I mestieri del cinema: i truccatori e la dinastia dei Westmore

by redazione

La donna è proprio nel suo diritto e anzi compie una sorta di dovere
quando si studia di apparire magica e sovrannaturale:
è necessario che stupisca e incanti: idolo, deve dorarsi per essere dorata.
Deve soggiogare i cuori e colpire gli spiriti.
Importa a poco che l’astuzia e il sacrificio siano noti a tutti
se il loro successo è certo e l’effetto è sempre irresistibile.”
.

C. Baudleaire, Elogio del trucco, 1859

“Il pubblico non ama tanto conoscere, quanto riconoscere” diceva Jean Cocteau. Riconoscere un’attrice o un attore è sempre stato il segno della celebrità acquisita. Il trucco di un volto, l’attenuazione dei difetti, il risalto delle qualità è sin dagli inizi del cinema la base dell’immagine e dell’immaginario.

Ai tempi del cinema muto non esisteva né il mestiere di costumista né quello di truccatore. I risultati però disturbavano sullo schermo. Un’attrice infatti poteva avere da una scena all’altra un diverso tipo di trucco, un diversa pettinatura, cambiamenti nei dettagli del vestito, negli accessori. Molte di queste cose le hanno raccontate i Westmore, l’unica grande dinastia di truccatori che Hollywood abbia mai avuto.

Era il 1913, e a quel tempo solo due categorie di donne si truccavano: le attrici e le prostitute. A quei tempi, George Westmore viveva con la sua famiglia a Cleveland in un complesso residenziale popolato da prostitute. Quando le ragazze scoprirono la passione di George per il trucco, cominciarono a chiamarlo e a consultarlo sempre più spesso. All’epoca, persino le attrici più importanti come Mary Pickford e Lillian Gish avevano parrucche malfatte e non sapevano truccarsi.

Si usava ancora un trucco fortemente teatrale, come se gli attori dovessero mostrare il loro volto fino all’ultima fila di poltrone. Il risultato era che quando la macchina da presa riprendeva in primo piano questi volti, essi sembravano mascheroni greci. George Westmore si trasferì in California nel 1917. Allora Hollywood era costituita da poche baracche di legno, qualche albergo e polvere ovunque fra cui starnazzavano le galline. Cominciò a lavorare in un salone di bellezza sulla via della Speranza. In attesa delle dive. Un giorno arrivò Billie Burke, stella del muto che gli chiese una parrucca d’emergenza.

George aveva un sistema particolare di confezionare le parrucche. Le faceva cucire dai suoi figli usando capelli naturali e all’epoca era un fatto innovativo. Quando George portò allo studio cinematografico la parrucca, l’attrice si mise a  piangere talmente era perfetta. Fu così che Thomas Ince ingaggiò George Westmore come truccatore sul set. Era nata di colpo una nuova professione.

Bette Davis a un certo punto della sua carriera dichiarò di dover il suo successo a Ern Westmore uno dei sei figli di George, tutti diventati truccatori. La Davis portava le labbra a forma di cuore come la maggior parte delle dive dell’epoca. Con pochi colpi di pennello, Ern trasformò la bocca della diva con una linea decisa e gli angoli rivolti in giù. Mont Westmore, il primogenito, si creò una fama truccando Rodolfo Valentino. Riuscì a convincere l’attore a non utilizzare più brillantina ma vasellina per i capelli e ad alleggerire il trucco degli occhi. Fu lui a truccarlo anche sul letto di morte, quando la spoglia dell’amatissimo divo venne visitata come una divinità dalle ammiratrici in delirio.

Non si trattava di truccare solo dei volti. Bisognava anche escogitare soluzioni ingegnose. Mont inventò ad esempio delle mollette per capelli che non cadevano per una famosa pattinatrice americana. Ern invece, inventò il trucco del pezzo di carne fresca applicata su una gamba dell’attrice coperto di cerone e bruciato con il ferro da stiro dal cattivo di turno. La scena era di The Sea Beast (Il mostro del mare) di Milard Webb ed era così realistica da suscitare scalpore. Ma se i figli di George Westmore erano avviati a carriere sicure e trionfali, lui, il capostipite, soffriva. Era invidioso e si sentiva messo da parte. Si tolse la vita nel 1931. Voleva punire i suoi figli per il loro successo. Con l’andare del tempo e con le accresciute fortune del cinema americano, erano cresciute anche le fortune dei Westmore. A poco a poco erano entrati tutti a lavorare nel cinema, creando dal nulla un’arte che, avrebbe contribuito non poco alla costruzione del divismo e quindi del prodotto filmico.

E le ripercussioni sul pubblico femminile di tutto il mondo furono apocalittiche. Le donne adottavano ogni nuovo modo di truccarsi e di pettinarsi che vedevano andando al cinema. Il cinema “faceva” la moda, e tutte si ispiravano ai modelli estetici delle dive. Non era solo il volto a essere truccato. Carol Lombard ad esempio aveva poco seno. Perc Westmore, le ricoprì la parte superiore con un fondotinta molto chiaro, tracciando nel mezzo del petto una linea divisoria con del rosso che venne sfumato. E Wally Westmore inventò persino per Harold Lloyd, cui mancavano due dita della mano destra, una protesi perfetta. Nel 1935 i fratelli Westmore, aprirono insieme la House of Westmore, un modernissimo istituto di bellezza. Il successo fu subito enorme e fu creata anche una linea di cosmetici.

La House of Westmore ha chiuso i suoi battenti nel 1968. Erano cambiati i tempi ed era cambiata Hollywood. Dei sei fratelli ricordiamo Frank, il più giovane, che ha continuato la sua attività dividendosi tra superproduzioni e televisione, inventando le palpebre di gomma per gli occhi giapponesi di Shirley MacLaine in My Geisha (La mia geisha) del 1962 o il fondotinta a bidoni spruzzato con pistola sulle diecimila comparse egiziane di The Ten Commandaments di Cecil B. DeMille.

Un esempio interessante dell’importanza del trucco, ci è dato da The Godfather (Il Padrino, 1972) di Francis Ford Coppola. Il fatto che per inventare il Padrino, Marlon Brando si fosse imbottito la bocca con dei kleenex non è solo una leggenda. Implica la consapevolezza dell’attore che la verità del personaggio passa attraverso la trasformazione del corpo dell’attore. In più c’è il fatto che con la bocca si mangia e il cibo è una traiettoria portante del personaggio (Il Padrino viene ferito mentre compra un frutto e muore in mezzo ai pomodori).

L’intuizione è davvero geniale e fa scuola: quando il figlio Michael (Al Pacino) decide di commettere un omicidio, diventando di fatto un mafioso, è stato appena colpito da un poliziotto corrotto sicchè si trova ad avere una guancia gonfia anche lui. Basta questo particolare per intuire che Michael subentrerà al Padrino.

Cosmetici e trucco: essi testimoniano secondo molti, l’insicurezza femminile. La convinzione che il volto, al naturale, sia inadeguato. La glorificazione del fascino femminile operata dal cinema, incrementò in maniera mai vista prima, la richiesta di cosmetici. E oggi si è andati oltre, con la chirurgia estetica e i lifting. Il cinema in quanto specchio dell’immaginario femminile, ha in tutto questo grande responsabilità e come un ideale “cacciatore di teste” ha preceduto, indovinato, creato e seguito tutte le mode.

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