Quali progetti per il Gargano? Gli studiosi della Carta di Calenella si interrogano

by Teresa Rauzino

Quarta “Adunanza culturale” organizzata dal gruppo di studiosi garganici che hanno dato vita al gruppo di studio “Carta di Calenella” in collaborazione con la Fondazione Soccio.

L’evento si svolgerà domenica 27 marzo a San Marco in Lamis presso la sede della Fondazione Soccio presso la Biblioteca Comunale (Piazza Carlo Marx 1).
Diretta streaming sulla pagina facebook della Fondazione Soccio.
L’evento si svolgerà nel pieno rispetto della normativa Covid. Ingresso con Green Pass, capienza max 30 uditori.

PROGRAMMA

Ore 10.00: Introduzione Nello Biscotti e Teresa Maria Rauzino
Saluti: Michele Merla, Sindaco San Marco in Lamis, e Claudio Lecci, presidente Fondazione “Pasquale e Angelo Soccio”

Prima sessione
Dissertazioni
Ore 10.35 – Domenico Potenza: Hadriacas exit Garganus in undas
Ore 10.55 – Domenico De Filippis e Francesca Bux: Il Gargano. La fragilità delle aree interne: dati letture ed interpretazioni
Ore 11.25 – Giuseppe Bettoni: Quali progetti per il Gargano e a quale scala? Tra locale e nazionale
Ore 11.45 – Eleonora de Palma: Il Gargano: verso una progettazione turistica sostenibile
Ore 12.05 – Arianna Testa: Sentieri della transumanza, cammini e ciclovie: un prodotto di mobilità dolce per la riqualificazione turistica del Gargano
Ore 12.25 – Angela Pia Russo: Piano di Riqualificazione ambientale e paesaggistica e ipotesi di riuso e valorizzazione socio-culturale della Cava nella località Monte Vernone a Carpino (FG)
Ore 12.45 – Maurizio Marrese: La storia delle Zone Umide del Golfo di Manfredonia: pianificazioni, visioni e visionari della bonifica e della “contro-bonifica”
Ore 13.05 – Intervento Uditori

Seconda sessione
Dissertazioni e Lectio Magistralis
Ore 15.30 – Giovanni Russo: I rimboschimenti del Gargano: analisi critica e prospettive di rinaturalizzazione
ore 15.50 – Massimo Padrone: Gargano. Il progetto della Decauville
Ore 16.10 – Lorenzo Pellegrino: La storia secolare di progetti di ospedali non realizzati in Capitanata. Chiediamoci il perché.
Ore 16.30 – Giuseppe Soccio: Il primo piano di sviluppo della Comunità Montana del Gargano: contraddizioni ed attualità
Ore 16.50 – Gianfranco Eugenio Pazienza: Le occasioni dello sviluppo locale partecipativo sullo scenario del PNG
Ore 17.10 – Pasquale Marziliano, Lectio magistralis: Ecosistemi forestali e crisi climatica: senza bosco, né pane né fuoco
Ore 17.55 – Intervento Uditori

Evento con il patrocinio del Comune di San Marco in Lamis.

INTRODUZIONE

Gli anni fecondi di momenti di programmazione e pianificazione sul Gargano

La pianificazione territoriale e urbanistica in Italia ha vissuto stagioni complesse e dense di eventi in modo congruente con la storia del paese, e con le rapide evoluzioni della cultura urbanistica e delle trasformazioni territoriali. Particolarmente attiva a partire dagli anni sessanta/settanta del Novecento, avveniva a diversi livelli, dallo Stato (piani industriali, agricoli, ecc.) alle Regioni, infine dai comprensori agli stessi Comuni. L’approccio cominciava via via a definirsi, a partire dagli anni ottanta, anche in un’ottica ecologica. Rilevante sarà in tale senso l’emanazione della cosiddetta “Legge Galasso” 431/1985 che introdusse un’accezione estensiva e articolata del concetto di tutela ambientale, ampliata a tutte le qualità dell’ambiente naturale. Le Regioni saranno direttamente coinvolte con i noti Piani paesaggistici. Insomma piani e programmi diventano gli strumenti di governo del territorio, ma nella maggior dei casi resteranno disattesi, poco applicati. A partire dagli anni novanta del Novecento si registra un abbandono progressivo di queste politiche fino a far cadere nel dimenticatoio le stesse parole di pianificazione e programmazione. Insomma si smette di programmare e pianificare, a tutti i livelli e soprattutto in tutti i settori; e probabilmente le conseguenze si vedono a partire dalle evidenze di uno Stato che da almeno un trentennio “governa” una perenne condizione di emergenza: crisi congiunturali, ma che sono sostanzialmente strutturali. In queste dinamiche è coinvolto lo stesso Gargano, nella sua dimensione di “comprensorio”, di unità territoriale. In quanto tale, sin dagli anni sessanta è interessato a importanti momenti di programmazione e pianificazione, che hanno dovuto misurarsi con la sua valenza paesaggistica e naturalistica. Una ricostruzione di questi importanti momenti costituisce oggi un capitolo di ricerca molto interessante, ed è in parte legata alla storia dell’istituzione del Parco Nazionale (Il Parco Nazionale del Gargano, Biscotti, Angelicchio, 1991, Gerni editore). In questa ricostruzione emerge sin da subito che le prime attenzioni pianificatorie messe in atto sul Gargano hanno come oggetto la “tutela naturalistica e ambientale”. E’ del 1963 il famoso piano di Italia Nostra (a firma di Insolera, Alfani, Villani, Ventura, i massimi urbanisti di allora) che porta alla proposta “di un Parco Nazionale….. per assicurare – scrivono gli autori – la conservazione delle risorse… e il loro godimento da parte della collettività”; un parco che “deve … utilizzare quelle ricchezze e porsi l’obiettivo di conservare e incrementare”. Nel 1975 si istituisce la Comunità Montana del Gargano, e qualche anno dopo questa istituzione è protagonista della prima azione di pianificazione economico-territoriale del Gargano. Nel 1983 si promuove il “Piano di sviluppo socio-economico del Gargano” (a firma di autorevoli studiosi come Antonio Renzulli, Enrico Dalfino, Rocco C. Ferrari, Vittorio Gualdi, Duccio Tabet). E’ un piano che si incentra molto sull’agricoltura, la zootecnia, i boschi, e ovviamente il turismo. Il piano sarà aggiornato con nuovi contributi dopo cinque anni. Non sarà mai realmente applicato, ma restano due preziosi volumi di grande valore documentale, pubblicati il primo nel 1987 (a cura di Francesco Suraci, Leone editrice), il secondo, come aggiornamento, nel 1990 (a cura di Francesco Suraci, Leone editrice). Uno stralcio settoriale a questo piano è presentato qualche anno dopo come “Linee strategiche per lo sviluppo del turismo” (a cura del prof. Giovanni Peroni). Anche per questo piano, nato per correggere un turismo che “ha imboccato una strada …che ha bruciato molte risorse e ha accentuato critiche situazioni di squilibrio”, nessuna concreta applicazione. Di esso resta un altro bel volume, da studiare, da consultare (per storici, urbanisti, economisti, naturalisti, ecc.).

