Storia dei circoli di trattenimento a Foggia

by redazione

Fucine di beghismo e di sterili attriti campanilistici e partigiani? O anima della città? Fulcro di tutte le lotte intestine che avvelenarono l’anima del popolo, incidendo, notevolmente sulle sorti di Foggia o gruppi di mero intrattenimento? Cosa erano i circoli di trattenimento?

Qualche esempio illustre.

Nel 1885 il Circolo Torelli cessata la sua attività filodrammatica, si trasformò, presieduto dal noto Avv. Bartolmei Carelli, in Circolo Scientifico letterario, artistico, trasferendosi al palazzo Caccavale a quello Celentano in via Arpi. Un vasto ed elevato programma di lavoro, dimostrava gli alti e seri intendimenti che ispiravano i promotori. L’inizio fu lusinghiero e molto ancora si attendeva, ma infiltratasi, more solito la politica, la vita del Torelli ebbe i giorni contati. Con carattere di assoluta apoliticità , sebbene fondato da elementi progressisti , si insediava un nuovo sodalizio , che durante il mezzo secolo di esistenza doveva assurgere al primo posto della vita associativa cittadina , lasciando nell’animo di quanto vi hanno appartenuto ricordi inobliabili: Era il Circolo impiegati civili e militari che nel 1889 cambiò sede , trasferendosi definitivamente al Corso Vittorio Emanuele II, dove rimasto fino al 31 Agosto 1939 , sottoposto negli ultimi anni a tutti i capricci ed abusi del tramontato regime fascista, che gli impose modifiche , cambiamenti di nome e per ultimo la trasformazione in Dopolavoro delle forze civili. Tra le tante benemerenze del Circolo impiegati va posta in gran luce tutta l’opera svolta a fianco della del Comitato di assistenza civile pro famiglie di combattenti durante la prima guerra mondiale. Di esso restano memorabili le manifestazioni culturali ed artistiche, i signorili trattenimenti dovuti all’opera vigile ed affettuosa spiegata, durante i lunghi anni della sua vita, dai vari presidenti: Ing. Sironi, vice Intendenti Bellusci e Magliano, Ing. Pedrazzi, Intendente du Marteau, prof. Vittorio Barone, Vincenzo Gaito, confermato varie volte.

Degno di menzione è pure il Circolo Dauno, che malgrado l’apoliticità, rappresentava la roccaforte della più autentica consorteria locale; casta, ermeticamente chiusa al soffio di ogni rinnovamento. Motivo per cui malgrado i brillanti trattenimenti e le feste danzanti, che si svolgevano nelle sue eleganti sale, aveva goduto sempre di scarse simpatie. Il Dauno fu fondato dal senatore Raffaele Nannarone, del Partito democratico costituzionale, in compagnia di alcuni amici e soci della Casina costituzionale che verso il 1870 aveva la sua sede in Corso Garibaldi, prima in un pianterreno del palazzo Buonfiglio e poi del palazzo Freda, precisamente dove c’era l’oreficeria Ritucci; Casina che si trasformò in Associazione Agraria. Ma qualche anno dopo ottenuta dall’Amministrazione comunale la concessione dei locali superiori al Teatro Giordano cambiò nome in quello di Circolo Dauno.

Una vera tradizione di vita mondana vantava il Dauno, le cui sale avevano accolto: Umberto I e II, uomini di Governo, ed eminenti personalità del mondo politico, delle arti e delle scienze. Tra i suoi vari presidenti, dopo il fondatore, si ricorda: il marchese Enrico Salerni Di Rose, Gaetano De Mita, l’avv. Giuseppe Sannoner, il dott. Gustavo Nannarone, Virgilio Guarducci. Carattere spiccatamente politico aveva la “Società Ricciardi” di piazza Teatro; prendeva nome dallo storico concittadino, già ministro di Gioacchino Murat, Francesco Ricciardi.

La “Ricciardi“ poteva dirsi la sede centrale delle forze liberali del Collegio Elettorali. Durante il periodo preparatorio delle elezioni politiche, provinciali, comunali, camerali si lavorava instancabilmente, tanto che nei momenti di maggiore accanimento, in cui la passione dei partigiani, diveniva più acuta e battagliera, si restava mobilitati per tutte le 24 ore della giornata. Era il vero quartiere generale in cui tutti i maggiorenti e gregari del Partito liberale vi facevano capo. In contrapposto al “Ricciardi“ si trovava al Corso Vittorio Emanuele II, il “Circolo democratico costituzionale “ in cui gli iscritti , a parità dei “ vicci”, dai quali prendevano il loro “ glorioso “ nome , sonnecchiavano , l’uno fidando nell’opera dell’altro , pago soltanto di avere , per ritorsione qualificati gli avversari “ogna longhe”.

Nel periodo dei comizi elettorali, più specialmente dopo la votazione in cui la fazione vittoriosa si dava alla pazza gioia con sparo di mortaretti, dimostrazioni e fiaccolate, il sodalizio soccombente veniva fatto segno ad ogni sorta d’insulti; specie di sera quando sfilavano i lunghi cortei, in cui ai lazzi e alle invettive si univa il lancio di patate, pomodori, fichi, limoni ed ogni altro tipo di ben di Dio che in tempo di fame formerebbero la gioia di non poche famiglie. Ma con il fascismo le due associazioni perdettero il loro specifico carattere e la ragione della loro esistenza.

Ettore Braglia

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