Raccontando le vite di Maia e Gloria – una ventiseienne acida e smarrita la prima e un’influencer trasognata la seconda – Graziosi traccia una radiografia precisa e spietata di tutto quello che sono i social network e dei meccanismi trasformativi che producono nella realtà. Un romanzo raro, mai compiaciuto, che è una bussola per questi tempi incerti e uno specchio deformante per le nostre illusorie proiezioni.
Felice Sblendorio

Felice Sblendorio
Se non legge, scrive. Appassionato di libri e politica, ha già collaborato con il Quotidiano e l’emittente televisiva TeleBlu. Da tempo è convinto che chi non ha risposte, forse, si salverà con una domanda: se avrà il tempo giusto per sceglierla bene.
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Libri
Le cinque domande sull’Italia di Paolo Pagliaro: «La nostra sorte è nelle mani dell’informazione: noi decidiamo in base a ciò che sappiamo»
«Quarant’anni fa in Italia vivevano quindici milioni di bambini e adolescenti. Adesso sono dieci milioni. I pensionati, che erano un quarto della popolazione, adesso sono un terzo. In questa forbice che tende ad allargarsi c’è l’emergenza demografica, minaccia più insidiosa di qualsiasi crisi economica perché ne promette una strumentale e irrimediabile, quando i pochi non basteranno più a garantire le pensioni e le cure dei molti. È una tendenza che si può invertire incentivando la natalità e governando l’immigrazione»
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Libri
Gli spatriati di Mario Desiati: «Spatriato è il giudizio degli altri quando non sanno dove metterti nel loro mondo»
Francesco e Claudia, i protagonisti, cercano un loro posto nel mondo allontanandosi e riavvicinandosi alla loro terra, la Puglia: fuggono e ritornano alla ricerca di se stessi, di una forma di libertà nuova, di sentimenti che possono permettersi il privilegio di non possedere nomi.
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Libri
Le streghe che comandano di Chiara Tagliaferri: «Sono diventata adulta quando sono riuscita a perdonarmi»
«Ogni scrittore quando consegna qualcosa alla pagina lo trasforma in finzione. I ricordi, poi, sono una distorsione e una manipolazione della realtà. Io volevo recuperare la mia memoria perché avevo dei buchi. Nella mia famiglia, come in tante altre, si racconta poco quello che ferisce o fa male. Il dolore viene nascosto, accantonato. Ci si illude in questo modo che deflagri in maniera più attutita, ma è nel non detto che si generano i mostri. Avevo un bisogno particolare di ricordare».
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Libri
Cent’anni dalla nascita di Cristanziano Serricchio, il poeta della luce. Andrea Pacilli: «La poesia lo metteva in connessione con il mondo»
A cent’anni dalla sua nascita, per rispondere a una domanda contenuta in un suo scritto – «Che resterà di te, di me, di quest’ora che non cede al tramonto?», Andrea Pacilli, editore e nipote di Serricchio, ricorda il lessico familiare, il privato e i tratti meno raccontati di questo poeta di slanci e contemplazioni esistenziali.
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LibriTop Posts
La fortuna di Valeria Parrella: «Piuttosto che pensare di avere paura, preferisco vivermela quella paura»
“Racconto il limite e il tentativo di superarlo, il desiderio, la nascita, la morte. I miei libri, come tutti i libri forse, sono alla ricerca di come si sistemano le cose: il dolore, la malattia, il lutto, l’offesa. Scrivo sempre di come ci si muove nelle tragedie quando ti trovi personalmente a tenere dritta la barra della nave e a reggere la sorte”
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LibriTop Posts
Vita e amore di Francesca Morvillo. Cavallaro: «Francesca non avrebbe mai lasciato solo, come fecero tutti gli altri, il suo Giovanni Falcone»
“Francesca era un magistrato, una donna che si stava occupando del processo contro Vito Ciancimino: una persona, dunque, colpita non a caso. A lei era stata offerta una scorta, ma l’aveva rifiutata: era consapevole del pericolo, ma voleva rischiare il peggio assieme a lui. Aveva dedicato una parte della sua vita alla protezione di Falcone e la loro vicinanza fisica era la cosa più scontata”
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LibriUrban Politics
Il “Rinascimento europeo” di Gianni Cuperlo: «L’Europa è un miracolo laico che oggi deve pensare in termini di utopia»
«Noi abbiamo ereditato un’Europa a lungo pacificata, non abbiamo il diritto di lasciare in dote a chi verrà dopo di noi un continente di nuovo diviso e incapace di convivere».
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TV
La tv poetica di Domenico Iannacone: «È il momento di riconquistare la sostanza. Bisogna ridare calore alle parole»
«Nelle mie esperienze televisive da inviato, piano piano, mi è stato sottratto il tempo a disposizione per raccontare le storie. Sottraendo quel tempo è come se io non avessi più avuto la possibilità di essere onesto con chi avevo di fronte. Non avere il tempo giusto per raccontare una vita o un’emozione non stabilisce un rapporto leale con chi decide di farsi raccontare da me. Questo mi ha spinto a prendermi una licenza, che poi non è una vera licenza, ma è una necessità della vita: il tempo giusto per raccontare la pienezza di una cosa».
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Lui, controcorrente, lo è stato sin da piccolo: dal rapporto tormentato con la scuola e con una maestra colpevole di outfit deludenti all’attrazione precoce per tutto quello che poteva essere creato, plasmato, modellato