Il viaggio di Chloe

by Paola Manno

Non mi piace passeggiare, in queste sere d’estate, nei vicoli affollati del centro della mia città. È un agosto come gli altri, pieno di automobili in cerca di parcheggio, pieno di gente in locali pieni di bicchieri; alla Lecce notturna preferisco le strade vuote dell’alba, quando incroci solo qualche giovane africano con diverse mercanzie, in attesa di un autobus per le spiagge salentine. Eppure questa sera mi spingo fino in centro per andare a vedere un documentario, “Il viaggio interiore di Chloe” della regista romana Simona Mondello, girato nel 2016.

Il film è vincitore del prestigioso Chatrapati Shivaji International Film Festival (Pune –India) nella categoria “BEST DOCUMENTARY” e del “Merit Award” Awareness Film Festival (Los Angels – USA).

Viene proiettato nell’ambito della sesta edizione del Cosmic Fest tenutosi a Lecce il 16-17 e 18 agosto, il programma è ricchissimo di proposte che spaziano da incontri con esperti, lezioni di danza, concerti, conversazioni, e, naturalmente, proiezioni. Il festival è organizzato dalla Cosmic Community, associazione no profit che promuove percorsi di sostenibilità sia per la salute umana che per tutti gli esservi viventi.

Arrivo al Convitto Palmieri e inizio a respirare il bel clima che l’evento, e il luogo scelto, offrono. Sono attratta dai deliziosi colori delle pietre delle collanine esposte sulle bancarelle attorno alla gradinata, sento l’odore buono dei cibi proposti. Il cinema all’aperto è uno dei piaceri della vita, penso. Fuori, il caos della movida salentina ma qui dentro, in questo cortile interno, le bellissime immagini di questo mediometraggio coccolano lo spirito.

La fotografia è pulita, curatissima. Mi colpiscono i luoghi, all’inizio resto spiazzata. Il documentario è in inglese ma i luoghi sono familiari, questo è il mio mare, questi sono i miei ulivi. Quando si parla di yoga si pensa all’oriente e immagini lontane ci vengono incontro, eppure non è necessario mostrare l’India per sentirne l’odore. E infatti queste scene sono girate in Puglia, Lazio e Umbria.

C’è una profonda armonia tra le immagini della protagonista Chloe (interpretata dall’insegnante Francesca de Luca) e le parole dei diversi maestri che raccontano la disciplina e che intervallano la narrazione. Tutto inizia davanti al mare. Questa donna cammina, si interroga, sente addosso una frustrazione percepibile, si abbandona alle acque.

Il percorso inizia da qui: perdersi per cercare di trovarsi. Così il mare avvolge e restituisce il corpo di una donna che deve rinascere. Chloe è una donna in cui è facile immedesimarsi, i nodi della sua vita sono quelli di molte di noi. Chloe ha paura eppure la sua fragilità non le impedisce di voler vivere appieno. Così seguiamo la protagonista in un viaggio interiore che la porterà a ritrovarsi sulla stessa spiaggia ma con una consapevolezza diversa, con un sorriso ritrovato. Il suo cammino si chiama yoga e nasce, come spiegano le parole del maestro Jayadev Jaerschky, da un desiderio intimo.

La felicità è questione di equilibrio: “Ci sono persone che curano il fisico, fanno sport, mangiano bene, ma non prestano attenzione alla propria anima, non coltivano la propria spiritualità. Ci sono persone che invece non si curano del corpo, non lo amano come si dovrebbe. Non si può essere felici se non si raggiunge il giusto equilibrio”.

Penso a questi giorni strani, difficili, quasi sospesi, giorni in cui le paure per nuovi contagi si mescolano alla esuberante voglia di vivere, e mi dico che il concetto di “equilibrio” è probabilmente uno dei più difficili del mondo. “Non tutti sono pronti a vivere questa esperienza – sostiene Jaerschky – a volte ci sono problemi che bisogna risolvere prima. Lo yoga è un cammino verso l’armonia”. Penso che da sempre l’uomo è alla ricerca della felicità e le risposte vengono da lontano o da vicino, sono diverse nei luoghi e nei tempi, numerose e seducenti. Penso alle persone che mi sono affianco, molti maestri di questa affascinante disciplina, molti studenti, o semplicemente curiosi, come me, di capire un pensiero che ti indica una strada.

Da spettatrice, cammino affianco a Chloe, sono con lei sulla sua bicicletta consapevole dell’esistenza del male, ma anche della gioia che ogni sfida sprigiona, della potenza della vita che è più forte del dolore. Ha tante cose da dire Chloe e la sua voce, a me pare, è anche quella della regista che ha sentito il desiderio, e l’esigenza, di raccontare, con amore, cura e attenzione, il suo incontro con lo yoga. Parole come gioia, equilibrio, ricerca, corpo, mente, spirito, felicità, si ripetono e ti invogliano a scoprirlo. In questa notte estiva, nonostante le mascherine indossate per ore, mi pare che il respiro si sia fatto più leggero.

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