Fellini in scena, le fotografie di Franco Pinna al Castello di Corigliano d’Otranto

by Paola Manno


Cerco di scrollarmi di dosso tutti i miei pensieri su Fellini, che è un regista così magnifico e così complicato, accipicchia. Un regista che amo nel profondo per il suo racconto della verità, dei mali nel mondo (gli occhi di Gelsomina sono spilli nella coscienza), che adoro per i voli coraggiosi dei suoi sogni multiforme, un regista la cui opera non ha sciolto, tuttavia, molti nodi nelle mie interpretazioni di certi film difficili, di immagini riempite di mille scrigni e pochissime chiavi.

I film di Fellini hanno raccontato al mondo una società che è diventata un modo di dire (la dolce vita), ma ha mostrato molti altri lati del carattere degli italiani, attraverso l’universo di personaggi che popolano i suoi film: non solo uomini caciaroni, birbanti, amanti della bella vita, donne fatali e bellissime, ma anche uomini fragili, schiacciati dai dubbi, mostruose signore affamate, madri accoglienti e manesche, ragazzini sognatori.

Vedere un film di Fellini è un’esperienza disarmante, in cui la mano del regista ha un tratto nettissimo; impossibile non pensare alla mente del suo creatore. Impossibile non domandarsi: chi c’è dietro tutto ciò?


Ma sì, voglio spogliarmi di tutti questi miei pensieri prima di entrare nel Castello Volante di Corigliano d’Otranto per visitare la mostra “Fellini in scena! Fotografie di Franco Pinna”, organizzata in occasione del centenario della nascita del regista da Archivio Franco Pinna, Castello Volante, Archivio Cinema del reale, Big Sur e OfficinaVisioni, curata da Claudio Domini e Paolo Pisanelli e che proseguirà fino al 28 settembre. Lo faccio nei giorni della festa del Cinema del Reale.

È sera, c’è molta gente che passeggia nelle sale del castello in attesa di un film. C’è chi prende nota, chi sbircia qualche minuto per poi andare a bere un drink.
Io voglio cogliere l’uomo Fellini attraverso il racconto di un grande fotografo, di uno che prima di raccontare il mondo magico che ruota attorno alla macchina da presa ha fotografato, negli anni ’50, la vita del popolo, della gente scalza in assolati paesi, il dolore del canto e della danza delle tarantate.

“Franco Pinna, forse il fotografo più delicato e discreto che io abbia incontrato nella mia carriera, scattava quasi sempre le sue foto un po’ prima del ciak, sapendo bene quanto mi innervosisse prolungare anche di soli pochi minuti la scena dopo che avevo dato lo stop. Serio, metodico, molto silenzioso (….) con Pinna io ero sicuro che avrei avuto la documentazione più corretta e fedele di quanto stavo facendo (….) testimone fedele e personale insieme di quello che è l’ambiente di un set, la realtà del cinema nel suo farsi” scrisse Fellini nel 1988.

Ed è proprio questo che mi aspetto di vedere nelle oltre cento immagini, di cui molte inedite, esposte nelle sale di un castello illuminato da splendide luminarie che ti cullano in questo breve viaggio: il set. La fatica del set, che può avere mille momenti spensierati ma che resta, io credo, uno dei luoghi più complicati del mondo. Il set che è movimento, organizzazione, ansia, binari, luci e calore. E poi silenzio. E poi la storia che diventa vera, che negli occhi del regista prende finalmente forma dopo essere stata pensata e scritta e messa in discussione mille volte. Cerco gli occhi di Fellini sui suoi set, così spiritati nei primi scatti, apertissimi, attentissimi, canzonatori. Gli occhi di Fellini dritti nell’obiettivo, con un sorriso appena accennato. Voglio dimenticare la sua vita, i suoi amori, i suoi sbagli umani, le sue passioni e scoprire i gesti di questo signore che nelle foto è sempre in giacca, camicia e cravatta, e ha l’aria di uno che non ha bisogno di alzare la voce. Pensieroso in un intenso primo piano. E poi indaffarato. Com’è bella la foto di Federico con il braccio alzato e una scopa in mano, dietro di lui qualcuno in un luccicante abito bianco, com’è prezioso questo scatto in cui il regista culla un incensiere, forse per mostrare ad un attore come fare oppure, chissà, solo per riaccendere un sorriso preoccupato. Il dito indice alzato, in alcune fotografie: voleva dire adesso basta oppure incominciamo o forse si ricomincia? Ci sono scatti che tirano fuori l’anima di un creatore di favole e insieme un lavoratore pratico, scatti che raccontano la pazienza e la passione, che mi mostrano un uomo che allarga i pugni o sistema la spallina ad un abito ma che sa anche divertirsi e ridere, persino fare un gestaccio al suo amico Franco che lo sta fotografando.

E poi ci sono le attrici e gli attori, Giulietta Masina, Anna Magnani, Sandra Milo, Marcello Mastroianni, ci sono le navi e i pagliacci e le fate, le nudità, le fontane e i pavoni, le tavolate imbandite, i vescovi, poi c’è Roma, c’è Rimini, scatti di immagini famosissime di un universo che ci accompagna e ci culla, raccontato in corsi di cinema di tutto il pianeta. Ogni foto è una piccola avventura con altre avventure dentro, perché Fellini è stato molte cose insieme e tante ne ha raccontate. “Fellini in scena!” è una mostra da guardare con il cuore leggero, senza uno sguardo critico, senza pensieri troppo intellettuali, se davvero si vuole godere delle cose – infinite- che sono state dette e scritte sull’autore. Entrare in quelle sale cercando un uomo che racconta un altro uomo. Lo amerete, forse, ancora un poco di più.

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