Quell’oscuro oggetto del desiderio di Luis Buñuel e i rinvii e gli atti mancati di una borghesia impotente

by Daniela Tonti

Nel corso del 1975, dopo aver girato uno dei suoi film più significativi (Il fantasma della libertà), Buñuel, ormai con una lunga carriera alle spalle fatta di pellicole memorabili come i suoi primi film surrealisti (Un chien andalou, L’age d’or), quelli del periodo messicano (I dimenticati, L’Angelo sterminatore), o quelli che contraddistinguono l’ultima fase della sua carriera trascorsa in Francia (Il fascino discreto della borghesia), comincia a scrivere, col suo fedele sceneggiatore Jean-Claude Carrière, la sceneggiatura del suo prossimo film Là-bas, il ritratto sadiano del feroce Gilles de Rais, riduzione dell’omonimo romanzo di Huysman.

Ma all’inizio del 1977 giunge l’annuncio di Quell’oscuro oggetto del desiderio, adattamento cinematografico di La femme et le Pantin, romanzo dello scrittore Pierre Louÿs del 1898.

Il  progetto di Buñuel di portare sullo schermo il romanzo di Louÿs risaliva al 1957, ai tempi di Gli amanti di domani e avrebbe dovuto completare un’ideale trilogia composta da Él e Estasi di un delitto. A quell’epoca Buñuel aveva pensato per la parte del protagonista a Vittorio De Sica, ma il produttore gli propose Cary Grant e Brigitte Bardot ed egli rifiutò. Venti anni dopo grazie al produttore Serge Silberman il film si potè realizzare.

Ventisei giorni dopo l’inizio, le riprese si interrompono. Buñuel si accorge che l’attrice Maria Schneider, designata per la parte di Conchita, è incompatibile con il personaggio. Silberman sostituisce la Schneider con due attrici diverse che si sarebbero divise la parte: la quasi debuttante Carole Bouquet e la sensuale Angela Molina. Nei panni del protagonista maschile l’attore buñueliano per eccellenza: Fernando Rey; nel cast compaiono anche Julien Betheau, Muni, Milena Vukotic e André Weber.

Un uomo sulla sessantina di nome Mathieu Faber entra in una agenzia di viaggi di Siviglia e compra un biglietto per Parigi. Giunto alla stazione col suo maggiordomo Martin, prende posto sul treno. Insieme a lui nello scompartimento una donna con la figlia, un magistrato, e un nano professore di psicologia.

Sui binari Mathieu è raggiunto da una giovane ragazza, Conchita, che lo implora di non partire; egli le rovescia un secchio d’acqua addosso. Durante il viaggio racconta ai suoi compagni il perché di quel gesto.La bella Conchita che era stata la sua cameriera gli aveva fatto perdere la testa. Dopo un serrato corteggiamento tra l’uomo e la giovane ragazza inizia un rapporto tormentato di attrazione-repulsione, caratterizzato da continui rimandi, che li porterà verso un finale sorprendente e inaspettato.

Nel rapporto tormentato tra Mathieu e la giovane ballerina di flamenco Conchita, è possibile rintracciare il tema dell’ossessione e più nello specifico dell’ossessione sessuale. Il vecchio borghese cerca a tutti i costi di possedere la ragazza ma per quanto si sforzi non ci riuscirà mai. L’oggetto del desiderio è ingannevole, fugge via di continuo, quando sembra essere raggiunto si allontana inesorabilmente.

Per sottolineare l’impotenza del borghese e quindi di tutta una classe sociale, Buñuel costruisce una trama fatta di continui rinvii, di atti mancati: la promessa di Conchita di concedersi a Mathieu è sempre rimandata a un domani che non arriverà mai. 

Buñuel sottolinea l’umiliazione, la sottomissione e soprattutto l’impotenza, l’impossibilità di agire del maschio e di tutta una classe sociale, la borghesia, con suprema cattiveria.

Quell’oscuro oggetto del desiderio è anche il teatro di esplosioni, rapine e attentati terroristici. Il «Gruppo Armato Rivoluzionario del Bambin Gesù» sta mettendo in ginocchio la città che ora vive in un clima di paura. Mathieu sembra però non accorgersi di niente: il mondo intorno a lui esplode, ma egli pensa solo al suo scopo, quello di ottenere Conchita.

La storia di Conchita e Mathieu non troverebbe mai un epilogo, si ripeterebbe sempre, all’infinito, se non intervenisse un elemento esterno come avviene nel finale. Un atto necessario da parte del regista, giustificato in parte dalla narrazione, per porre per sempre la parola fine a questa storia.  Non prevista inizialmente in sceneggiatura quest’ultima sequenza, che è stata girata due settimane dopo la fine delle riprese, è l’ultima scena in assoluto realizzata da Buñuel prima della sua morte.

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