Le ereditiere, un inno alla bellezza delle donne rivoluzionarie

by Giuseppe Procino

Chela e Chiquita sono una coppia di mezza età che vive nella casa che Chela ha ereditato dalla sua famiglia. Non abbiamo altre notizie sul loro passato, se non la percezione di avere di fronte una coppia consolidata e usurata dall’abitudine, appartenente un tempo alla classe paraguaiana medio borghese ed adesso in crisi economica. Non c’è più passione tra le due donne. Accusata di frode a causa dei debiti accumulatisi nel tempo, Chiquita dovrà scontare un periodo di detenzione in un carcere femminile, lasciando per la prima volta Chela con la sola compagnia di una colf analfabeta. Chela, che per molto tempo ha vissuto la sua vita in maniera passiva, nella perenne ombra della sua compagna, in un mondo pieno di abitudini insignificanti e con il terrore delle opinioni altrui, è costretta a reagire. Per una casualità, pur essendo senza patente, si ritrova a fare da tassista ad un gruppo di logorroiche vecchiette. Grazie a questo lavoro a nero, conosce Angy, una donna emancipata e molto più giovane di lei, con cui stabilisce un legame particolare. Il suo mondo di certezze ed etichette sta per essere completamente distrutto.

Ritratto delicatissimo e avvolgente dell’amore dopo i cinquanta anni, Le ereditiere è un film che parla un linguaggio universale, la storia di un risveglio individuale e sentimentale raccontato con garbo ed eleganza.

Si tratta di una pellicola in cui accade una rivoluzione invisibile: il crollo delle certezze, delle abitudini, l’energia devastante di un’attrazione che sembra impossibile. Chela è un personaggio che ha paura della sua inadeguatezza, una specie di nobile decaduta, che deve fare i conti con le tasche vuote e le rughe sul suo viso.  Le da corpo, voce e anima, Ana Brun con un’interpretazione che accorcia le distanze tra opera e spettatore, lo coinvolge nel suo dramma fatto di bellezza e confusione e si presta alla perfezione ad una sceneggiatura che sa raccontare e valorizzare con gradualità la (ri)scoperta delle emozioni. È un copione, questo, in cui tutto è calibrato con profonda grazia, senza raccontare più del necessario, in cui il risveglio dei sensi è fatto di un crescendo emotivo lento ed ipnotico, raccontato con silenzi, sguardi, movimenti incerti ma anche scricchiolii come rumori muscolari di un’esistenza che riprende a muoversi.

Tutto è in perenne equilibrio tra quello che è stato e quello che potrebbe essere, in un pathos dosato che si appesantisce sino ad esplodere in un finale pieno di speranza. Più la casa di Chela si svuota dei simulacri di quel passato che rappresenta un apparente stato di stabilità sociale ed emotiva, più acquisisce coraggio e personalità. Ana Brun, nella realtà è un avvocato con la passione per il teatro, alla sua prima apparizione in una pellicola, ma sembra nata per lo schermo, tanto da essersi aggiudicata l’Orso d’argento per la migliore attrice alla 68ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino e ci regala un personaggio tenero, goffo, che arrossisce per un’avance esplicita, che diventa più curato, bello, luminoso quando spera, che si distrugge per la tempesta emotiva in cui si ritrova; semplicemente con i suoi primi piani, ci parla di una vita che è un caos calmo, un’avventura con un rilascio lento dell’adrenalina. Superlativa.

Marcelo Martinessi, regista e sceneggiatore alla sua prima esperienza con un lungometraggio, confeziona un’opera fatta di piani stretti, dettagli, essenzialità, in cui il non detto è più eloquente del dialogo, in cui l’immaginazione dello spettatore unisce tutti gli elementi e si prefigura l’evoluzione narrativa: accade di tutto quando non sta accadendo assolutamente nulla. Le ereditiere è soprattutto un omaggio alle donne, per raccontare le donne. Non ci sono uomini in questo meraviglioso racconto se non in lontananza e filtrati attraverso il vetro di un’automobile. Un inno alla bellezza delle donne che decidono di reagire, di compiere una rivoluzione, superando i propri limiti e vestendo con orgoglio le imperfezioni e le rughe del tempo che passa. G

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