Il suo primo film fu Slave to Her Senses, nel 1914, un’opera che sfruttava la sua sessualità e bellezza, tratti che avrebbe usato a suo vantaggio in tutta la sua carriera. Il regista tedesco Max Reinhardt la vide sul palco in una performance di Sumurun, a Varsavia e la invitò a Berlino.
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“Io sono sempre grande. Sono i film che sono diventati piccoli”. La storia di Gloria Swanson la diva che visse come una regina
A differenza di Norma Desmond, non divenne mai una “vecchia gloria”. Finanziò sempre artisti e intellettuali, sostenne quattro scienziati ebrei in fuga dal nazismo e quando lasciò lo star system si dedicò alla pittura e alla scultura, disegnò una linea di abbigliamento chiamata Forever Young, scrisse un’autobiografia che le fruttò milioni di dollari e tenne per anni rubriche radiofoniche e sui giornali su moda e attualità.
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Lana Turner, salvata dalla figlia che uccise a coltellate il gangster Johnny Stompanato per difenderla
Lana Turner ha avuto una delle vite più turbolente della storia di Hollywood. Il suo fascino, la sua personalità, i ruoli iconici da femme fatale che interpretò, i suoi sette matrimoni e le vicende di cronaca nera di cui fu protagonista hanno fatto di lei un personaggio unico, tanto che fu coniato il termine “Lanallure”.
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Leggera ma seria, fino alla fine dei suoi giorni. E il suo esempio di donna e di “femminista” ante litteram, hanno segnato profondamente un periodo importante di quell’Italia che oggi la piange e la ricorderà per sempre.
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La verve scatenata di Lilia Silvi, la stella del divismo autarchico fascista di Cinecittà
Il cinema dei telefoni bianchi ha un debole per l’evasione, ma evade nell’altrove del sogno. L’american dream? Solo in parte, perché l’America autarchica è un’America caramellosa e manierata, che sconfina nella parodia.
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John Garfield, il divo ribelle delle periferie urbane e dei poveri che visse sulla sua pelle miseria e riformatorio
Nella modernità del divo dei poveri, nel suo stile istintivo e intenso si annuncia la nuova generazione di attori, da Marlon Brando a James Dean, da Montgomery Clift a Paul Newman.
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Né giovane né bello, ma insostituibile: Philippe Noiret il frontalier del cinema francese ed italiano, che non è mai diventato divo
Il film di Mario Monicelli – a cui Germi, scritta la sceneggiatura, ha passato il testimone – è l’impietoso testamento della commedia all’italiana di cui l’attore è ormai una delle maschere più incisive e riconoscibili.
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Clara Bow, la storia dell’antidiva dell’età del jazz libera e rivoluzionaria
Sullo schermo ha incarnato la gioia di vivere e la permissività dell’era del jazz, e per molte persone rimane l’ultima flapper, la “It girl”, con fascino e sex appeal da vendere.
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Hanna Schygulla e gli aneliti di libertà di una icona che aveva bisogno di disordine
Sullo schermo si fa notare in L’ amore è più freddo della morte (1969) che, tra atmosfere da noir americano e omaggi alla nouvelle vague, inaugura la prima stagione del cinema di Fassbinder in cui è la presenza più ricorrente.
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Il tormento che traspariva dai suoi personaggi era reale, Dean si fece portavoce di una generazione in fermento, disadattata, in disaccordo con i padri e pronta a denunciare quel che non andava in America.