The Lodger, il primo vero film di Alfred Hitchcock. I dubbi e la tensione sull’identità di Jack lo Squartatore

by Daniela Tonti

«La storia ruota tutta attorno a una domanda: il tizio che alloggia al piano superiore della pensione è Jack lo Squartatore?»

Così Alfred Hitchcock parlando di The Lodger: A Story of the London Fog (1927), il suo terzo film, considerato uno dei miglior film inglesi di sempre.

Il pensionante è il primo “vero” film di Alfred Hitchcock e quello in cui sono riconoscibili tutti i motivi e le cifre stilistiche del maestro inglese e delle opere prodotte nei sei decenni successivi: l’analisi dettagliata degli ambienti, gli elementi di suspense nelle maglie del racconto, il montaggio alternato, i movimenti di macchina, il simbolismo degli oggetti, l’iconografia cristiana e la sua poetica intrisa di scetticismo e umorismo sottile. Hitchcock parte dalla cronaca nera per costruire il suo cinema di attesa: da storie di ladri e assassini racconta la dimensione tragica senza mai smettere di trasmettere allo spettatore la sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere.

Blackamail e Il Pensionante furono le opere più importanti del cinema britannico. «Dal cinema inglese non ho imparato nulla», disse in seguito.

Scene notturne, elementi visivi utilizzati per aumentare la tensione, angolazioni di macchina, primi piani e riprese dall’alto sono tutti elementi espressionisti ma assolutamente innovativi in Gran Bretagna e che ritorneranno in molti altri suoi film.

I suoi primi film devono molto alle tecniche espressioniste dei registi tedeschi Fritz Lang e Murnau che affiancò quando era in Germania lavorando come assistente alla regia in The Blackguard ai Neubabelsberg Studios fuori Berlino. 

«The Lodger è il primo film nel quale ho messo in pratica ciò che avevo appreso in Germania. Il mio rapporto con questo film è stato del tutto istintivo; per la prima volta ho applicato il mio stile. In realtà possiamo dire che The Lodger è il mio primo film».

(Intervista a Truffaut.)

Tratto da un romanzo di Marie Belloc-Lowndes, è il primo film a raccontare, seppur in modo indiretto, la celebre storia di Jack lo Squartatore.

Ottenuti i diritti per la realizzazione dell’opera, Hitchcock, insieme a Eliot Stannard, scrisse la sceneggiatura e preparò minuziosamente tutte le scene prima di mettersi davanti alla macchina da presa.

Per interpretare i protagonisti vennero scelti Ivor Novello, attore teatrale molto famoso in Gran Bretagna, e June Tripp, attrice dalla breve carriera cinematografica, interrotta nel 1929.

Londra è sconvolta da brutali delitti compiuti ad opera di un killer seriale che ama firmare i suoi delitti come “The Avenger”, il vendicatore. Gli omicidi vengono commessi tutti rigorosamente di martedì e le vittime sono esclusivamente ragazze dai capelli biondi. Proprio un martedì notte nella pensione dei coniugi Bunting (Arthur Cresney e una splendida Marie Ault) si presenta uno strano ragazzo, Mr. Sleuth, che chiede di poter alloggiare da loro per qualche tempo.

Il pensionante mostra subito strani comportamenti tra cui un evidente odio per i quadri raffiguranti donne bionde. 

La sua prima apparizione nel film è particolarmente suggestiva, accompagnata da una musica inquietante mentre la padrona di casa gli apre la porta, lui sembra un’ombra che emerge dalla nebbia, con il viso seminascosto dalla sciarpa.

Sin da subito è molto attratto dalla bionda figlia dei Bunting, Daisy, fidanzata del detective Joe Betts.

Il rapporto perverso tra i due è bene racchiuso nella scena della colazione, in cui l’uomo, scherzando, cerca di colpirla con il coltello all’altezza del pube mentre il sorriso sul suo volto viene esaltato dal riflesso della luce sui suoi denti.

Nel processo creativo Alfred Hitchcock non perdeva mai di vista le reazioni del pubblico, le studiava a fondo anticipandole. Il tema del wrong man, dell’uomo ingiustamente accusato di un crimine, colpevole fino a prova contraria, condannato da una serie di equivoci e perseguitato dalla gente ma anche dallo spettatore, ritornerà in molti suoi film (Giovane e innocente, Il club dei 39, Il sospetto, Intrigo internazionale, Il ladro, etc.).

