“E’ stata la mano di Dio”, Sorrentino torna a girare a Napoli

by Nicola Signorile

Napoli. Paolo Sorrentino. Diego Armando Maradona. Serve aggiungere altro? Un ritorno a casa per il regista premio Oscar per La grande bellezza che tonerà a breve a girare nella sua città natale: “Sono emozionato all’idea di tornare a girare a Napoli, vent’anni esatti dopo il mio primo film – ha dichiarato Sorrentino – È stata la mano di Dio è, per la prima volta nella mia carriera, un film intimo e personale, un romanzo di formazione allegro e doloroso.

La sintonia con Teresa Moneo, David Kosse e Scott Stuber di Netflix, sul significato di questo film, è stata immediata e folgorante. Mi hanno fatto sentire a casa, una condizione ideale, perché questo film, per me, significa esattamente questo: tornare a casa”. Un film a Napoli, a 20 anni dallo strepitoso L’uomo in più, sua opera d’esordio che ne svelò il talento e inaugurò la lunga collaborazione con l’attore-feticcio Toni Servillo. In attesa di poter iniziare le riprese negli Stati Uniti del già annunciato Mob Girl con Jennifer Lawrence nelle vesti di produttrice e protagonista, Paolo Sorrentino  scriverà e dirigerà È stata la mano di Dio per Netflix, prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment, del gruppo Fremantle, e dallo stesso autore.

La dedica, sin dal titolo, è esplicita, almeno per gli amanti del calcio. La mano di Dio è Diego Armando Maradona; la frase fa riferimento alla giustificazione, passata alla storia, che lo stesso campione argentino diede al gol segnato di mano, quindi irregolarmente, contro l’Inghilterra nei quarti di finale dei mondiali 1986, la stessa partita in cui Diego segnò la rete più bella della storia seminando mezza squadra avversaria. Sorrentino non ha mai fatto mistero della passione per i colori del Napoli calcio e per il Pibe de oro, la cui figura in qualche modo ne ha attraversato la biografia privata e professionale. Un Maradona sotto falso nome, era uno degli ospiti del lussuoso resort sulle Alpi svizzere dove è ambientato Youth La giovinezza.

Al campione argentino andò il ringraziamento dopo aver ricevuto la statuetta per La grande bellezza, dopo, nell’ordine, Fellini, i Talking Heads e Scorsese. Infine, Maradona, confessò il regista in un’intervista, gli ha salvato la vita: per la prima volta, nel 1986, Paolo 16enne ebbe il permesso da suo padre di seguire la squadra in trasferta, per andare a vedere Empoli-Napoli, invece di andare nella casa di famiglia a Roccaraso con i suoi genitori, che morirono quella notte nel sonno per una fuga di gas. Trama e cast ancora ignoti ma sappiamo che il tempo che passa è una specie di ossessione per il regista, da Youth a This must be the place, fino al recente Loro. E a 50 anni appena compiuti, forse è giunto il momento per Paolo Sorrentino di raccontarsi intimamente, più di quanto non abbia già fatto attraverso le sue opere, tornando ai luoghi natii, alla famiglia, ai ricordi. Tratti biografici svelati anche dalle dichiarazioni di David Kosse, Vicepresidente, International Original Film di Netflix: “È un onore lavorare con uno dei più grandi cineasti d’Europa e portare la sua incredibile storia al mondo”.

Parla di  “una storia scritta splendidamente con il suo stile inconfondibile” Scott Stuber, Head of films del colosso dello streaming che, dopo Scorsese, Cuaron, Coen e Soderbergh, acciuffa anche il talento italiano. In attesa di poter gustare questo attesissimo ritorno a casa, i fan del regista possono “accontentarsi” delle sue ultime due creazioni televisive, la splendida serie The New Pope su Sky e il geniale corto girato con uno smartphone durante il lockdown che immagina un divertente confronto tra la regina Elisabetta e il Santo Padre (in miniatura), parte del film collettivo con cortometraggi di autori di tutto il mondo Homemade, disponibile su Netflix.

*foto di Claudio Porcarelli

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