Un pugliese alla corte dello zar

by Carmine de Leo

La vita a volte è un vero e proprio romanzo d’avventura e per un pugliese vissuto tra Settecento ed Ottocento, tale Salvatore Valentini, lo fu sicuramente.

Appartenente ad una delle famiglie più in vista della città di Foggia, i Valentini, casato di provetti spadaccini, che ebbe dimora in un decoroso palazzo gentilizio il cui prospetto si affaccia ancora oggi sulla via Arpi, l’edificio era appartenuto alla famiglia de Turris e poi rilevato dai Valentini.

Salvatore Valentini era nato a Foggia nel 1749 e, giovanissimo, appena raggiunta la maggiore età, che in quei tempi si raggiungeva a 21 anni, nel 1770, giovanissimo in cerca di fortuna, lasciò la Puglia per recarsi nei Balcani, a Costantinopoli, allora capitale del vasto impero Ottomano.

Proprio a Costantinopoli, l’attuale Istanbul, era presente da molti anni una colonia di italiani, discendenti soprattutto dai commercianti dell’antica colonia commerciale qui istituita dalla repubblica marinara di Genova ed arricchitasi sempre più di altri compatrioti provenienti anche dalla Puglia; in questa città Salvatore Valentini si arruolò nell’esercito turco, impegnato verso la fine del Settecento in una lunga e sfibrante campagna militare contro l’impero russo.

Presto, però, il Valentini, deluso forse del trattamento riservato e poco valorizzato per le sue capacità nel campo dell’artiglieria, disertò l’esercito Ottomano per passare proprio agli ordini del nemico: la Russia degli zar, ove fu impegnato con successo nel corpo degli artiglieri.

Giovane di ottime qualità, dimostrò subito molto coraggio e valore in diverse battaglie sui vari fronti di guerra in cui l’esercito della grande Russia degli zar era impegnata lungo il suo interminabile confine dall’occidente all’oriente, dai Balcani all’Asia.

Il Valentini aveva anche un’istruzione superiore, soprattutto nel campo balistico e la mise a frutto nell’artiglieria zarista.

Il suo impegno sui campi di battaglia russi e le innovazioni da lui apportate nell’artiglieria, dopo un po’ di tempo, gli procurarono la  nomina ad  ufficiale nell’esercito di Caterina II di Russia.

Raggiunta ormai una non disprezzabile  posizione economica  il Valentini trascorreva le sue licenze sulle sponde del mar Baltico a San Pietroburgo, allora splendida capitale dell’impero.

Proprio in questa città, il Regno di Napoli, di cui per nascita Salvatore Valentini era ancora suddito, aveva aperto una Legazione, ovvero un’ambasciata, che nel 1785, come risulta da una documentazione conservata nel fondo degli Affari Esteri dell’Archivio di Stato di Napoli,  rilasciò un “passaporto per il sottotenente di artiglieria Salvatore Valentini”, che voleva rientrare in Italia, ma aveva probabilmente smarrito nel corso delle campagne di guerra i suoi documenti.

Infatti, come ci viene confermato anche da un autore locale pugliese, Ferdinando Villani, che l’allora sottotenente Salvatore Valentini tornò in Italia in quegli anni per rivedere finalmente i suoi parenti nella città di Foggia.

In occasione di questo ritorno in patria,  egli rifiutò, per lealtà alla Russia, i gradi superiori che gli erano stati offerti dalle autorità governative se fosse passato al servizio nell’esercito del Regno di Napoli.

Dopo alcuni mesi a Foggia, Salvatore Valentini tornò nella capitale della grande impero degli zar, la splendida città di  San Pietroburgo, ove, peraltro, viveva anche una nutrita colonia di italiani impegnati nel campo dell’arte e, come lui, nell’esercito degli zar.

Tra i militari Italiani impegnati nell’esercito russo, ricordiamo il generale di famiglia perugina Filippo Paulucci, che, sposata nel 1804 Wilhelmina Franziska von Koskull, di famiglia nobile della Curlandia, due anni dopo, nel 1806, si arruolò nell’esercito zarista ove per i suoi meriti in battaglia fu nominato dallo zar governatore della Livonia, della Curlandia e dell’Estonia, territori che corrispondono pressappoco alle attuali repubbliche della Lituania, Lettonia ed Estonia.

Nella capitale dell’impero russo Salvatore Valentini realizzò in pochi anni una veloce carriera nell’esercito, fino a raggiungere il grado di colonnello ed avere anche una contea ed un marchesato, come riferisce lo stesso Ferdinando Villani.

Questo autore ottocentesco aggiunge anche che il nostro corregionale scrisse pure alcuni testi di argomento militare e che tali volumi erano conservati ancora nell’Ottocento presso la grande biblioteca della corte di San Pietroburgo, come quello intitolato: La nuova arte della guerra.

Di questo testo, purtroppo,  non vi è traccia nelle biblioteche locali e nazionali italiane, ma il Villani riferisce che un esemplare si custodiva nella biblioteca nazionale di Pietroburgo.

Ancora oggi, nel catalogo nazionale delle biblioteche russe risultano alcuni volumi editi nella prima metà dell’Ottocento in tedesco, allora lingua molto diffusa alla corte degli zar, scritti dal Valentini e trattanti argomenti bellici, in particolare sull’uso delle polveri da sparo e sulla guerra contro i Turchi.

Salvatore Valentini, comunque, dopo la visita ai sui parenti pugliesi nella città di Foggia,  non tornò  più in Italia, ritirandosi,dopo aver prestato un lungo periodo di servizio nell’esercito degli zar, definitivamente nella capitale russa San Pietroburgo, ove morì nel 1810 senza lasciare eredi diretti.

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