Nicola. Cozze Kebab e Coca Cola: in un docufilm il culto del santo dei baresi e dell’icona internazional popolare

by Gabriella Longo


Eroe cristiano della carità, ponte fra cattolici e ortodossi, taumaturgo leggendario e ora anche star del cinema, raccontato dalla voce dei fedeli e dei “fan” dai tre continenti in cui è vivo il culto. Dopo l’anteprima come evento speciale alla 22^ edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce, arriva sugli schermi di Bari e di altri cinema in provincia Nicola. Cozze, Kebab e Coca Cola, il docufilm del regista Antonio Palumbo, prodotto da Oz Film con il contributo di Apulia Film Commission e sostenuto da una corposa campagna di raccolta fondi provenienti da tutto il mondo. Un cammino fra “vita, morte e miracoli” del vescovo di Myra, una guida alla scoperta del culto planetario del patrono regionale. Da Bari alla patria del Santo – l’antica Myra che ancora rivendica le reliquie lì trafugate nel 1087 – il viaggio sulle tracce di San Nicola fa scali in Russia, in Lorena Francese, nelle Fiandre in Olanda e Turchia. Luoghi dove, pur sotto nomi diversi, il santo “di tutti” riunisce fede, tradizioni, riti pagani e cultura pop.

A metà fra il documentario e la fiction, Antonio Palumbo, dirige e interpreta un regista in cerca d’ispirazione, Antonio per l’appunto, braccato da strane apparizioni che lo conducono a girare un film sulla vera storia di San Nicola. Alternando spunti etnografici offerti dalla camera “on the road” alle testimonianze dirette coinvolte nel progetto, Antonio (o Antonio Palumbo) porta lo spettatore fra forti profumi e bevande gassate, spettacoli pirotecnici e cortei debordanti, dov’è possibile cogliere l’umanità più varia, contraddittoria e imprevedibile nella sua personalissima interiorizzazione del culto. Già autore insieme a Mariangela Barbanente di un docu-film sulla Bari degli “outsider” anni ’70 (Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis, 2017), Palumbo, questa volta un po’ regista un po’ pellegrino, dirige il suo obiettivo verso un altro eroe della strada; strada, però,  che si scopre incredibilmente più lunga di quella percorsa per l’eccentrico Lorenzo “Varichina”, attraversata con vivacità nel montaggio (quasi un dècoupage) e ironia nella scrittura.

Vengo dalla regia – dice Palumbo – di un docu-film, Varichina, in cui ho badato a fondere e confondere la realtà con la fiction. Mi è piaciuto utilizzare le stesse prerogative: tirar dentro i testimoni più autorevoli, svuotandoli della loro prosopopea e, al contrario, conferire strampalata autorevolezza alluomo della strada e ai suoi ipse dixit. Perché il culto, religioso o folcloristico che sia, cresce e si trasforma attraverso questi passaggi, tra la tradizione scritta e quella tramandata, spesso figlia di un errore di comprensione o di un mentore casuale. Macchina a mano, fotografia contrastata, gag e improvvisazioni grottesche, ritmo da concerto tzigano. Una kermesse di suoni e di spari, di odore di spezie e acqua di mare e nafta. Le ombre cinesi a raccontare i miracoli del vescovo di Myra, tramandati nei secoli.  Una piccola opera pop in onore del mio santo.  Il santo di tutti.

Da un’icona “trash” ad un’icona pop, dunque: anche San Nicola, che pur sempre con un furto arriva a Bari (anche se ci si ostina a chiamarla “traslazione”), è un personaggio che non le manda a dire, simbolo del melting pot e dell’internazionalità. Lui è ovunque, anche laddove non ci si aspettava di trovarlo, con giubba verde o giubba rossa, magro o corpulento, rubato dalla città delle cozze alla patria del kebab, conosciuto universalmente come Santa Claus per via di un bravo copywriter americano della Coca Cola, che gli ha dato il volto della middle class e lo ha reso il testimonial dell’epoca del consumismo.

Nel film, si alternano voci autorevoli come quella del padre domenicano Gerardo Cioffari, (direttore del Centro Studi Nicolaiani della Basilica), di testimoni celebri del culto nicolaiano, fra cui il sindaco di Bari, Antonio Decaro, la coreografa Elisa Barrucchieri, direttrice artistica della festa di San Nicola nel 2017 e 2018 (perché quella dedicata al santo “è una processione che ha bisogno della regia”), lo scrittore Nicola Lagioia, il regista Nico Cirasola, ma anche di baresi d’eccezione, come il compianto attore Teodosio Barresi, qui nella sua ultima apparizione sullo schermo. Ma siccome “se sei un osso di San Nicola non puoi mai stare tranquillo”, il sindaco di Nancy, Laurent Hénart, racconterà come una reliquia del dito del vescovo di Myra sia stata sufficiente a generare un culto molto sentito e festività della durata di un mese a Saint-Nicolas-de-Port. Con lo scrittore Herman Cole, lo storico e teologo Luc Vermeulen e il docente al Marteens Instituut di Amsterdam John Helsloot, si scopriranno, invece, le origini e l’evoluzione del mito di Sinterklaas, il donatore di regali che popola la tradizione nordeuropea, negli Stati Uniti quelle del Santa Claus (abbreviazione di Saint Nicolaus), meglio conosciuto come Babbo Natale.

Così Antonio, risolve il dramma del regista in crisi che all’inizio interrogava il mare della sua città in cerca di qualcosa da raccontare, immergendosi in una narrazione circense, seguendo un sentiero che lo porterà ben più lontano, scandito dal folklore e dalla sacralità, collocando il vescovo di Myra e la sua storia esattamente al centro fra le due cose. Fino a donare a se stesso, ai baresi, ai devoti, alle città in procinto di riaccendersi per celebrare “il santo di tutti”, una parabola ironica e (inter)nazional popolare di questa navigata rockstar.

In anteprima il 5 dicembre alle 20.45 al Galleria, il film sarà al cinema il 6, 7 e 8 dicembre  a Bari, nei cinema Ciaky, Galleria e Showville, e, solo il 7, a Polignano a Mare, al cinema Vignola. Un assaggio barese prima di intraprendere un lungo viaggio nelle sale italiane e non solo (il programma delle uscite è in costante aggiornamento. Tutte le informazioni sono reperibile sulle pagine social del film).

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