Viva la France e la bella suorina scappò col capitano francese

by Carmine de Leo

Fra le carte riservate datate ai primi anni dell’ottocento dell’archivio diocesano di Conversano relative al Real Monastero di San Benedetto in Massafra, si conserva una sentenza del tribunale che annulla la professione di suor Petronilla Tauro di Castellana, fuggita dal convento con il capitano francese Stefano Douget, o, secondo altre fonti, Doceth.

Dietro questo provvedimento sulla monaca perfetta, ovvero una suora cui non era consentito di violare il giuramento fatto all’atto dell’entrata nel suo ordine monastico, si nasconde, come per tante altre adolescenti dell’epoca, la forzata professione monacale per mantenere intatto il patrimonio di famiglia.

Le conseguenze di tali costrizioni non mancano nelle cronache antiche e la vicenda di suor Petronilla è una di queste testimonianze.

Nei primissimi dell’Ottocento, la Francia, al fine di far rispettare gli accordi di pace appena stipulati con il re di Napoli Fedinando IV, inviò nella Puglia un grosso contingente di truppe, circa 10.000 soldati, al comando dell’allora generale Nicolas Jean-de Dieu Soult, che sarà poi nominato da Napoleone Maresciallo di Francia.

I soldati dell’armata francese, a partire dal 1801, stazionario per alcuni anni nei maggiori comuni della Puglia e molti di essi fraternizzarono presto con la popolazione locale.

Un capitano francese, tal Stefano Douget, originario della Normandia, in cerca di alloggi per acquartierare le truppe, che per mancanza di locali idonei spesso vennero sistemate anche nei locali conventi, oppure alla ricerca di pozioni medicamentose che le suore preparavano per i malati, entrò in contatto con le suore del monastero benedettino di Massafra.

Fu in queste occasioni, probabilmente, che conobbe una giovane e bella suorina, tale Petronilla Tauro, rampolla di una famiglia gentilizia originaria della vicina cittadina di Castellaneta, costretta alla professione dai genitori e dallo zio arciprete Vito Maria Magli.

L’ottima presenza fisica, il fascino della divisa, la gioventù, la voglia di lasciare la clausura del convento, furono tutte favorevoli circostanze che contribuirono a far nascere un amore improvviso e travolgente tra i due giovani.

Il capitano Stefano Douget tornò spesso a far visita alla bella Petronilla e il suo cuore innamorato e cieco di ogni prudenza mise preso in difficoltà la povera suorina.

Infatti, la madre superiora del monastero di San Benedetto, avvertita di queste troppo frequenti visite del capitano presso il suo convento, dispose il trasferimento di suor Petronilla presso altro convento più lontano.

La povera suora venne a conoscenza di questa decisione della badessa e, disperata, alla prima occasione, fuggì dal convento, tradendo il suo giuramento di fede e clausura.

Col probabile aiuto di qualche complice prezzolato dal capitano Douget e qualche monaca amica, dispiaciuta dallo stato di disperazione della Petronilla, la suorina, un giorno di settembre del 1801, giunto presso il monastero un carro che trasportava le provviste alimentati per la cucina del convento, non vista, prima che questi andasse via, si nascose sul fondo del carretto.

Appena fuori dal convento ecco il capitano Douget che la fece salire in groppa al suo cavallo per correr via verso un segreto rifugio, con una veloce galoppata la portò subito al sicuro in una cascina nelle campagne alla periferia della non lontana Taranto.

Come previsto, la fuga di Petronilla dal convento e la seguente convivenza di fatto col capitano francese, provocarono un enorme scandalo!

La madre superiora del convento di San Benedetto e la famiglia di suor Petronilla, preso atto dell’avventurosa fuga dal convento della loro pupilla, si rivolsero immediatamente all’arciprete Vito Maria Magli, zio di Petronilla, personaggio molto conosciuto nelle gerarchie ecclesiastiche.

L’arciprete interessò subito l’arcivescovo di Taranto, affinché intervenisse presso gli alti comandi militari francesi per porre fine allo scandalo in atto con l’arresto del capitano Douget, imputandolo per rapimento e il ritorno di suor Petronilla nella clausura del suo convento di Massafra.

Il generale Soult, comandante dei contingenti francesi, però, non ritenne opportuno di emettere provvedimenti restrittivi nei confronti del capitano Douget e passò un rapporto sul comportamento dell’ufficiale ai suoi ordini direttamente all’ambasciatore francese a Napoli e per conoscenza anche al duca di Ascoli, allora commissario del re per la Puglia.

Quest’ultimo, per ordine del re, unitamente ad un rappresentante della Santa Sede nominato dal pontefice ed all’ambasciatore francese, realizzò un incontro per decidere il da farsi.

Era ormai troppo tardi, perché la bella Petronilla e il suo capitano francese comunicarono ai comandi militari ed allo zio arciprete che erano in attesa di un bambino e quindi, per far cessare al più presto lo scandalo, ogni indugio andava superato con la regolarizzazione del matrimonio fra i due amanti!

Cosa che avvenne poco prima della partenza dei due novelli sposi per la Francia, ove il capitano Douget era stato richiamato come tutta l’armata francese già di stanza in Puglia.

Suor Petronilla, non fu l’unica ad innamorarsi e lasciare la Puglia con un militare francese, come appurò il Lucarelli fra le vecchie carte del Ministero degli Esteri del Regno di Napoli e presso quelle di polizia conservate rispettivamente presso gli Archivi di Stato di Napoli e Bari, diverse donne pugliesi sposarono dei militari francesi, seppur contro la volontà dei loro familiari e molto spesso per sfuggire all’imposta vocazione conventuale, come a Trani la baronessa Bianchi, suora presso il monastero di Santa Chiara, che fuggì con il capitano Chibler; oppure a Monopoli, la giovane Lucrezia de Bellis scappata col capitano Tournier, o nel Salento la figlia di don Pasquale Perrone di S. Cesario e la figlia dell’avvocato Francesco Petrachi e tante altre donzelle!

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