“20 Opere per 20 Regioni”, da Palazzo Pazzi l’Inps svela il suo patrimonio artistico e culturale

by Valeria Nanni

Dal palazzo della congiura dei Pazzi a palazzo dell’Arte, la storica sede dell’Inps a Firenze apre le sue porte e svela al pubblico la sua collezione artistica del secondo ‘900. Il progetto è ampio, riguarda tutta Italia, e si chiama “20 Opere per 20 Regioni”, in cui 20 sedi INPS stanno lavorando alla catalogazione e selezione di 20 opere in collezione da far conoscere al pubblico, con cataloghi e promozione di eventi.

Così anche l’Inps si rivela Istituzione che possiede beni artistici, detentore di collezioni d’arte e che oggi contano in tutto il territorio nazionale ben 9mila opere d’arte. Un patrimonio culturale troppo ampio per restare sconosciuto ai 42 milioni di utenti. La prima pubblicazione del catalogo “20 Opere per 20 artisti” presenta la collezione artistica della sede fiorentina in via del Proconsolo, un palazzo legato alla storia della città, alla sua espansione medievale e relativa ricchezza portata dai suoi lavoratori, soprattutto mercanti, artigiani e banchieri.

Nella cornice medievale di un palazzo pieno di storia fatta di leggende intrighi e lati oscuri, si accende la luce su artisti vedutisti, ritrattisti e intrepreti del pensiero di secondo ‘900 in Italia. Lo scrittore Marco Fagioli guida tra i dipinti in collezione. Ci si imbatte nel paesaggio di Dino Caponi per permettere a pennellate astratte e formali di evocare vedute lontane, poi si migra a Grosseto per respirare la maremma con la scultura del Buttero Maremmano di Tolomeo Faccendi, che dimostra di apprezzare il linguaggio macchiaiolo. Si viaggia in avanti e si arriva all’atmosfera tra le due Grandi Guerre negli anni ’20 del ‘900, che bramava il Ritorno all’Ordine dopo il caos bellico e l’occhio si posa sui rilievi di Oscar Gallo che rappresenta il lavoro femminile e maschile. Renzo Grazzini propone invece Firenze con il suo immortale Ponte Vecchio, Ugo Guidi scultore vissuto a Pietrasanta orienta verso l’osservatore il bronzo di una figura seduta, Hans Hollein, tra i maggiori architetti della modernità, interroga con la concettuale scultura bronzea di Umanesimo e Disumanesimo.

Ed ora il contenitore. La sede Inps di Firenze alloggia in un bene architettonico di pregio. Palazzo Pazzi è noto alla storia fiorentina ed italiana per essere stato residenza della famiglia che nel 1478 decise, in accordo con il papa, di architettare una congiura contro la potente famiglia dei Medici, a causa della quale in cattedrale perse la vita Giuliano de’Medici e fu ferito il fratello Lorenzo il Magnifico. Era la mattina di pasqua del 26 aprile. Causa il potere, protagonista anche della stessa strada in cui sorge il palazzo, via del Proconsolo, e adesso che Palazzo Pazzi apre le sue porte può far luce su questa antichissima famiglia.

E di luce ne sapevano tanto. I Pazzi annoverano il loro avo Pazzino de Pazzi tra gli eroi della prima Crociata, perché per primo scavalca le mura di Gerusalemme, e riceve come premio tre pietre focaie per portare il fuoco sacro a Firenze direttamente dalla Terra Santa. Una storia tra realtà e leggenda affrescata nel salone monumentale al primo piano, a sottolineare un legame forte con le virtù e con la città di Firenze da parte dell’antica famiglia. Ancora oggi il con quelle pietre, conservate nella chiesa dei SS. Apostoli, viene acceso a Firenze il tradizionale carro per i fuochi di Pasqua.  

Oggi il palazzo è una elegante cornice rinascimentale ancora apprezzabile nei materiali e colori tipici toscani, l’intonaco bianco e il grigio della pietra serena, abbinamenti usati da Brunelleschi, Michelangelo e Vasari. I palazzi fioriscono a Firenze nel ‘400 e, come illustra l’architetto Hosea Scelza, non rappresentano solo le residenze di famiglie importanti. Essi sono la manifestazione e risposta di processi sociali ed economici in crescita, affermazione di centri produttivi e funzionali. Il palazzo disintegra il processo di aggregazione di case medievali. Si erge come blocco autonomo dal contesto cittadino, con fulcro nel cortile interno porticato. È elitario. Qui a lavorare è l’architetto Giuliano da Maiano tra il 1460 e il 1469.

Palazzo Pazzi sorge sull’antica strada del potere, e lo fa notare Marco Ferri, giornalista e scrittore che ha moderato l’evento di presentazione del progetto Inps. “Se potessimo tornare indietro nel tempo – dice – 2000 anni fa da queste finestre – che oggi danno su via del Proconsolo – vedremmo qualcosa di inusuale, le mura romane con i soldati a guardia della città di Florencia”. L’area in cui sorse il palazzo nei secoli centrali del medioevo mostrava già la sua vocazione al potere. “La strada è una storica direttrice di Firenze, dove sorse il Palazzo del Capitano del popolo, poi Bargello, oggi Museo Nazionale di Scultura” ed è il simbolo del potere esecutivo cittadino. Appena di fronte troviamo ancora oggi la Badia Fiorentina, complesso monastico con una della più antiche chiese di Firenze, risalente a poco prima dell’anno 1000. “In queste strade passeggiava Dante, forse anche la sua Beatrice – continua Marco Ferri – Incontriamo anche la sede di una delle Arti Maggiori quella dei Giudici e Notai, oggi ristorante, la cui Sala delle Udienze scopre un affresco con il vero ritratto di Dante”.

Con il Direttore Scientifico della Fondazione Roberto Longhi, Claudio Paolini, si è vista via del Proconsolo sin dalla fondazione romana della città di Firenze nel 59 a.C., quando era spazio esterno al muro della cinta romana eretta tra il 30 e il 15 a.C. Così scovando in archivi non è stato difficile per gli storici ricostruire l’aspetto fortificato che poteva avere quest’area in età classica. Pavimentazione a lastre e muri in laterizio, due torrini e al centro una delle quattro porte di accesso alla città. Florenzia il nome scelto da Giulio Cesare, probabilmente alludendo alla valle fiorita entro cui è stata edificata, è anche un nome che ha suggerito fioritura economica e artistica alla città.

Tra palazzi patrizi, strade di potere, espressioni artistiche, si colloca un’economia tra le più fiorenti d’Europa, della quale è portavoce Angela Orlandi, professoressa associata di Storia Economica all’Università di Firenze. “Questo palazzo è espressione della ricchezza dei grandi mercanti e banchieri della Firenze rinascimentale. La manifattura laniera e produzione della seta erano le maggiori attività commerciali fiorentine. Da non dimenticare il lavoro delle botteghe artigiane e i commerci”. Arme vincenti dell’economia fiorentina erano “valorizzazione del capitale umano, attitudine all’innovazione, propensione agli investimenti, collegamento tra produzione e commercio. L’insieme costituisce il Fattore Firenze, modello economico, precursore del Fattore Italia”. Insomma anche la storia dell’economia documenta una attitudine a produrre cose belle che piacciono al mondo.

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