A differenza di un colpevole conclamato, il wrong man alimenta il dubbio e la tensione, avvia un processo di immedesimazione molto più forte.

E Hitchcock si diverte a confondere le acque attraverso equivoci e scambi di identità. E così il pensionante che si presenta la notte di martedì alla porta n.13 della pensione corrisponde alla descrizione del serial killer: alto, sciarpa che copre il volto, uno sguardo furtivo di chi ha tutta l’aria di nascondere qualche segreto.

Il film si apre con il primo piano del volto e dell’urlo della settima vittima del serial killer, illuminata dal basso. Una scena che ha fatto la storia del cinema. Lo stesso Hitchcock spiegherà la tecnica adottata per realizzarla.  «Ho preso una lastra di vetro, ho messo la testa della ragazza sul vetro, ho sparso i suoi capelli in modo che coprissero tutto il quadro, poi l’ho illuminato dal basso in modo che risaltasse la sua chioma bionda».

Le prime sequenze del film servono a introdurre la città e il voyeurismo dei suoi meschini abitanti affascinati dagli efferati crimini e alla ricerca di dettagli sempre più torbidi mentre le donne dai capelli castani sorridono credendosi al sicuro e i venditori di giornali si sfregano le mani. Un’affermazione sulla morale e sui costumi mai didascalica che costituisce un altro impulso dell’opera di Hitchcock.

Ne Il pensionante la detection, l’indagine, passa in secondo piano rispetto alla vicenda del misterioso uomo, vittima di una città e dei suoi abitanti isterici fino allo spaventoso climax in cui l’uomo è inseguito da una folla assetata di sangue.

Rohmer e Chabrol nella loro monografia su Hitchcock hanno sottolineato in due scene la presenza di rimandi all’iconografia cristiana che rafforzano il concetto di colpa: l’ombra dell’intelaiatura della finestra che si proietta come una croce nera sul suo viso mentre il pensionante è affacciato alla finestra. E la sua “crocifissione” alla ringhiera dove resta appeso per le manette quando sta per essere linciato dalla folla inferocita.

Sullo sfondo il melò amoroso nella forma del triangolo e la gelosia del poliziotto.

Il ventisettenne Hitchcock escogita modi diversi per sottolineare la tensione come la famosa scena dei passi dell’uomo che cammina nervosamente sul pavimento di vetro. I Buntings nella stanza sottostante fissano il lampadario oscillare mentre il soffitto diventa trasparente e possono vedere i suoi passi agitati. L’attore è stato filmato mentre camminava su una spessa lastra di vetro a cui era sovrapposta una doppia esposizione, una tecnica che ricorda M di Fritz Lang e la sua manipolazione delle superfici riflettenti. 

Il pensionante è anche il primo film in cui appaiono le scale, altro elemento del cinema del maestro inglese. Qui Hitchcock posiziona la macchina da presa sulla rampa: attraverso l’illuminazione tutto ciò che lo spettatore vede è la mano del pensionante sulla ringhiera mentre corre lungo diversi piani e che ricorda il bicchiere di latte illuminato che Cary Grant porta su per le scale in Sospetto (1941).

Hitchcock dirà della scena della scala in The Lodger: «Volevo mostrare, per mezzo di quell’inquadratura che la donna al piano di sotto probabilmente stava sentendo uno scricchiolio».

Il pensionante è anche il film in cui Hitchcock ha dato il via ai suoi famosi ruoli cameo.

Queste apparizioni, spiegherà a Truffaut, all’inizio sono funzionali al film, perché era scarseggiavano le comparse, successivamente diventano una superstizione e alla fine una gag.

Dopo il successo dell’uscita di The Lodger , i due precedenti film di Hitchcock, The Pleasure Garden e The Mountain Eagle (ora perduto) furono distribuiti da Gainsborough Pictures nel Regno Unito.

The Lodger è stato rifatto come film sonoro nel 1932, sempre con Novello nel ruolo del protagonista, ma non è stato un successo.

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