La straordinaria storia di Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema pioniera per i diritti delle donne

by Giuseppe Procino

Arriva nelle sale Italiane il 15 luglio su distribuzione Wanted e Feltrinelli Real Cinema, Alla Corte di Ruth – Rbg, il documentario candidato a due premi oscar nel 2019. Ruth Bader Ginsburg ha ottantacinque anni e alle spalle una vita eccezionale. Oggi è un’icona per chiunque sposi la causa dei diritti civili per le donne e della parità dei sessi: la troviamo sulle t-shirt, sulle tazze, sulle borse. Oggi Ruth è diventata la “Notorious RBG”, modello delle donne americane e simbolo delle lotte per i diritti civili.

Dietro il suo essere un simbolo si estende una vita straordinaria, totalmente dedicata a battaglie che hanno cambiato la storia degli Stati Uniti ed hanno influenzato l’opinione pubblica, spingendo le categorie deboli alla reazione, una reazione non violenta ma ragionata, basata sulla chiarificazione delle proprie ragioni, sul far valere la legge e sull’interpretarla in rapporto ai cambiamenti sociali in atto in una società che vuole definirsi civile.

Dietro di lei una famiglia pronta a sostenerla, su tutti una madre scomparsa quando lei aveva appena diciassette anni che le lascia l’insegnamento più grande ovvero ”non lasciarsi sopraffare dalla rabbia e essere indipendenti” e un marito che crede in lei a tal punto da mettere da parte la propria carriera.  A lei l’America, bianca e “Maschia”, deve tantissimi risultati dalla creazione di uno dei primi corsi universitari di giurisprudenza dedicato agli studi di genere alla parificazione degli stipendi tra uomo e donna sino al riconoscimento dei diritti per gli uomini a una paternità tutelata. Più di cinquant’anni dedicati alla rottura degli schemi, alla distruzione degli stereotipi di genere, primo fra tutti quello che vedeva la donna maritata e incatenata al focolare domestico. Una carriera per gli altri e non per se stessi, per poter attuare il cambiamento che l’ha portata ad essere la seconda donna nominata tra i nove componenti della Corte Suprema Americana.

Un’eroina, sì, Ruth era e continua a essere la Wonder Woman delle discriminazioni, una donna che è riuscita a cambiare le regole con la forza della parola, del dialogo, sradicando secoli di preconcetti, di regole sociali che privavano l’essere umano del diritto di autodeterminazione. Una donna contro l’ipocrisia di un’America bigotta e retrograda.

Betsy West e Julie Cohen scelgono l’approccio al più classico dei documentari per raccontare una storia che non ha bisogno di particolari accorgimenti: di fronte ad un personaggio così mastodontico l’unica scelta possibile diventa la linearità.

Le due registe compiono un’operazione sentita e giustissima: santificare un’icona reale e concreta che non ha bisogno di nessun effetto speciale per essere ritratta. La storia di Ruth si racconta da sola, coinvolge, serve da spunto per un mondo migliore, diviene modello per l’emancipazione e ci insegna che le regole fondamentali sono sempre l’impegno, lo studio e il ragionamento. Il racconto di una volontà ferrea che può spostare le montagne e piegare l’acciaio. In un momento storico per l’America in cui si compiono passi indietro abominevoli, questo documentario diviene un film quasi didattico e piacevolmente didascalico per riflettere sulla deriva conservatrice e autoritaria di Donald Trump.

Per il pubblico italiano sarà una vera scoperta conoscere questa donna, minuta ma fortissima, che ha riscritto le regole di una società ‘machista’ e patriarcale, che può e deve essere modello dell’evoluzione sociale, di un messaggio senza confini territoriali sui diritti e la parità di genere.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.