America, il bellissimo documentario di Giacomo Abbruzzese sulla ricerca e il senso di appartenenza

by Giuseppe Procino

È una scarica emotiva fortissima America di Giacomo Abbruzzese, un colpo al cuore. Una poesia visiva e sonora che rapisce, appassiona, commuove.  Un’indagine intima e personale alla ricerca del senso di appartenenza ma anche una riflessione sul valore degli affetti. America è un percorso al contrario per ricostruire l’identità e le ragioni dell’individuo che compie delle scelte ma anche il tentativo di riempire i puntini di sospensione tra due parentesi. È un percorso verso la verità partendo da una bugia (il regista ha creduto per anni che suo nonno fosse morto sì in America ma in un incidente stradale), attraversando tutti i punti di vista e dimostrando che la vita è fatta di versioni diverse, non sempre giuste, ma diverse.

È da qui che parte il viaggio di Giacomo Abbruzzese per ricostruire la vita di suo nonno, nato in Grecia, vissuto a Venezia, sposato a Taranto e morto ammazzato a New York, dove ha vissuto per vent’anni alle prese con il sogno americano. Un sogno americano che si è realizzato nella creazione di una nuova famiglia, con una donna portoricana, una famiglia da tutelare e proteggere, a discapito della sua famiglia italiana, abbandonata, forse dimenticata. È un viaggio sentito, una sorta di vocazione per trovare delle risposte.

America è la storia di una scoperta, di un abbraccio invisibile tra la vita e i fantasmi del passato, per fare pace con quei fantasmi. Il risultato è un documentario realizzato con delicatezza, quasi sottovoce.

Abruzzese lavora su se stesso, sulla propria famiglia con home movies, fotografie e poi con le proprie immagini, a volte registrazioni di Skype call e fonde la materia a sua disposizione con equilibrato ritmo, mettendo in luce tutte le potenzialità della sua storia ma anche riuscendo a trasmettere un’empatia per la narrazione coinvolgente. Risaltano, accanto alla main story, narrazioni e tematiche secondarie che completano il senso di questo progetto. La storia di un uomo in perenne fuga dal proprio dolore alla ricerca di una serenità negata, finisce per essere anche la storia di un’evoluzione sociale, in cui si dispiegano svariati spunti di riflessione. È una storia che si sviluppa in profondità elaborando il lutto dell’assenza e raccontando una vita partendo da svariate angolazioni. Chi era Claudio per la madre del regista? Chi invece per sua nonna? Chi era per il figlio che aveva avuto negli Stati uniti? E chi era invece per Giacomo Abruzzese stesso, l’uomo dietro ma anche di fronte alla macchina da presa? Uno, nessuno, centomila versioni per ricostruire una vita, un percorso, un fotogramma mancante.

Ci vuole molta sensibilità e intelligenza per realizzare un prodotto del genere doti che sicuramente non mancano al giovane regista, accanto a un talento convincente per l’audiovisivo che avevamo già sperimentato con le sue opere precedenti (dal cortometraggio Fireworks al documentario Fame).  Che bello il cinema quando è in grado di emozionare, quando diventa febbre per il cuore dello spettatore e permane qualcosa che ti porti dentro anche dopo i titoli di coda. Da questo punto di vista America rappresenta un momento di grande cinema, un opera d’arte sentita ed efficace.

Presentato in anteprima a giugno al Biografilm di Bologna, America si appresta a partecipare a diverse competizioni nazionali e internazionali tra cui il Mònde Fest – Festa del Cinema su Cammini (Giovedì 10 ottobre) e alla prossima edizione del Festival du Cinéma Méditerranéen di Montpellier. Speriamo in una distribuzione sul territorio italiano.

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