Ventitrè anni e una vita spezzata, il documentario su Santa Scorese che ha vinto la Festa del Cinema di Roma

by Giuseppe Procino

È fu così che davvero alla fine Scorese ha battuto Scorsese, il piccolo (ma con un cuore enorme) film ha battuto il colosso Hollywoodiano. “Santa subito”, il documentario di Alessandro Piva prodotto da Apulia Film Commission, Fondazione con il Sud e Seminal Film, ha vinto il premio del pubblico Bnl (unico premio della kermesse) alla  quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Era nell’aria dopo le reazioni lusinghiere della stampa e i tre minuti di applausi che hanno salutato la proiezione, per chi c’era, un momento di pathos indescrivibile.

“Santa Subito” è la storia di Santa Scorese, assassinata a ventitré anni, nel 1991 a Palo del Colle in provincia di Bari, per mano di uno stalker. Un delitto annunciato in un momento storico per il nostro paese in cui non esistevano ancora tutele reali per le vittime. Un film che ha il pregio di servire a futura e presente memoria per tutte le situazioni che ancora oggi risultano ingestibili da parte delle istituzioni, nonostante l’introduzione nel 2009 di una legge specifica.

L’impianto narrativo è semplice, Piva sceglie di creare un documentario dallo stile classico in cui si alternano interviste, immagini di repertorio, immagini dei luoghi che sono stati la scenografia della vita della ragazza. Quello che stupisce davvero è la delicatezza con cui procede il racconto e la scelta narrativa del voler focalizzare l’attenzione, non sul fatto di cronaca, ma sulla vita di Santa: una ragazza determinata, con mille interessi, dedita al volontariato cattolico, con il grande progetto di dedicare la sua vita a Dio dopo aver terminato gli studi in medicina, sensibile ma determinata, con una grandissima energia vitale che ha contagiato chiunque l’abbia conosciuta. Un’anima bellissima.

Piva, non racconta la vita di Santa ma ce la fa conoscere attraverso i racconti dei famigliari, dei suoi amici, delle sue guide spirituali. Lei è ancora in vita, tra le parole, il dolore difficile da superare di chi resta e stenta ancora a capire il perché sia potuto accadere. È questa la vera grandezza di questo documentario, non eccede sulla morte, eccede sulla vita. All’omicidio in realtà, è dedicata una piccola parte, sono raccontati pochissimi particolari e tutti necessari alla narrazione, senza ricorrere mai a macabre spettacolarizzazioni, senza mai neanche comunicarci le generalità dell’assassino. In questa maniera, Alessandro Piva, universalizza il racconto, lo rende attuale, contemporaneo. Ogni vita spezzata diventa una catena di vite che non saranno più le stesse. È questo che funziona: il racconto di una vita interrotta sul più bello, un delitto che non doveva accadere ma che continua a perpetrarsi nonostante dal 1991 ad oggi siano stati fatti enormi passi dal punto di vista legislativo (secondo le statistiche in Italia avviene un femminicidio ogni 72 ore). Assieme ai protagonisti del film, restiamo anche noi sospesi tra la rabbia e l’incredulità e con gli occhi lucidi.

Oggi è in atto un processo per santificare Santa Scorese, riconoscendo nella sua tragica scomparsa un martirio. Ma Santa prima di essere un simbolo religioso diventa così il simbolo di uno stato assente, non abbiamo bisogno di martiri, abbiamo bisogno di più tutele.

Alessandro Piva porta a casa un premio meritatissimo che speriamo sia utile per trovare un’ampia distribuzione alla pellicola. Questo documentario è un atto laico ma sentito, una storia che deve essere raccontata e può essere raccontata a chiunque affinché si possa educare, agire prima che sia troppo tardi.

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