Un breve-lungo viaggio alla riscoperta del cinema d’animazione europeo

by Tommaso Campagna

Nell’ultimo mese ho postato su Facebook alcune brevi considerazioni, che ho chiamato ‘pillole di cinema’, su una parte poco conosciuta della storia della Settima Arte, ma ricolma di sorprese e di piccole-grandi gemme che meritano una riscoperta. Il successo riscosso dalla iniziativa anche nel gruppo dei cinefili di Fuori Orario, mi spinge a farne un piccolo-lungo racconto, accompagnato da corti dell’animazione che desteranno interesse, spesso meraviglia, a volte addirittura incanto, nei lettori di Bonculture.

Iniziamo con quella che viene definita la preistoria del cinema d’animazione europeo.

Siamo agli inizi del secolo XX.

Emile Reynaud (1844-1917) inventa il théâtre optique al Musée Grévin di Parigi. Le sue Pantomimes Lumineuses arrivano a totalizzare quasi mezzo milione di spettatori paganti. Un successo clamoroso. Il suo lavoro più celebre è il Povero Pierrot del 1892 che ammiriamo ancor oggi.

Pauvre Pierrot (aka Poor Pete) is an 1892 French short animated film directed by Émile Reynaud. It consists of 500 individually painted images and lasts abou…

Sfere, triangoli, poliedri di varie forme danzano al ritmo delle Hungarian Dances di F.Liszt. Siamo negli anni 30 del secolo scorso e il cinema vede la sua grande stagione dell’arte astratta, della ‘musica cromatica’, delle sperimentazioni di geni come Walter Ruttman, Hans Richter, Viking Eggelin e, soprattutto, di Oskar Fischinger. Tutti provenienti dal mondo germanico, tutti non a caso antinazisti.  Fischinger fu costretto ad emigrare ad Hollywood, ove creò altro suo capolavoro (Motion Painting n.1 del 1947). Nelle loro opere il miglior esempio di sinestesia, di incrocio di emozioni simultanee legate a sensi diversi. Rivedere queste opere fa riflettere sul fatto che l’opera di genio non invecchia mai e si veste costantemente di modernità, carattere tipico di ogni opera che si definisca ‘classica’, senza tempo.

An Optical Poem produced by Oskar Fischinger for MGM 1938, 7 minutes Music by Franz Liszt I hold no specific rights to this film footage, but present it here…

1926. Lotte Reininger (1899-1981) gira il primo lungometraggio d’animazione d’Europa, forse del Mondo.  Achmed, il principe fantastico si avvale degli effetti di altri due animatori straordinari come Walter Ruttman e Berthold Bartosch e del commento sonoro di Wolfgang Zeller. Tratto da vari episodi de Le Mille e una notte fu descritto da una rivista specialistica americana “un magnifico film pieno di sentimento, eccitanti battaglie, magia e una malvagità sinistra e spaventevole”.

Lotte Reininger, una donna straordinaria del nostro cinema europeo. Riscopriamola. Vedendo queste immagini la mia prima emozione è stata di stupore. Poi subentra l’incanto.

1932. Nasce il primo film d’animazione ‘filosofico’. Berthold Bartosch, boemo, si trasferisce a Berlino, dove accetta la proposta di Kurt Wolff, editore, di trarre un film dalle incisioni del fiammingo Frans Masereel. Con l’avvento del nazismo, Bartosch si trasferisce a Parigi e inventa un congegno basato su lastre di vetro sovrapposte che gli consentono di creare la profondità di campo. Nasce “L’idée”. Un film di 25 minuti in cui l’idea viene raffigurata come una donna bellissima e nuda. Si tenta di addomesticarla, di vestirla, la si giudica, si condanna il suo autore che viene giustiziato, ma ella sopravvive. Viene ancora derisa, calpestata, si cerca di asservirla al dio denaro. Ma l’idea (Bartosch era socialista) si rivolge solo ai più umili, agli sfruttati. Per poi tornare alle stelle, all’empireo. Pronta per ritornare sulla terra solo quando potrà produrre frutti per elevare l’umanità. Un piccolo capolavoro della storia del cinema e delle idee. Musica di un certo Arthur Honegger. E non so se mi spiego. Buona visione.

