Mickey Mouse, l’eroe del sound cartoon con la gioia per la conquista

by Orio Caldiron

Sembrerà un paradosso, ma quando Mickey Mouse fischietta allegro al timone del vaporetto e tira la fune per azionare le sirene dei fumaioli che rispondono con richiami riecheggianti nell’intera vallata, lo sappia o no, inaugura un’epoca.

Quella del primo disegno animato sonoro che con Steamboat Willie, presentato con grande successo il 18 novembre 1928 al Colony Theater di New York, segna una svolta nell’animazione che finalmente parla e canta come se, nella perfetta sincronia di immagine e suono, musica e battute balzassero fuori direttamente dallo schermo. Ma anche l’epoca di Mickey Mouse, l’eroe del sound cartoon – disegnato da Ub Iwerks e prodotto da Walt Disney, il suo fan più accanito: “Io non posso vivere senza di lui” – subito al centro di un’enorme popolarità, anche grazie ai calci che Gambadilegno non gli risparmia e lui gli restituisce. Sarà giusto o no, ma qualcuno vede nel panciuto avversario di sempre un’incarnazione dei nemici del New Deal contro i quali tuona il presidente Franklin Delano Roosevelt: “La felicità non consiste nel mero possesso del denaro. Sta nella gioia della conquista, nel brivido dello sforzo creativo”.

Il crollo di Wall Streat del ’29 arriva quando il topo ha appena un anno, ma non si lascia certo abbattere dall’incubo della Depressione se poco più tardi è la star del Mickey’s Gala Première a cui, dopo gli omaggi di Clark Gable, Stan Laurel e Oliver Hardy, Charlie Chaplin, i fratelli Marx, va il bacio di Greta Garbo. Sin dall’inizio degli anni trenta – nello stesso periodo in cui gli Walt Disney Studios sfornano decine e decine di corti in cui il personaggio rifà tutti i generi hollywoodiani, moltiplicando le sue imprese, ballerino, pompiere, violinista, direttore d’orchestra, aviatore in panne con Minnie che si salva appesa alle mutandine paracadute – prende il via il mondo parallelo del Mickey Mouse a fumetti, le cui storie giornaliere appaiono ne quotidiani americani, presto approdate anche in Italia. Soppiantato più tardi da Paperino, per almeno un decennio il topo di carta seduce il pubblico con le strepitose storie di Topolino giornalista, Topolino e il mistero dell’Uomo Nuvola, Topolino sosia di Re Sorcio, ristampate più volte fino agli anni settanta nel grande formato degli “Albi d’oro” dalle suggestive copertine a colori.

Studiato da Walter Benjamin e da Sergej M. Ejzenstejn, che si fa fotografare mentre gli stringe la mano, è uno dei protagonisti assoluti dello scenario estetico contemporaneo, celebrato da pittori e da stilisti. Ognuno lo rappresenta a suo modo, ribelle anticonformista o difensore dei valori yankee, infilato nella rossa tuta di plastica della Nike o stampato in milioni di copie nelle T-shirt di tutto il mondo. Sempre in grado di mettere a soqquadro la realtà, di accettare la sfida dell’impossibile, di rispondere con una risata liberatoria alle obiezioni di chi, i piedi ben piantati per terra, non sa spingere lo sguardo negli spazi a perdita d’occhio dell’immaginario.

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