa nove anni nel 1772, tale Vita Maria Cocola, orfana di entrambi i genitori.

Dalla lettura delle carte del processo che si svolse in seguito presso il Tribunale della Regia Dogana di Foggia si apprende che la giovinetta prestava servizio in qualità di servetta presso tale Anna Borgia.

La sua padrona abitava a Foggia, in una casa posta nella strada detta degli Zingari, che ancora oggi si sviluppa parallela a Via Arpi e Via Alessandro Manzoni, un po’ sopraelevata per la presenza del terrapieno delle antiche mura della città di Foggia. 

La povera fanciulla frequentava purtroppo la cattiva compagnia di due vecchie amiche della madre, tali Angiola Di Pasqua e Serafina Di Bari, detta Minghietta, di professione pubbliche prostitute nella città di Foggia e residenti in una modesta abitazione nei pressi della chiesa della Misericordia, detta dei Morti, nell’attuale Piazza Purgatorio.

Minghietta e la Di Pasqua sbarcavano il lunario, oltre che con il mestiere più antico del mondo, anche con piccole truffe, furtarelli ed altri espedienti e, spesso sempre in coppia, erano anche chiamate le streghette.

Anziché indirizzare la piccola Vita Maria a condurre un’esistenza da buona e fedele servetta, le due prostitute incitarono la fanciulletta  a rubare qualche cosa di prezioso alla di lei padrona, promettendole in cambio un buon regalo.

Assicurarono anche la piccola Vita Maria che la Borgia, sua padrona, essendo ricca e possedendo vario ora ed oggetti, non si sarebbe accorta di nulla.

La piccola servetta, appena ne ebbe l’occasione, rimasta sola nella casa della sua padrona, aprì un vecchio baule della Borgia e qui, in una cassettina di legno in dove vi stava riposta fra l’altro oro lavorato un laccetto, questo li rubò, e conservandolo in certa poca carta lo portò addirittura alle menzionate Angiola Di Pasqua e Minghietta, consegnandolo nelle loro mani, e queste immediatamente se lo presero senza darle cosa alcuna, perché, a loro dire, non valeva nulla in quanto il laccetto non era oro fino, ma di ottone.

Il laccetto, come spiegano le carte processuali dell’archivio del Tribunale della Regia Dogana e le testimonianze della stessa Borgia e di alcune sue vicine di casa, altri non era che una piccola cataniglia d’oro per appendervi piccoli gioielli.

Qualche giorno dopo il piccolo furto della sua servetta, la signora Borgia, cercando la piccola cataniglia d’oro per agganciarvi una sua medaglietta  non riusciva a trovarla.

Chiese quindi alla piccola Vita Maria se, per caso, avesse ritrovato il piccolo laccetto o catenella d’oro spazzando il pavimento dell’appartamento.

La piccola servetta, sgomenta e spaventata dalle domande insistenti della padrona scoppiò in lacrime e le confessò subito il furtarello del laccetto d’oro.

Data la giovane età della piccola orfana Vita Maria, la fanciulla fu presto perdonata. Ma le due prostitute, istigatrici del furtarello, denunciate ai gendarmi della Regia Dogana, dopo aver restituito la refurtiva, per punizione furono bandite per sempre dalla città di Foggia!

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