Gloria Bell, balla da sola e ritrova la sua nudità di donna

by Caterina Del Grande

Gloria Bell, remake americano del film di successo Gloria, firmato dal regista cileno Premio Oscar (per Una donna fantastica) Sebastiàn Lelio, con protagonisti Julianne Moore e John Turturro.

Molti momenti del film rappresentano dei punti di caduta, il montaggio è spesso prevedibile, alcune risoluzioni dopo le scene madri troppo telefonate, tuttavia la straordinaria performance attoriale di una superlativa Julianna Moore fa dimenticare finanche qualche ingenuità americana di troppo. Manca l’introspezione europea o quella di Woody Allen alla donna piacente di mezza età che impara ad amare di nuovo e poi a cancellare finalmente la necessità lacaniana dell’amore purchessia.

Divorziata con due figli grandi alla ricerca della loro strada, Gloria spende le sue serate in un night per divertirsi, ballando. Il ballo e il canto in macchina nel percorso casa-lavoro, questi sono i suoi momenti di autenticità e di vita scanditi dalla musica disco degli anni Ottanta.

Una sera, dopo l’incontro con tanti uomini soli depressi dalle mascelle cadenti, incontra Arnold, il personaggio interpretato da John Turturro, un padre divorziato, ex marine con un parco di divertimenti guerresco per combattimenti con la vernice, vittima e dipendente delle sue figlie egoiste, disoccupate ed abuliche.

I due ballano romanticamente: si ameranno subito con desiderio ritrovato e passione tenerissima. Li vediamo molto a letto nella loro tormentata e strana storia d’amore, nudi, felici, di nuovo vivi. Nel corpo, nei seni lasciati liberi, nella nudità è racchiusa la metafora del film, assegnata simbolicamente ad un gatto senza pelo che si intrufola misteriosamente nella casa di Gloria e con cui Gloria giacerà accanto a letto nuda alla fine del film, respirando e ritrovando se stessa.

Nel mezzo del film ci sono varie vicissitudini amorose, ripicche, rientri, abbandoni, vigliaccate. Tra Los Angeles e Las Vegas. Arnold, nonostante la lettura di libidinose poesie di Neruda, non riesce ad avere il coraggio del cambiamento e ritorna alle responsabilità di padre, che non sa dire di no alle figlie viziate.

Gli spettatori, immersi quasi in un b-movie per i colori e la normale mestizia delle inquadrature della vita quotidiana di una americana media, nuotano negli innumerevoli setting che la società del consumo impacchetta per i single di ritorno. Lo yoga, le spa, le vacanze, i parchi, le balere. Come se la vita fosse una eterna ruota di tempo libero da riempire.

La scena finale salva Gloria e il pubblico, nei minuti più gioiosi del film, che durano tutta la canzone tema, la Gloria di Laura Branigan, versione inglese del successo del nostro Umberto Tozzi. Un ballo da sola, liberatorio e catartico.

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