Tre film biografici sulle figure di Enzo Ferrari, Leonard Bernstein e Priscilla Presley. Un dark movie grottesco e amaro sulla figura di Pinochet, assetato di ‘sangue e di denaro’ e un capolavoro geniale e stimolante come ‘Poor Things’ di Yorgos Lanthimos
Tommaso Campagna

Tommaso Campagna
Come per Truffaut anche per lui la felicità è vedere tre film al giorno, leggere tre libri a settimana, ascoltare quanta più buona musica possibile. Ma anche amare la meravigliosa biodiversità di questo splendido pianeta. E, soprattutto, amare le giovani generazioni verso le quali rivolge ogni sua attenzione nel suo lavoro quotidiano in università.
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E la qualità dei film francesi è stata altissima sia nella sezione principale, sia in quella di Orizzonti. Nella sezione principale erano in lizza: “L’événement”, film vincitore meritatamente del Leone d’oro, che affronta di petto il tema dell’aborto come scelta libera di una giovane donna nella Francia degli anni ’60; “Un autre monde” che racconta i disastri di un appoggio incondizionato ai valori di una società ultraliberista; “Illusions perdues”, magnifico adattamento dal capolavoro di Balzac.
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Lui è il sindaco della seconda città, per importanza, di Francia, lei una giovane insegnante di filosofia, il cui volto emana costantemente una luce, ma una luce “modesta e gradevole al pari di quella della luna; non il barbaglio strano e guizzante del lampo” come direbbe di lei uno scrittore come Ippolito Nievo.
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Benissimo ha fatto il Direttore Barbera ad insistere. La Mostra acquisisce, pertanto, un alto valore simbolico che ne decreta il successo, qualunque fosse stato poi il livello qualitativo dei film in concorso nelle due sezioni principali (Venezia 77 e Orizzonti). Sono certo mancate le mega produzioni hollywoodiane (sono sbarcati al Lido solo i film indies targati stars&stripes) ma non quelle del resto del Mondo con produzioni molto interessanti provenienti da Azerbaigian, Messico, Australia, Cina, Giappone, India, Filippine e, ovviamente, i Paesi europei.
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“L’ultima risata” (“Der letzte mann”, che letteralmente vuol dire “L’ultimo uomo”) è il primo film a noi arrivato di Murnau prodotto dall’UFA, la celebre casa di produzione cinematografica tedesca, la Universum-Film Aktien Gesellschaft). Fu proprio l’UFA ad imporre un altro finale a Murnau e a Mayer.
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Un viaggio alla riscoperta del cinema d’animazione europeo, piccole grandi gemme della storia del cinema.
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Il film di Joanna Kos, Krzysztof Krauze è un gran bel film, in uno splendido bianco e nero, che si attaglia perfettamente agli scenari di una terra magnifica ma, al tempo stesso, inospitale
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Una pandemia spazza via quasi interamente una popolazione mondiale di circa otto miliardi di persone nel 2013. A raccontarlo a due adolescenti è un vecchio nel 2073.
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Robert Owen fu direttore di una filanda di cotone, quindi socio di quello che divenne il più grande stabilimento tessile scozzese, quello di New Lanark. In poche parole fu un industriale. Ma un industriale molto diverso dagli altri: pagava alti salari, diminuiva gli orari di lavoro, migliorava costantemente le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici, fondò un villaggio in cui case, cibo, vestiario e istruzione venivano dati a basso prezzo o offerti gratuitamente.
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Sono passati 40 anni e ancora ammiriamo questo straordinario film. Lo abbiamo fatto anche al Santa Chiara, in occasione della Giornata mondiale delle malattie rare. L’Università di Foggia, su iniziativa dell’Aismac, l’associazione dei pazienti affetti da sindrome di siringomielia e Arnold ha riproposto il capolavoro di David Lynch
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