Dopo le lastre di vetro di Bartosch che creano profondità di campo, entriamo nello ‘schermo di spilli’ della coppia Alexeieff-Parker.

Prendiamo un pannello bianco perforato da spilli neri retrattili. Mettiamo due lampade ai due angoli superiori del pannello. Ogni spillo genererà due ombre. Se estroflesso produrrà il nero assoluto, totalmente retratto il bianco assoluto. In posizione mediana consentirà di sviluppare l’intera gamma di grigi. In questo modo si può comporre qualunque immagine. Geniale, vero?

I due compagni d’arte e di vita impiegheranno 18 mesi, negli anni 1932 e 1933, per realizzare il loro capolavoro, “Una notte sul Monte Calvo” con la musica, ovviamente, di Moussorsky orchestrata da Rimsky-Korsakoff.

Alexeieff fu etichettato come surrealista. Ma lui giustamente replicò: “Loro suonano la tromba, io il violino”. Magnifica risposta, come magnifica è l’arte della coppia Alexeieff-Parker.

Cercate su YouTube anche “Il naso” tratto da Gogol’.

Alexeïeff’s animation of Night on Bald Mountain (great sound) Produced in 1933 with origial sound track replaced with much better fidelity transfer. I wish t…

Veniamo al cinema d’animazione italiano con il Risorgimento raccontato da Cesare Zavattini. La sua proverbiale ironia mista all’arte dei disegni animati dei fratelli Gavioli e Paolo Piffarerio.

1961, La lunga calza verde.

Andiamo alla riscoperta di Pino Zac, nome d’arte di Giuseppe Zaccaria (1930-1985), colui che si autodefiní “anarchico libertario neofeudale conservatore di estrema sinistra.” Sarcasmo, cinismo, arguzia gli ingredienti della sua arte. Vediamo la sua trasposizione di uno dei capolavori di Italo Calvino.

Spostiamoci ora in Olanda. In questo Paese vi fu, negli anni 1947-1971, uno dei più importanti studios dedicato all’animazione, chiamato “Dollywood” di Joop Geesink (1913-1984). Ma il film d’animazione olandese più celebre della storia è dovuto ad un immigrato danese, Børge Ring, che vinse l’Oscar nel 1984 per questa delicata e incantevole storia di due sorelle, “Anna & Bella”. Dedicato a tutte le sorelle.

1990. La Germania che vantava, nel campo dell’animazione, artisti del calibro di Urchs, Herbst, Krumme sbaraglia tutti vincendo il premio Oscar con un corto fatto da due studenti, i gemelli Lauenstein. Un capolavoro di intelligenza.

Un film attualissimo in tempi di Covid19. Ogni nostro comportamento provoca conseguenze nella vita e nei comportamenti altrui determinando un disequilibrio. ‘Balance’, ‘Equilibrio’ è infatti il titolo del film. E tratta poi, in soli sette minuti, anche il tema della finitudine delle risorse. E di come la loro scarsezza determina anche comportamenti moralmente riprovevoli che possono, peraltro, condurre a situazioni di stallo come alla fine di questa piccola gemma dell’intelligenza artistica di questi studenti universitari.

In cerca di acqua, un pupazzo fatto di sabbia abbandona il mondo in cui vive, anch’esso fatto di sola sabbia. Precipita in un mondo fatto di carta, e poi in un mondo di pietre, e quindi in un mondo di ferro. È in cerca di acqua, l’elemento della vita, della sopravvivenza. Segue il suono di una goccia che cade. Altro piccolo capolavoro filosofico di un altro studente universitario tedesco, Tyron Montgomery.

“Quest”, premio Oscar per i cortometraggi d’animazione nel 1996.

1961. Karel Zeman (1910-1989), definito in tutte le storie di cinema come “il secondo Méliès”, grazie alla sua smisurata fantasia e all’amore per il meraviglioso, crea il suo capolavoro. Probabilmente la più bella versione del romanzo di Rudolf Erich Raspe, è proprio questa dell’artista ceco. Qui il trailer del film disponibile su Apple tv.

