Theda Bara, la vampyr esotica e il destino tragico della sua Cleopatra

by Caterina Del Grande

L’immagine di Theda Bara con il viso pallido, gli occhi oscuri e due serpenti avvolti sul petto è diventata un’icona senza tempo del fascino del cinema muto. La famosa fotografia è una pietra miliare della produzione di Cleopatra della Fox Film Corporation del 1917. Cleopatra, come la maggior parte dei film muti, è morta.

Lo storico del cinema David Pierce, in uno studio per la Library of Congress, ha stabilito che dei 10.919 film muti prodotti negli Stati Uniti prima del 1930, solo il 14% sopravvive nel loro formato originale completo. Il fatto che possiamo ancora sentire l’impatto del film anche se quasi nessuno l’ha visto è un segnale inequivocabile di quel grandissimo fenomeno che è stato Cleopatra. È stato diretto da J. Gordon Edwards, all’apice della sua carriera come regista di kolossal a grosso budget. Nelle vesti della protagonista, la sex symbol Theda Bara.

Theda Bara non era la prima vampyr dello schermo. Per vampyr o vampira si intende una specie specifica di femme fatale che attirava gli uomini sposati in sordidi affari e poi li lasciava senza un soldo, ricoperti di vergogna e talvolta persino mezzi agonizzanti o morti.  Ma fu lei a far entrare questo termine nell’accezione linguistica comune.  Ha creato anche un verbo: vampirizzare, riferito soprattutto alle donne comuni che temevano che i loro mariti fossero vampirizzati da una sexy e attraente Theda Bara impellicciata.   

Gli studios sapevano bene che l’esotismo faceva esplodere il botteghino. E le cucirono addosso il personaggio più esotico di sempre. Per cancellare la sua storia passata, come prima cosa le cambiarono il nome di nascita (Theodosia Goodman) poi i suoi genitori ebrei dell’Ohio divennero artisti europei e sua madre una principessa araba. Si diceva che fosse “nata all’ombra della Sfinge”.

Ma i lavori non si fermarono qui, il personaggio prese vita da solo grazie alla complicità e all’autoironia della stessa attrice che interpretava il ruolo alla perfezione anche nella vita reale e supportata da un ultra moderno piano marketing di promozione del film. Prima dell’uscita in sala, la casa di produzione Fox inviò un comunicato stampa in cui si diceva che la discesa di Theda Bara in terra era stata predetta dagli antichi egizi.

Ripreso dai giornali di tutta l’America, il comunicato faceva riferimento persino a versi profetici trovati in antiche scritture egizie che recitavano così: “Io, Rhames, sacerdote di Set, ti dico questo: sembrerà un serpente per la maggior parte degli uomini; li condurrà al peccato e alla loro distruzione. Eppure lei non lo sarà. Ella sarà buona, virtuosa e gentile; ma non sembrerà così alla maggior parte degli uomini. Perché lei non sarà quella che appare. Sarà chiamata…” La lettera indicata era il theta greco.

Quando l’attrice si è trasferì da New York a Los Angeles il gioco fu intensificato. Andò ad abitare in una casa stile finto Tudor piena di pouf, pellicce, tappeti arabi, tende con perline e arazzi esotici. Un serpente stazionava in una teca in bella vista e l’attrice lo tirava fuori per accarezzarlo in presenza dei giornalisti. Tutta questa oliatura del meccanismo pubblicitario ha reso il pubblico sempre più desideroso di vederla sullo schermo, anche perché incarnava una sensualità che era lontanissima dalla vita domestica di molte donne, che non avevano nemmeno il diritto al voto.

Ma l’attenzione che la Fox ha dato alla sua star è stata nulla rispetto al denaro e alle risorse economiche investite per la realizzazione del film. Cleopatra, secondo quanto riferito, sarebbe costato 500mila dollari, la produzione più costosa di sempre all’epoca.

Una grossa fetta del budget andò ai costumi, ognuno più rivelatore dell’altro, tutti elaboratissimi in ogni dettaglio per un totale di 50 cambi di costume. Un record battuto solo dai 65 costumi di Elizabeth Taylor nella sua interpretazione di Cleopatra del 1963.

Tutto questo sfarzo era enfatizzato in tutti i modi dalla Casa di produzione che addirittura in un comunicato stampa riportava che una sola tenda interna era costata 50mila dollari. In uno dei più straordinari esempi di eccessi cinematografici, Theda Bara rivelò che un famoso “profumiere psichico” aveva creato un profumo per lei da indossare sul set, composto da una formula vecchia di 2000 anni. Una rivista cinematografica scrisse che “la fragranza era così forte che non sarebbe strano se venisse rilevata sullo schermo”.

La Fox voleva realizzare una Cleopatra destinata a durare nei secoli, e si assicurò che l’attrice avesse il massimo supporto. I resoconti pubblicitari dicono che c’erano letteralmente “barconi” di persone nelle scene di folla e circa 20mila comparse. Gli enormi set includevano una replica a grandezza naturale della Sfinge insieme a piramidi e canali. La storia sarebbe stata tratta da Shakespeare e Sardou, ma includeva anche una dose di ispirazione al romanzo omonimo di H. Rider Haggard che citò in giudizio la Fox per 5.000 sterline e vinse. Qualunque fosse il materiale di base, il film era pieno di azione e di spettacolo, compresi elaborati ritratti delle feste di Iside, corse di carri e la battaglia navale di Azio, che culminava con le navi incendiate mentre le comparse saltavano in mare. 

Il film riuscì nel suo intento battendo ogni record al botteghino. Il New York Times lo definì “un affresco straordinariamente bello”. Uomini e donne erano sotto l’incantesimo di Cleopatra, ma aveva anche alcuni detrattori. Alcuni pensavano che fosse eccessivo, che la performance della diva fosse oscena e finì per essere pesantemente censurata in alcune città e bollato come spazzatura.

Per quanto il mondo del cinema muto fosse diverso dal sonoro e da quello di oggi, ci sono delle somiglianze. La macchina pubblicitaria, il posizionamento del sex symbol, l’enorme spesa, sono tutti elementi ancora più incredibili se si pensa che  tutto ciò fu messo in piedi prima che ci fosse persino un segno dell’insegna “Hollywoodland”.

Perdere Cleopatra è stata una tragedia. Come ha sottolineato lo storico del cinema Frank Thompson, Cleopatra rappresenta “la perdita di almeno due carriere”. È stato il film più elogiato della carriera di Theda Bara, che ha solo quattro film sopravvissuti su 40. Per il regista J. Gordon Edwards, il  tasso di sopravvivenza è ancora più basso, con quasi nulla rimasto della sua intera opera. 

L’unica buona notizia è il fatto che sono sopravvissuti circa 40 secondi di film, donati alla casa di George Eastman da un collezionista privato. Il numero di secondi che mostrano Theda Bara può essere poca cosa da un lato, ma offre una piccola idea della sua grandezza.

 Il resto del film è stato distrutto da un incendio. Due incendi, per l’esattezza. La Fox ha perso la copia originale in un incendio devastante presso il deposito di film a Little Ferry, nel New Jersey, nel 1937. Una seconda copia è andata persa in un incendio al Museum of Modern Art di New York. 

Alcuni critici hanno notato la crudele ironia del fatto che qualcuno ha filmato le fiamme e l’incendio a Little Ferry. È facile da trovare anche su YouTube. E quindi non possiamo vedere Cleopatra ma possiamo vederlo bruciare.

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