«Tutti i classici hanno qualcosa da dire e sono arrivati sino a noi, ripetuti, rivisti però il messaggio è sempre lo stesso. E’ interessante vedere come i classici si rinnovano sempre rimanendo molto attuali»
Daniela Tonti

Daniela Tonti
Giornalista, laureata in lettere moderne. Si è specializzata in drammaturgia e storia e critica del cinema. Ha svolto attività didattica e di ricerca scientifica all’Università La Sapienza. Ha collaborato con diverse testate e lavorato nella comunicazione pubblica e privata.
-
-
Storie
Hattie MacDaniel, la prima attrice afroamericana a ricevere un Oscar. La testimonianza del razzismo dilagante degli States
A detta di tutti, era una donna esuberante che non accettava le ingiustizie. Ha combattuto per il diritto dei neri di acquistare e possedere case nello storico quartiere di West Adams a Los Angeles. Quando i bianchi hanno usato un vecchio patto razziale per tenere fuori i neri e sono, McDaniel si mise a capo dell’opposizione e il caso fu respinto.
-
Femmes
«Stiamo costruendo in spirito di condivisione e gratuità: crediamo nella forza delle relazioni tra donne». Il giardino fiorito di Mariangela Cassano
«In questi mesi abbiamo voluto fortemente dimostrare che le donne quando fanno rete e collaborano creano sorprendenti scenari di speranza, positività e concretezza. #Donnecheammiro, attraverso i suoi canali social Facebook, Youtube, Instagram, Linkedin, e i canali Podcast è diventato uno spazio di incontro e confronto per fare sistema per il bene di ciascuna donna, per crescere insieme, per incoraggiare e offrire modelli a cui ispirarsi»
-
I soliti ignoti è il primo film comico dove compare la morte come osservò Pietro Germi. Mario Monicelli è stato definito “un gran maestro dei funerali” perché il suo cinema è disseminato di cadaveri, veglie, bare, cortei funebri e cimiteri” e lo spettro della morte si aggira ovunque pronto a colpire insensatamente, contro ogni logica e “sempre nel momento meno opportuno”.
-
Storie
Leni Riefenstahl, la regista di Hitler: la colpa di un talento invasato dal mito nazista wagneriano e dalla propaganda del Terzo Reich
Leni Riefenstahl accettò di fare un film sulle Olimpiadi di Berlino del 1936. Nonostante lei sostenesse che Olympia (1938) non era un documentario di propaganda le prove l’hanno sempre smentita dimostrando tramite documenti ufficiali che fu finanziato direttamente da Joseph Goebbels.
-
Storie
Dorothy Arzner, la prima regista di Hollywood e lo sguardo sulla sessualità femminile in un’industria dominata dagli uomini
Nonostante le tribolazioni che ha attraversato per costruire una carriera a Hollywood iniziata nei film muti, in un’industria dominata dagli uomini, Dorothy ha diretto più di 20 film in oltre 24 anni di carriera, ne ha montati a centinaia, ha insegnato a Francis Ford Coppola, ha lanciato la carriera di Katharine Hepburn e diretto Joan Crawford ed è diventata la prima donna membro della Director’s Guide Association.
-
Il regista che più si prodiga nella divulgazione del repertorio lirico è Carmine Gallone, il commendatore melomane che la critica dell’epoca maltratta in modo sprezzante ma è oggi rivalutato dalla storiografia
-
Teatro
«Grazie alla pandemia l’anfiteatro è tornato a vivere». Il cuore di Fabrizio Gifuni, «l’artigianato teatrale», e una squadra di enti per “Estate, Muse e Stelle” a Lucera
«Non è soltanto un monumento ma è un monumento importante che può essere anche pericoloso e fagocitare il momento scenico. Quando hai un grande spazio così importante può succedere. E invece quello che hanno sentito gli artisti è l’energia viva di questo luogo anche se poco frequentato negli ultimi decenni»
-
Arte
«Nel mio paesaggio ho colto sempre l’essenziale». Il silenzio, la poesia e la luce del fotografo paesaggista Francesco Paolo Calabria
“Nei miei scatti c’ è sempre una presenza illuminante, qualcosa che riesci a percepire anche se non c’ è o è invisibile, la presenza/assenza dell’essere umano che trasmette sensazioni, maestria, estro e lavoro.”
-
Cinema, Storie e MitiFilm
La donna del ritratto: sogno, colpa e delitto nel noir senza tempo di Fritz Lang
Adattando il romanzo di JH Wallis, Fritz Lang, per La donna del ritratto, il suo nono film americano, porta sullo schermo un archetipo del genere noir: un uomo imprigionato in una situazione surreale che lo trasformerà da cittadino onesto, “un vecchio barbagianni” in un fuggitivo disperato disposto a tutto pur di salvare la pelle.