Non si può parlare di cinema d’animazione europea senza fare cenno a Jan Švankmajer. Pittore, scultore, marionettista, cineasta surrealista. La sua ossessione sono gli oggetti. La sua tecnica preferita è la stop motion. Tra i suoi film d’animazione, il più celebre è “Možnosti dialogu” (letteralmente ‘opzioni di dialogo’ – 1982) che vinse il gran premio al festival di Annecy (il più importante festival del cinema d’animazione del mondo). Teste alla Arcimboldo formate da oggetti commestibili e altre formate da utensili e oggetti di metallo si fronteggiano, si fagocitano in un processo evolutivo inarrestabile che conduce all’essere umano e al principio malthusiano dell’homo homini lupus. Una metafora lacerante del consumismo e della violenza distruttiva dell’uomo nei confronti dell’ambiente ove vive. Qui uno spezzone.

Per chi volesse vederlo per intero: https://vimeo.com/12073562

Negli anni 60 non era celebre solo la Cecoslovacchia per la sua animazione, ma v’era anche la Scuola di Zagabria con straordinari cineasti come Nikola Kostelać, Vatroslav Mimica, Vlado Kristl.
Ma il più celebre di essi fu Dušan Vukotić. Di questo straordinario artista, ironico e arguto, vediamo “Surogat” (1961), primo film straniero a vincere l’Oscar per l’animazione. Un film che può darci anche dei suggerimenti per vivere quest’estate ‘surrogata’ in tempi di Covid19.

Passerete dieci minuti in allegria e divertimento.

1978. Zdenko Gašparović realizza quello che verrà considerato il capolavoro dell’animazione jugoslava. Ispirato dalle opere pittoriche di George Grosz, Egon Schiele, Lucien Freud e anche del nostro De Chirico, si lascia ispirare dalla musica per pianoforte di Erik Satie per un lavoro composito e poetico.

“Es bien sabido que algunas de las piezas más bellas y originales de animación han sido creadas en Europa del este, en países del antiguo…

L’animazione polacca deve tutto a due grandi cineasti, Jan Lenica e Walerian Borowczyk. Dopo il viaggio di quest’ultimo in Francia nel 1954, dove ha modo di conoscere l’avanguardia, nasce una produzione ispirata al movimento dadaista e a Samuel Beckett. Sono anche gli anni del teatro dell’assurdo di Ionesco. Di questa intensa produzione vogliamo ricordare Ryszard Czekala che nel 1971 realizza un film, Apel, in cui divampa il ricordo di una ferita mai più rimarginata nel popolo polacco.

Restiamo in Polonia con questa piccola gemma del 1981 del grande artista, sconosciuto ai più, ma venerato da chi ama e studia l’animazione europea, Zbigniew Rybczynski. Con “Tango” che è incentrato sulla rappresentazione di un’azione dinamica in uno spazio circoscritto, sull’articolazione complessa di movimenti multipli in ambienti apparentemente quasi claustrofobici, Rybczynski vinse non solo il gran premio ad Annecy (il più importante festival del cinema d’animazione del mondo) ma anche l’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione nello stesso anno. Godiamocelo ancora una volta. Ne vale la pena. Si tratta dello spezzone che ha avuto il maggior numero di ‘like’ e commenti entusiasti su Facebook.

1981. L’Ungheria diventa protagonista del cinema d’animazione mondiale con questo straordinario cortometraggio che vince l’Oscar. Ferenc Ròfusz (1946) racconta ‘in soggettiva’ gli ultimi 3 minuti della vita di una mosca. Ancora una volta un prodotto artistico di puro genio.

A visão de uma mosca… “This short, an Oscar winner, is an exceptionally detailed effort that can be a bit unsettling at first (particularly for anyone who …

Facciamo ora la conoscenza di altro straordinario artista.  György Kovásnai, ungherese (1934-1983) fu pittore, musicista e animatore tra i più arguti e intelligenti del suo tempo, fu definito “cold war artist” forse perché nella sua opera emerge chiaramente il disagio di chi non riesce a sposare il proprio pensiero, dichiaratamente antiborghese, con una società sempre più massificata sull’ideologia del terzo stato. Morì mentre stava per realizzare forse il suo capolavoro tratto dal Candide di Voltaire. Qui lo vediamo mettere alla berlina le pose ieratiche e ridicolmente sopra le righe di un grande musicista del tempo (Svjatoslav Teofilovič Richter) e una classe, quella borghese protesa alla ricerca di una comprensione che è superiore alle proprie facoltà intellettive.

