“Aquile randagie”, gli scout coraggiosi che dissero no al fascismo e durarono per sempre

by Luca Pernice

Nei giorni scorsi a Foggia è stato proiettato il film “Aquile randagie”, una pellicola scritta dal regista Gianni Aureli insieme a Massimo Bertocci, Francesco Losavio e Gaia Moretti che racconta una storia vera italiana. E’ quella di un gruppo di giovani scout che – di fronte alla decisione di Mussolini di chiudere tutti i gruppi scout in Italia – scelsero la clandestinità, giurando che sarebbero durati un “giorno in più del fascismo”.

Il 9 aprile del 1928 mentre il Governo soppresse lo scoutismo un gruppo di scout dell’Asci, l’Associazione scoutistica cattolica italiana, fondarono le “Aquile Randagie”. A guidarle Giulio Cesare Uccellini e Andrea Ghetti. Fino al 1943 continuarono a svolgere le loro attività scout, in clandestinità rischiando in prima persona: Uccellini, una volta fu anche picchiato e ridotto in fin di vita da alcuni fascisti. Aquile Randagie che non rinunciarono ai loro campeggi e alla vita all’aperta scoprendo la Val Codera, una piana tra alberi   a poca distanza da Milano, meta ancora oggi di scout. Giovani e meno giovani.

Dal 1943 le Aquile Randagie continuarono la loro attività aiutando la resistenza, grazie anche ad alcuni sacerdoti. Furono le azioni di OSCAR Organizzazione Scout Cattolica Assistenza Ricercati, una organizzazione che riuscì a far espatriare in Svizzera ex prigionieri di guerra, ebrei, dissidenti e anche alcuni soldati tedeschi che rifiutarono di continuare la guerra. Grazie alle Aquile Randagie in venti mesi furono aiutati 850 prigionieri di guerra, 100 ricercati politici, 500 tra renitenti ed ebrei, 200 ricercati furono sottratti all’arresto e messi in luoghi sicuri.  Oltre tremila i documenti falsi che questi ragazzi e sacerdoti realizzarono, grazie anche alla collaborazione di uomini e donne. Mentre furono 2.166 espatri clandestini. Numerose le personalità che ebbero salva la vita grazie agli scout: il giornalista Indro Montanelli, Amintore Fanfani uno dei maggiori uomini politici italiani, Edoardo Mangiarotti, famoso schermidore italiano che partecipò a cinque edizioni dei Giochi olimpici fra il 1936 e il 1960.

La locandina del film

In realtà fare una conta certa delle persone tratte in salvo da Oscar e dalle Aquile Randagie non è possibile poiché operarono in silenzio e senza lasciare alcun documento. A volte avveniva che neanche i collaboratori di Oscar si conoscessero tra loro.  Giovani e ragazzi pronti a dare la vita, come in realtà accaduto, per salvare il prossimo. Azioni proseguite anche dopo la liberazione: da quel momento quei ragazzi salvarono numerosi fascisti dalle fucilazioni sommarie e senza giustizia. Uno scout, recita la Promessa, si impegna ad “aiutare gli altri in ogni circostanza”. E loro lo fecero. Per rispondere alla loro Promessa scout, alla loro promessa di fede. Non chiedevano chi fosse colui che dovevano salvare: non chiedevano il suo credo, o il suo partito.

Quello delle Aquile Randagie è stato uno scoutismo coraggioso, ribelle inedito e purtroppo poco conosciuto. Nella Sala Farina a Foggia, durante la proiezione del film, c’erano tantissimi scout della Capitanata. Ma è un film che dovrebbe essere portato nella grande distribuzione. Un film che dovrebbero vedere tutti i nostri ragazzi di Foggia. Quelli che girano per la città spaventando, aggredendo e minacciando i coetanei; quelli che, a soli 12 anni, si incontrano per fumarsi uno spinello; quelli che per puro divertimento vandalizzano i parchi della città.

Il film sulle Aquile Randagie racconta la storia vera di ragazzi. Racconta una storia vera di coraggio e di paura, ma anche di fedeltà e ribellione. E soprattutto racconta che “cambiare il mondo si può”. Anche se si è solo dei ragazzi.

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