30 anni di Pretty Woman, la Cenerentola moderna capace di dire di “no”

by Marianna Dell'Aquila

Poteva essere uno dei pochi film in grado di distrarre metà popolazione dal problema del Coronavirus che ci sta affliggendo in questo periodo, perché la storia d’amore di Pretty Woman fa sognare ancora oggi a distanza di 30 anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche con la regia di Garry Marshall. Era esattamente il 1990 quando il mondo si è innamorato di una giovanissima Julia Roberts, all’epoca appena ventitreenne, nei panni della prostituta Vivian che riesce a trovare l’amore e a riscattare le proprie sofferenze grazie all’incontro con il miliardario Edward, interpretato da Richard Gere.

Tutto incomincia con una casualità. Edward è un miliardario newyorchese che si trova a Los Angeles per affari. Vivian è una prostituta finita a fare questo mestiere per necessità. Edward, alla guida della Lotus del suo avvocato, si perde per le strade di Los Angeles finendo in uno dei quartieri peggiori della città. Lì incontra Vivian alla quale chiede indicazioni stradali e la ragazza, con molta scaltrezza, riuscirà a scucire soldi al miliardario con la promessa di accompagnarlo fino a destinazione. Le poche parole che i due si scambiano lungo il tragitto sono sufficienti affinché tra di loro nasca una strana sintonia, tanto che alla fine Edward le chiederà di restare per la notte.  Edward è quel tipo di uomo che Vivian non ha mai incontrato nella sua vita non solo perché è miliardario, ma perché non vuole nulla da lei se non un po’ di compagnia. La mattina dopo Edward, per interessi puramente lavorativi, chiede a Vivian di accompagnarlo ad una cena d’affari e di restare con lui un’intera settimana. La ragazza è letteralmente colta di sorpresa, ma sa che un’occasione del genere non le si ripresenterà mai più. Come prevedibile, Vivian farà fatica ad entrare nel mondo di Edward perché non ne conosce le regole. Per loro due è impossibile non innamorarsi l’uno dell’altro, ma Edward è ancora ferito dalle storie del passato e da un rapporto tormentato con il padre e la lascerà andar via senza pensare ad un futuro insieme. Ma Edward è un vero principe azzurro per Vivian e il lieto fine lo conosciamo tutti (anche se la sceneggiatura originale prevedeva un finale molto triste).

Certo, gli anni sono passati e non ci sentiamo più come delle ragazzine che sognano ancora il grande amore. Per questo ammettiamolo: oggi quel film non lo guardiamo più con il nodo allo stomaco che ci veniva quando eravamo più giovani. Il tempo ci ha insegnato che la vita non sempre è come quella dei film, siamo più ciniche, disincantate e a tratti un po’ arrabbiate con l’amore. Ma allora cosa ci fa stare ancora incollate davanti allo schermo a guardare Pretty woman che, obiettivamente parlando, non è neanche un capolavoro di regia? Saranno i due attori bellissimi, saranno gli abiti e i gioielli indossati da Julia Roberts, sarà tutto quel romanticismo che solo il cinema riesce a raccontarci ancora come un sogno, sarà che Pretty Woman ci ricorda di quando eravamo più giovani e con meno responsabilità. Ma c’è anche molto di più. Pretty woman è una favola che ci racconta di una Cenerentola moderna con la quale molte donne entrano in empatia perché è capace di dire “no”. L’amore tra Vivian e Edward è un amore nato per caso e senza progettualità, quella progettualità che invece troppe volte ci viene imposta dalla società (e da alcuni modelli cinematografici e televisivi) come qualcosa di necessario per far sentire una donna veramente realizzata. Oggi però non è più così e i “no” di Vivian al suo principe Edward valgono più di ogni certezza non desiderata.

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