Adoration, l’amore folle nel film di Fabrice Du Welz che chiude la trilogia delle Ardenne

by Giuseppe Procino

Paul ha dodici anni e vive nella clinica psichiatrica in cui lavora sua madre. Tutto quello che ha di suo padre, è una fotografia in cui l’uomo è ritratto accanto ad una moto. Il ragazzo passa le sue giornate nella foresta attorno alla clinica incuriosito dalla natura e prendendo cura di animali in difficoltà. La sua vita è una routine continua, senza particolari momenti di svago. Ogni giornata è identica alla precedente.

Eppure Paul è un ragazzino protettivo e affettuoso, tanto da leggere racconti a sua madre prima di addormentarsi e salvare la vita a un passerotto incagliato in uno spago per poi proteggerlo e nutrirlo: il suo unico amico oltre due civette. Un giorno nella clinica arriva Gloria, un’adolescente schizofrenica e ribelle. Nonostante l’opposizione dei dottori della clinica e di sua madre, Paul lega tantissimo con la nuova arrivata fino a innamorarsene perdutamente, fino a provare un sentimento puro. Un amore senza condizioni, destinato a incontrare tragiche conseguenze. Gloria convince Paul di essere in pericolo e il ragazzo asseconda le sue paure e un inaspettato incidente costringe i due ragazzi a fuggire.

Abbandonata la prerogativa di un cinema estremo ed estremizzato, il nuovo lavoro di Fabrice Du Welz si realizza in una pellicola delicata ma tesa, in grado di agire in maniera silenziosa sul pathos crescente, che non trova mai un vero momento di totale esplosione. Eppure questa volta Du Welz riesce a creare una linea autoriale ben precisa, giocando con parsimonia con i vari generi e confezionando una storia di gran pregio, una sorta di favola reale che prescinde dal comune concetto di dimensione spazio temporale.

Il mondo in cui si muovono Paul e Gloria è un mondo distante dal quotidiano, una visione che si manifesta attraverso le loro azioni. Paul immagina di poter comunicare con la natura, Gloria invece immagina una realtà deviata, il primo con l’innocente sguardo di chi sogna un mondo al di fuori della propria campana di vetro, l’altra con una patologia che la porta a distorcere il mondo fuori, entrambi con il peso del sentirsi rifiutati. Uno con il bisogno di voler bene a qualcuno o qualcosa, l’altra, con il bisogno di sentirsi protetta.

È una sorta si equilibrio tra bisogno di possesso e necessità di appartenenza che non può trovare una logica se non appunto nella fede, nell’adorazione che il giovane adolescente nutre nei confronti della giovane paziente, allora lì e solo lì, è possibile concepire la violenza (casuale o volontaria che sia) e poterla osservare come un fatto disturbante ma da accettare. È l’equilibrio instabile tra realtà e finzione la parte realmente determinante del loro rapporto, la tendenza al grande salto nel vuoto frutto dell’idealizzazione.  

Adoration diviene così una riflessione applicabile al macrocosmo delle relazioni, includendo anche una sottile rifrazione sulla bulimia sentimentale dettata dall’alienazione contemporanea. Nel film di Du Welz, non esiste la tecnologia avanzata eppure i due giovani protagonisti sono costretti a essere disconnessi con il mondo. La perdita dell’innocenza, un coming of age che diviene, così, consapevolezza della scelta, è un viaggio su più livelli all’interno del senso reale dei rapporti di coppia e dell’amore folle.

Partendo dalla storia di un sentimento privo di sovrastrutture e puro nella sua essenza come può essere l’amore a dodici anni, Du Weltz intesse un intreccio narrativo che indaga sui limiti della storia di un amore folle, privo d’inibizioni che spinge all’atto estremo. L’immagine di Paul, un moderno Abramo che deve essere disposto al sacrificio, si contrappone all’immagine di Gloria, donna angelo da proteggere a ogni costo. Entrambi i protagonisti sono così dama e cavaliere, coinvolti in atto di fede sprovveduto ma decisivo. Chi è più folle tra i due protagonisti? Gloria, schizofrenica reale o Paul, disposto a fare qualsiasi cosa pur di prendersi cura di lei?

Dopo Calvaire e Alleluia, il regista Belga, arriva al gran finale della sua trilogia delle Ardenne confezionando un teen drama ammaliante con non poche incursioni nel thriller e qualche omaggio al cinema di genere italiano degli anni settanta. La scrittura essenziale ma performante accompagna una recitazione eccellente e una regia efficace.

Il film ha vinto il Premio speciale della giuria e quello per la miglior fotografia all’ultimo Sitges – Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya.

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