“Cinecittà, un patrimonio aperto”, un catalogo per celebrare i 10 anni del museo del cinema. «È un luogo fortemente amato e nella memoria di tutti»

by Marianna Dell'Aquila

Avete mai provato a chiedere a qualcuno che conoscete se è mai stato a Cinecittà? Provateci e scoprirete un immaginario infinito fatto di racconti, ricordi e pensieri che lega le persone, ognuna a modo suo, agli storici studi di Via Tuscolana a Roma. Inaugurati nel 1937 in piena epoca fascista, oggi Cinecittà è ancora una stella che brilla nel firmamento cinematografico mondiale(nonostante le mille difficoltà avute nel tempo).

Chi la ricorda per il kolossal americani, chi perché da giovane veniva a fare la comparsa e chi ha avuto padri, zii e altri parenti che c’hanno lavorato per un po’. Poi ci sono quelli che ricordano le grandi commedie italiane degli anni ’80 (avete presente la prima scena di Troppo forte in cui Carlo Verdone arriva al mitico Teatro 5 di Cinecittà in moto?), chi sente ancora aleggiare il fantasma di Federico Fellini e chi invece vuole solo sapere che programmi tv girano nei teatri di posa degli studi romani. Poi però ci sono i veri “cinecittadini”, quelli che Cinecittà la vivono tutti i giorni oppure che ci sono stati solo di passaggio, ma un tempo abbastanza sufficiente per aggiungere una firma impressa nella storia del cinema, come Martin Scorsese quando è venuto a girare Gangs of New York con un cast stellare composto da Leonardo Di Caprio, Cameron Diaz, Liam Neeson, Daniel Day Lewis e Dante Ferretti alla scenografia (avete contato quanti premi Oscar un poche righe?).

I veri “cinecittadini” però sono loro: artigiani, costumisti, attrezzisti e pittori, scenografi, tecnici del suono e dell’immagine, montatori, pittori, direttori della fotografia, sarte, truccatori. Un popolo infinito di professionisti e di artigiani che ogni giorno rende vivo e tangibile il mondo della finzione come solo a Cinecittà è possibile e che da oltre 70 anni contribuisce ad arricchire un patrimonio che finalmente, 10 anni fa, è stato aperto al pubblico con “Cinecittà si Mostra”, un percorso museale permanente che racconta il grande cinema attraverso il patrimonio storico-architettonico di Cinecittà (e che si è arricchito con l’apertura del MIAC – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema inaugurato nel 2018).

Un anniversario importante in occasione del quale è stato pubblicato “Cinecittà, un patrimonio aperto”, un catalogo che dà voce a tutti coloro che hanno contribuito alla nascita del museo e soprattutto che mette in primo piano il patrimonio storico, architettonico e culturale degli Studi di via Tuscolana. Il volume, edito da Skira, graficamente ideato come un vero e proprio catalogo d’arte, è suddiviso principalmente in due sezioni intitolate, non a caso come nei film, “Primo tempo” dedicato al periodo 2011-2015 e “Secondo tempo” dedicato al periodo 2015-2021. Si racconta la nascita del museo, le idee da cui tutto è partito pensando, inizialmente, ad un progetto temporaneo che invece si è evoluto fino a diventare un museo permanente che oggi conta ben tre percorsi espositivi, “Felliniana” ideata nel 2020 da Dante Ferretti in occasione delle celebrazioni dei 100 anni dalla nascita di Federico Fellini, “Girando a Cinecittà” e “Backstage” (un percorso, quest’ultimo, multimediale e interattivo).

Ne abbiamo parlato con Barbara Goretti, curatrice del catalogo e responsabile di “Cinecittà si Mostra” e del suo Dipartimento educativo.

Com’è nata l’idea del catalogo?

Il volume è stato pubblicato in occasione dei 10 anni di “Cinecittà si Mostra” ma l’idea circolava già da qualche tempo, l’anniversario è stata l’occasione per concretizzare anni di ricerche e di approfondimenti che hanno consentito di avere molto materiale a cui attingere. L’urgenza di raccontare la mostra e le sue evoluzioni era concreta, tenendo conto che Cinecittà è un’azienda che – come tutti sanno – si occupa di produzione cinematografica, ma che aveva compiuto una trasformazione importante: diventare anche polo culturale attraverso le mostre e soprattutto attivando un sistema permanente di fruizione del suo patrimonio. Lo spazio di Cinecittà diventava dunque non solo uno spazio di lavoro, non esisteva solo la fabbrica, ma anche uno spazio di pensiero e la determinazione di restituire al pubblico un luogo fortemente amato e nella memoria di tutti.