E a proposito di turismo, è il caso di tener conto di un altro piano redatto nel 1966 e presentato come uno “Studio per un piano di sviluppo turistico del comprensorio del Gargano e delle Isole Tremiti”. Si tratta di un piano (300 pagine) autorevolissimo, meglio noto come “Piano Pitigliani” che sarà commissionato dalla Cassa per il Mezzogiorno all’Istituto di rilevazioni statistiche e di ricerca economica di Roma di cui era Direttore il prof. Fausto Pitigliani, allora uno dei massimi economisti italiani. Il piano fornisce, ed è la prima volta, una mole di dati, frutto di indagini dirette, fisico-geografici, culturali, economici, demografici, produttivi, sociali, turistici, e non solo, del Gargano in quegli anni. Particolare l’attenzione all’aspetto naturalistico del Promontorio (collabora Franco Tassi, naturalista, che abbiamo imparato a conoscere come Direttore del Parco Nazionale degli Abruzzi). Il Gargano è visto nella sua dimensione di Polo turistico per il Mezzogiorno. Si prospetta per le Isole Tremiti una “Riserva di protezione”, interventi di “riqualificazione floristica e faunistica”, ma serve l’acqua, l’energia elettrica, servono le strade. Si prospetta un turismo sul modello emiliano-romagnolo: si stimano 44 mila posti letto, ma che “cresceranno con l’aeroporto a Foggia (che stiamo ancora aspettando) con voli di linea e voli charter”. Un numero che “non sarà difficile superare ma – aggiungono gli autori nelle conclusioni- a scapito della salvaguardia delle bellezze naturali e dell’ambiente e successivamente del reddito turistico del comprensorio”. Il piano non sarà mai applicato, altre risorse si sono consumate e lo stesso reddito turistico poi non è mai realmente cresciuto. Si immagina un Gargano come “Parco Regionale attrezzato perché – aggiungono gli autori – un Parco Nazionale difficilmente avrebbe potuto adattarsi al Gargano”. Anche il Piano Pitigliani non sarà mai applicato, ma fornirà il pretesto per la progettazione della Superstrada del Gargano (Strada a Scorrimento veloce, ANAS) che deve “delimitare – scrivevano gli autori del piano – a valle la fascia litoranea, e a monte le zone con interessi economici complementari”. Di un altro momento di pianificazione è protagonista, ancora una volta, la Comunità Montana, e il focus è il di nuovo il Turismo. Si mette in piedi un team progettuale, autorevole, ancora una volta, con la consulenza di diversi studiosi locali (tra cui chi scrive per l’aspetto naturalistico), e lo scopo è un “Piano di marketing di posizionamento turistico del Gargano”. Ma siamo nel 2005. Tante le novità progettuali: un’unica regia, gastronomia, turismo culturale, scuole di formazione (botanica, biodiversità), rete di percorsi naturalistici, trasformazione delle ferrovie del Gargano in “treno turistico-didattico”, installazione di sistemi audiovisivi, villaggi ecocompatibili, ecc. ecc. (il piano è consultabile in rete). Niente di tutto questo troverà mai applicazione, anche perché nel 2009 la Comunità Montana del Gargano sarà sciolta.

Nello Biscotti

Obiettivi, abstract delle dissertazioni e note biografiche dei relatori:

Abstract e biodati Quarta adunanza Carta Calenella

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