Il dialogo della coppia è magnifico:

(Prima del concerto)

Uomo: Sono curioso di vedere l’esibizione di questo famoso pianista.

Donna: Anch’io.

(Dopo il concerto)

Uomo: Non capisco cosa ci vedono in questo pianista.

Donna: Neanch’io.

Sbarchiamo nel cinema d’animazione russo. E lo facciamo in compagnia di Andrej Kharšanovskij (1939), con un film italianissimo del 1997. Il grande artista russo è riuscito ad animare, grazie a Tonino Guerra, i disegni lasciati da Fellini dopo la morte. C’è tutto il mondo di Fellini, i suoi personaggi, la sua musica, la sua Giulietta, le sue malinconie e le sue idiosincrasie ma anche tutto il suo amore per l’umanità. Tuffiamoci ancora una volta in quel sogno chiamato cinema.

Veniamo ad un altro capolavoro. Aleksandr Petrov utilizza i suoi magnifici disegni ad olio stesi su più lastre di vetro, per dare anche il senso della profondità. Le lastre vengono fotografate e successivamente i disegni modificati (viene infatti usata una pittura ad olio a lenta asciugatura), per creare il fotogramma successivo.

La tecnica è lunga e laboriosa, ma il risultato è una sorta di quadro raccontato. Nel 1996 Petrov si fa intrigare da una celebre leggenda slava, quella dello spirito delle acque, Rusalka, che fu raccontata anche da Pushkin e musicata da Dvorak. La leggenda narra di una creatura fluviale che intende diventare umana attraverso l’amore per un uomo. La si accontenta a condizione che, se tradita dall’amato, dovrà tornare a vagare senza meta. Così infatti avviene ma l’uomo tormentato dai rimorsi le vorrà dare l’ultimo bacio consapevole che, dopo il bacio, morirà. Nel cortometraggio, un giovane e un anziano monaco rivivono la leggenda. Il vecchio è colui che l’ha amata e tradita in gioventù. Il giovane nipote ricadrà negli stessi errori?

Le figure di Petrov si mescolano, come colori su una tavolozza, in un movimento continuo senza sosta, dove un soggetto trasfigura nel colore in un altro, in una continua rinascita. Proprio come l’anima della sventurata sirena, che torna col suo fardello di morte e vendetta. Un piccolo, grande capolavoro.

Subtitles can be chosen and activated with button at bottom screen. Animation directed by Aleksandr Petrov

La Russia è la patria di altro grande cineasta d’animazione, parliamo del grande Garri Bardin (1941) e dei suoi magnifici pupazzi in plastilina. Qui Bardin si sofferma sul mondo tutto particolare della boxe, con i suoi riti, i suoi inganni, le sue lusinghe di show business in luogo del semplice sport agonistico. Un capolavoro del 1985 di ironia e di pura intelligenza artistica. 9 minuti tutti da godere.

Cosa avvicina l’Olanda al Canada? La risposta è una sola: Paul Driessen.

Dopo essere stato tra gli animatori del grande film “Yellow Submarine” del 1968 di George Dunning, trasmigrò in Canada e lì nel 1995 elaborò la sua teoria escatologica del mondo. Un cortometraggio scandito dalla musica di Vivaldi e da quadri ove accadono cose diverse, alcune in loop, in cui i personaggi, a volte esondano in altri contesti, in uno sviluppo di storie che conducono tutti all’epilogo più nefasto, la fine della vita, il trionfo del niente.

E con Paul Driessen finisce questa prima parte della storia del cinema d’animazione europeo. In un prossimo incontro parleremo del nostro più grande autore in questo campo, Bruno Bozzetto e scopriremo altre meraviglie.

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