Romantico e tenero, ma dai tratti un po’ horror: compie 30 anni Edward mani di forbice, il capolavoro di Tim Burton

by Marianna Dell'Aquila

“Una volta, tanti e tanti anni fa, viveva in quel castello un inventore, e tra le tante cose che faceva, si racconta che diede vita ad un uomo. Un uomo con tutti gli organi: un cuore, un cervello, tutto. Beh, quasi tutto. Perché, vedi, l’inventore era molto vecchio, e morì prima di finire l’uomo da lui stesso creato. Da allora, l’uomo fu abbandonato, senza un papà, incompleto e tutto solo”.

Queste sono le parole di Kim che, ormai anziana, racconta alla nipote la storia di Edward l’affascinante e misteriosa creatura che ha amato in gioventù. Ma chi sono Kim e Edward? Sono i protagonisti di uno dei film più teneri e allo stesso tempo oscuri girati da Tim Burton, Edward mani di forbice uscito nel 1990. Ispirato ai suoi disegni d’infanzia, nei quali Tim Burton rappresentava soprattutto il suo sentimento di tristezza e un forte senso di incomunicabilità con il mondo esterno (che in realtà lo accompagnano anche ora che è adulto), Edward mani di forbice racconta la tenera storia d’amore tra Edward e Kim.

Edward (Johnny Deep) è un ragazzo creato in laboratorio da uno scienziato (Vincent Price) morto però prima che gli finisse di costruire le mani. Edward viene trovato da Peggy (Dianne Wiest) che decide di portarlo con sé e di ospitarlo nella sua casa in un paesino colorato e vivace. Il ragazzo, dopo le iniziali resistenze da parte degli abitanti della cittadina, incomincia a farsi apprezzare e accettare dagli altri soprattutto per le sue capacità nello scolpire le aiuole, le siepi, ma anche le capigliature dei vicini di casa. Presto però arriva chi vuole approfittarsi di lui, come Jim il fidanzato di Kim (Winona Ryder).

Kim è la figlia di Peggy e Edward nutre dei forti sentimenti per lei. Dopo essere stato accusato ingiustamente di furto e di stupro da parte di alcuni abitanti della città (tra i quali proprio Jim), Edward incomincia ad essere visto con sospetto da tutto il vicinato. Nel periodo di Natale, mentre Edward scolpisce un angelo di ghiaccio creando l’insolito effetto di una nevicata, ferisce involontariamente Kim. Per questo motivo Jim lo attacca, ma viene ferito anche lui alla spalla. Disperato per l’accaduto, Edward incomincia a girare per la città distruggendo tutte le sue opere, mentre Kim decide di rompere il fidanzamento con Jim. Ferito nell’orgoglio, Jim decide però di vendicarsi e di inseguire Edward fino al castello dove aveva vissuto prima di arrivare a casa di Peggy. Qui Jim viene ferito a morte da Edward, ma Kim per amore lo difende dalla rabbia della gente fingendo che anche lui sia stato ucciso durante lo scontro con il suo ex ragazzo. Passano gli anni, Kim ormai è un’anziana signora che si ritrova a raccontare alla nipotina la storia di Edward. Kim è convinta che Edward sia ancora vivo perché ogni Natale cade la neve come non era mai accaduto prima del suo arrivo in città.

Romantico e tenero, ma dai tratti un po’ horror. Così potremmo definire il capolavoro di Tim Burton, un film da cui emergono elementi autobiografici, ma anche le influenze dei grandi personaggi e delle atmosfere di Frankestein di Mery Shelley o del Fantasma dell’opera di Gaston Leroux. Edward mani di forbice è anche il film che ha segnato l’inizio del sodalizio tra Tim Burton e Jhonny Deep (in un primo momento si era pensato di affidare il personaggio a Tom Cruise) e interpretare questo personaggio ha contribuito senza ombra di dubbio al successo dell’attore. Dall’altro lato l’iconografia di Edward è una delle più indelebili dell’immaginario del regista e questo risultato si deve alla magistrale creatività di Stan Winston, il mago degli effetti speciali e del trucco che ha lavorato in celebri pellicole come Terminator, Alien e Jurassic Park.

Quella di Edward è una figura triste e paurosa allo stesso tempo e che per il suo aspetto aveva indotto la casa di produzione a vietare di diffondere immagini del personaggio prima dell’uscita del film per timore che spaventasse i più piccoli. Edward mani di forbice però non è un film che parla di orrore e che vuole far paura al pubblico, ma è un’opera che parla di diversità e di rifiuto.

Il paese in cui vivono Kim e i suoi famigliari è l’esagerazione sociale ed estetica della classica provincia americana. I suoi abitanti sono quanto di più scontato di possa immaginare in quei luoghi (la stessa Kim, in totale contrapposizione con la reale fisionomia di Winona Ryder, è una bionda cheerleader americana) ed è nelle dinamiche della provincia che la diversità rappresentata da Edward viene prima guardata con sospetto e poi con terrore, fino a diventare il capro espiatorio dell’ipocrisia e della malvagità del prossimo. Perfettamente in linea con questa visione (d’altronde Tim Burton ha fatto dei temi della diversità e della solitudine le bandiere della sua poetica) anche il finale è solo apparentemente romantico: il fatto che Kim anziana non voglia incontrare Edward affinché lui la ricordi sempre com’era da giovane fa intendere, in realtà, il tentativo del regista di mostrarci l’incapacità dell’individuo di rompere con gli schemi sociali al punto da rinunciare al vero amore.

Quello di Edward mani di forbice è in effetti un finale che disillude il pubblico: ci si aspetterebbe un lieto fine più romantico, ma non è così perché – e noi fan di Tim Burton lo sappiamo già – dai suoi film non dobbiamo aspettarci nessuna storia e nessun personaggio realmente rassicuranti ( non erano proprio i suoi personaggi poco rassicuranti a rappresentare il questo il motivo per cui se ne andò dalla Walt Disney dove lavorava come disegnatore?)

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