Come sono stati selezionati i contenuti e i contributi?

Il libro è strutturato in due sezioni che raccontano l’evoluzione e le diverse edizioni della mostra dal 2011 al 2014 e dal 2015 al 2020, quindi se la prima racconta la sperimentazione, la seconda parte o meglio il secondo temo racconta del momento in cui è stato deciso definitivamente che sarebbe diventata una esposizione permanente, cosa che poi è stata consacrata dal MIAC, il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema inaugurato alla fine del 2019. Questa divisione è essenziale per comprendere il processo di tutto, organizzare mostre temporanee è qualcosa di molto diverso rispetto ad una mostra permanente per tante ragioni ma soprattutto perché l’esposizione permanente è lo strumento con cui si dichiara consapevolmente di voler innescare un dialogo continuativo con il pubblico, mettendo a disposizione il proprio patrimonio. Infatti il libro ha anche una sezione di schede che per la prima volta catalogano e approfondiscono quella che è la collezione di Cinecittà: elementi scenici, costumi, arredi, sculture fino ai grandi set. Una cosa che non era mai stata fatta prima e che ha voluto restituire la giusta dignità a pezzi storici nati per i film dal Il Casanova di Federico Fellini a Ludwig, dalla Città delle donne alla Dolce vita, da Pinocchio diretto da Roberto Benigni alla serie Rome della HBO. Questi elementi vivono nell’opera filmica, dunque come guardarli fuori dalla pellicola? Sono opere o oggetti di documentazione? Eppure sono pezzi eccezionali realizzati da professionalità incredibili e meritano una seconda vita all’interno di un circuito culturale riconosciuto e riconoscibile, considerando anche i fattori di deperibilità dei materiali, la loro difficoltà di conservazione ed anche molto spesso l’approssimazione sulle informazioni a riguardo. Il film è un’opera collettiva e spesso sono più figure a sovrapporsi nella realizzazione degli elementi. Il titolo stesso “Cinecittà, Un patrimonio aperto” non solo richiama la possibilità di entrare negli studi ma fa riferimento al testo di Umberto Eco Opera aperta e vuole essere un invito a guardare Cinecittà come organismo più complesso, insieme di relazioni e di linguaggi in un luogo dove nasce il cinema ma dove si intersecano esperienze culturali estremamente diversificate. Per questo anche gli autori dei contributi sono molto eterogenei e hanno coinvolto persone, professionisti che il cinema lo fanno come Alida Cappellini e Giovanni Licheri, Nicoletta Ercole, insieme a critici, giornalisti ed esperti come Gianni Canova, Oscar Iarussi, Nicole Bianchi Cristiana Paternò, Marlon Pellegrini, Italo Moscati, fino a Cristina Francucci Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, Serena Della Porta e Anna Caratini esperte di educazione museale e del patrimonio, curatrici con me della sezione di mostra “Backstage”. Diverse voci per un racconto corale come l’opera filmica per delineare un organismo complesso come Cinecittà.

C’è qualcosa che manca ma che invece avrebbe voluto inserire?

Sicuramente qualcosa manca sempre ma non si può pensare di essere esaustivi e non avrebbe neanche senso in una riflessione su un luogo così in divenire, però sicuramente alcuni pezzi della collezione, per diverse ragioni, vanno ancora catalogati come le macchine da presa storiche, inoltre abbiamo da poco identificato la provenienza di un bellissimo galeone di cui per anni ci siamo chiesti l’origine. Per il resto sarà poi chi legge a valutare.

Il catalogo racchiude e sintetizza 10 anni di storia di “Cinecittà si Mostra”. Bilancio e prospettive per il futuro?

Cinecittà si Mostra è una realtà giovane e ha ancora bisogno di fare molta strada, ma i traguardi che ha raggiunto sono stati molti e in poco tempo, ora ci auguriamo di avere il giusto posizionamento come polo espositivo e museale, è questa la grande sfida dei prossimi anni.

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