Ginger Rogers, una vita tra il cinema e la danza

by Orio Caldiron

Ginger Rogers – nata a Indipendence, nel Missouri, il 16 luglio 1911 e morta a Rancho Mirage, in California, il 25 aprile 1995 – una delle dive più pagate di Hollywood, ha fatto sognare tutto il mondo ballando con Fred Astaire in una decina di film da Carioca (1933) di Thornton Freeland a La storia di Vernon e Irene Castle (1939) di Henry C. Potter, altrettante offerte di felicità al ritmo del tip tap.

Il momento magico della coppia più famosa del musical americano è Cappello a cilindro (1935) di Mark Sandrich che sull’onda delle melodie di Irving Berling trasforma in straordinarie occasioni di musica e danza la stereotipata artificiosità dell’intreccio. Nella scena del ballo “cheek to cheek” al Casino di Venezia, l’immagine disegnata nell’aria dal pas des deux che entrambi ballano all’unisono come fossero una persona sola si impone sull’erotismo solitamente astratto del musical anche attraverso la sensualità dei movimenti, confermando che la favola vince ancora una volta.

Se ne ricorda Woody Allen nella sequenza finale di La rosa purpurea del Cairo (1985), in cui Mia Farrow, ritornata nella sala cinematografica per continuare a sognare, sorride tra le lacrime quando Fred danza con Ginger, dichiarandole il suo amore: “Il mio cuore batte, quasi non riesco a parlare. / Credo di aver trovato la felicità che cercavo / quando balliamo assieme guancia a guancia. / Mi piace scalare le montagne / raggiungere alte vette / ma mi appassiona di più ballare guancia a guancia. / Mi piace pescare nei fiumi, nei torrenti / ma mi diverte di più / ballare guancia a guancia”.

Si reincontrano sul set di I Barkley di Broadway (1949) di Charles Walters. Non è stato facile convincerli a tornare assieme. Ma la storia sembra fatta apposta per il gioco delle allusioni maliziose. “Non sapresti neppure attraversare il palcoscenico senza di me”, dice lui. “Non c’è gesto che tu faccia che non hai imparato da me”. E lei: “Tu mi hai sempre ritenuto una cosa dovuta. Ma ora è finita: imparerò a stare sulle mie gambe come persona e come attrice”. La canzone “They Can’t Take That Away From Me” segna il congedo definitivo della coppia che rievoca con struggente partecipazione un momento irripetibile del proprio passato.

Sia prima che dopo l’addio al musical, la ragazza della porta accanto delle prime apparizioni si batte per affermarsi come attrice completa, in cui il divismo fa rima con professionalità, Quando sta per interpretare la ragazza innamorata di Kitty Foyle (1940) di Sam Wood – prova del nove della sua maturità d’attrice che le frutta l’unico Oscar della carriera – dichiara: “Sapevo che si trattava di un ruolo pieno di colore e di sfumature, quel genere di parte a cui avevo sempre aspirato per cancellare l’immagine di ragazza arrivata al successo  ballando. E tuttavia non credevo facesse per me”.

La sua commedia più divertente è Frutto proibito (1942) di Billy Wilder, dove cavalca contemporaneamente la norma e la trasgressione, interpretando la ragazzina in sospetto di lolitismo, la madre che la sa lunga, la giovane donna da sposare. Ginger e Fred? Un’ambiguità, in grado di rivelare il rimorso, che ritorna dieci anni dopo in Il magnifico scherzo (1952) di Howard Hawks, singolare canto del cigno della Screwball Comedy, in cui Ginger Rogers duetta maliziosamente con Cary Grant, mentre la svampita Marilyn Monroe, intenta a sfoggiare le sue calze di nylon, annuncia gli imminenti cambi della guardia sul fronte della seduzione hollywoodiana.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.