Life as a b-movie: Pietro Vivarelli

by Giuseppe Procino

A raccontarla, la vita di Pietro Vivarelli sembrerebbe la trama di un’insolita quanto avventurosa commedia di serie b (e badate bene una bella commedia di serie b). La sua è stata un’esistenza perennemente in avanti su tutto, un percorso atto al successo attraverso l’istinto, senza mai negare nulla del passato.

In pochi oggi conoscono il suo nome, eppure il suo apporto nelle arti dello spettacolo è stato decisivo per l’evoluzione delle stesse e della nostra cultura. Vivarelli è stata una personalità trasparente e spiazzante, un personaggio che ha trasformato la propria esistenza in una vera opera d’arte.

Prima autore di musicarelli e quindi di canzoni, lanciando nell’olimpo degli intoccabili star come Adriano Celentano. Suo il testo di 24000 baci, una canzone emblema di una generazione in evoluzione, che anticipa la libertà sessuale e le grandi tematiche del sessantotto. Una canzone amata dagli italiani e famosa anche al di fuori dello stivale, tanto da avere tra gli estimatori anche Emir Kusturica che la inserirì nel suo “Ti ricordi di Dolly Bell?” del 1981.

Precursore della cultura del video clip e poi regista tout court, autore di storie attualissime, in grado di raccontare attraverso il suo cinema la società contemporanea. Licenzioso quanto basta, senza mai eccedere, mantenendo sempre la prerogativa del cinema d’autore, frutto di un’acuta osservazione e di una curiosità senza confini o pregiudizi. Una filmografia che attraversa tutti i generi dal musical (Rita la figlia americana, con Rita Pavone e Totò) alle prime pellicole tratte dai fumetti (Mr X e Satanik), dal drammatico (il riuscitissimo Oggi a Berlino) all’erotico (Il dio Serpente) sino al documentario politicamente impegnato (I funerali di Enrico Berlinguer).

A riaccendere i riflettori su Pietro Vivarelli (scomparso da dieci anni, pochi mesi prima dal suo compleanno che avrebbe festeggiato con un lancio in paracadute) ci hanno pensato il regista Fabrizio Laurenti e suo figlio Niccolò Vivarelli con un bellissimo documentario presentato allo scorsa Mostra del Cinema di Venezia Life as a B- Movie.

Pietro Vivarelli, è questo il titolo di questo sentito e meraviglioso ritratto del sottovalutato regista Senese. Si tratta di un viaggio avvincente nella vita di Pietro Vivarelli attraverso filmati di repertorio, interviste, sequenze tratte dalle sue pellicole. É un piccolo documentario ma con un’intenzione precisa e efficace: restituire un’immagine coerente con il personaggio, mostrandone sia pregi che difetti senza alcun timore. Esattamente come Vivarelli stesso che ha affiancato al suo genio artistico una smisurata passione per le donne, gestita tra vari matrimoni con assoluta e spiazzante sincerità, regista viaggiatore ma padre sui generis, eclettico e convinto comunista (unico italiano ad avere la tessera del Partito Comunista Cubano) con un passato da giovane fascista: non contraddizioni ma scelte giuste e scelte sbagliate.

Il ritratto che questa pellicola delinea è l’unico ritratto possibile, perché fedele nello spirito a quello del regista, giornalista, consulente musicale e si mostra come una grande occasione per scoprire (o riscoprire) Pietro Vivarelli, con la sua attitudine onesta, travolgente e intraprendente: un rivoluzionario con la macchina da presa.  

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.