Tulipani, Amore, Onore e una bicicletta

by Giuseppe Procino

Anni settanta, Anna ha un compito, esaudire l’ultimo desiderio di sua madre: dal Canada dovrà andare in Puglia per disperderne le ceneri nei luoghi in cui la donna è cresciuta. Arrivata a destinazione però la giovane scoprirà delle importanti verità sulle sue origini e sulla sua infanzia, prima fra tutte l’identità di suo padre, un romantico contadino olandese che dopo l’alluvione del 1953 si è recato in bicicletta in Italia per coltivare tulipani nel caldo torrido della murgia.

Girato tra Bari, Ruvo, Ginosa, Giovinazzo, Gravina, Montescaglioso e Matera con una gestazione travagliatissima, “Tulipani Amore, Onore e una Bicicletta” arriva nelle nostre sale con quasi due anni di ritardo. La pellicola ha riscosso un successo inaspettato in Olanda, tanto da entrare nella lista delle pellicole che avrebbero dovuto rappresentare il paese per l’Oscar al miglior film straniero e un’accoglienza calorosissima da parte del pubblico al Toronto Film Festival.  

La regia originariamente è stata seguita da Marleen Gorris, regista olandese premio oscar nel 1996 con il magnifico “L’albero di Antonia” che ha dovuto abbandonare il set per problemi di salute poche settimane dopo l’inizio delle riprese. A distanza di un anno, in cui il progetto è stato congelato, il testimone è passato nelle mani di Mike van Diem vincitore anche lui di un Oscar al miglior film straniero nel 1998 con “Character – Bastardo eccellente”. Diciamolo immediatamente, Tulipani non possiede la spigolosa e cupa filigrana dei lavori precedenti del regista ma al contrario, si presenta sin dalle prime immagini come un film colorato, piacevolmente accomodante, una storia drammatica che sceglie i toni della commedia per non cadere nel melodramma, abbracciando così il gusto del pubblico generalista, quasi da fiction televisiva. Va bene, purché la pellicola non abbia intenti differenti o non voglia porsi su una fascia del mercato cinematografico diversa da quello di facile consumo.  

Tulipani è una storia di ricerca, una sorta di romanzo di formazione semplice ma ben recitato (nonostante in alcuni tratti l’accento pugliese si trasformi senza un’apparente motivazione in siciliano) e ben girato. Quello che manca è una scrittura più incisiva o forse una vera storia, un impianto narrativo un po’ più complesso o meglio elaborato di una banale mistura di luoghi comuni. Se potessimo riassumere l’intera operazione in pochissime parole, sicuramente utilizzeremmo la famosissima formuletta che rappresenta l’Italia nel mondo, ovvero Spaghetti, Mafia e Mandolino. Sì manca la pizza, ma davvero manca solo quella. Il resto scorre in maniera leggera, tra luoghi bellissimi (tanto che, quasi l’intero film, potrebbe essere lo spot ideale per incentivare il turismo in Puglia e Basilicata), sentimentalismo come se piovesse, scoregge (ebbene sì, ma non possiamo dirvi il perché) ed ovviamente coloratissimi tulipani (che effettivamente rendono la Murgia ancora più bella).

Tulipani si pone così come novanta minuti di buon intrattenimento, visivamente ipnotici, piacevoli. Peccato poteva esserci molto di più. Sarebbe interessante comprendere quali fossero le intenzioni di Marleen Gorris prima di lasciare la regia e prima che Van Diem mettesse mano alla sceneggiatura.

Il film è una coproduzione tra Italia  ed Olanda (tra la Draka Film, casa di produzione di Giovinazzo e l’Olandese Fatt productions) ed Olanda e Canada, ed è stato girato con il sostegno della fondazione Apulia Film e del Ministero dei beni e delle attività culturali e l’importante fondo europeo Eurimages.

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