Agostino Iacurci e il dono alla sua città. “La mia curiosità sui materiali è onnivora”

by Antonella Soccio

Il progetto pesarese, di grandissimo successo, si chiamava “Tracing Vitruvio. Viaggio onirico tra le pagine del De Architectura” ed era un articolato concept site specific per i Musei Civici di Pesaro.

L’artista internazionale di origini foggiane Agostino Iacurci aveva composto per la città marchigiana delle opere tridimensionali e pittoriche, quasi delle scene teatrali, capaci di creare un forte coinvolgimento sulle dieci diverse edizioni del De Architectura di Vitruvio, provenienti dalla Biblioteca Oliveriana.

Deve l’Architetto saper la Grammatica per mettere in carta, e rendere più stabile la memoria col notare. Il Disegno gli serve per potere cogli esemplari dipinti mostrare l’aspetto dell’opera, che vuol formare. La Geometria dà molto ajuto all’Architettura, e specialmente insegna l’uso della riga, e del compasso, coll’ajuto dei quali strumenti soprattutto si formano più facilmente le piante degli edifici, e si tirano le direzioni delle squadre, de’ livelli, e delle linee.

Due di quelle opere, immaginate per dei cortili museali, sono state donate dal Comune di Pesaro e dall’artista alla sua città, a Foggia, e sono state collocate, per volontà del sindaco Franco Landella e dell’assessora alla Cultura Anna Paola Giuliani insieme al dirigente al ramo Carlo Dicesare, nell’atrio esterno del Teatro Umberto Giordano. C’è stata la consegna in presenza dell’artista e degli amministratori di Pesaro.

Con l’artista

Noi di bonculture abbiamo rivolto qualche domanda al grande Agostino Iacurci.

Agostino, come nasce questa donazione?

Le opere erano state realizzate per una mostra dei musei civici di Pesaro dedicata a Vitruvio. La mostra si sviluppava in un piano del museo, ma fuori negli spazi aperti c’erano queste due sculture. La mostra è finita e nel domandarmi che fine far fare a queste sculture ho pensato all’impegno con la mia città, che mi ha dato i natali e recentemente anche un riconoscimento per il mio lavoro e ho creduto che potesse essere una buona occasione donare le due opere, per me molto importanti. Sono le sculture più grandi che ho realizzato sinora, dal Comune di Foggia mi hanno proposto questo spazio del teatro, che secondo me è assolutamente adatto, perché ha requisiti simili rispetto all’area per cui erano state progettate, come altezza e spazi. Le opere sono protette, visibili alla città, in un luogo per me fondamentale per la mia formazione e in generale per la cultura. Il linguaggio è scenografico e dialoga bene col teatro.

L’arte muraria, di cui tu sei uno dei massimi artisti internazionali, sta conquistando davvero tutti. Corre il rischio di massificarsi? Cosa hai in mente per i due murales che ti sono stati commissionati a Foggia?

L’arte murale è di massa per sua definizione, perché sta dove le masse vivono, nella città. Sì, il Comune ha individuato due spazi a Via Montegrappa che mi ha messo a disposizione, ma è un progetto che si farà non prima dell’anno prossimo, perché sarò negli Stati Uniti per i prossimi sei mesi. Ci tenevo ad onorare l’impegno.

Hai diminuito il tuo impegno come illustratore per Robinson di Repubblica? Sei più concentrato sull’arte pubblica?

In realtà ho sempre cercato di lavorare maggiormente sul discorso artistico, chiaramente nel tempo mi capita di avere delle collaborazioni prestigiose, come è stata quella con Repubblica, che ancora va avanti. Recentemente, quest’estate, abbiamo fatto un inserto che diverrà anche un libro per Einaudi, tutti i giorni ho curato le copertine. È una collaborazione ancora aperta, ho lavorato anche col New Yorker. Però al cuore del mio impegno c’è sempre la voglia di sviluppare il discorso artistico, museale e in galleria. E di ricerca.

Non soltanto legno, utilizzi anche molta ceramica, vero?

Sì, utilizzo anche molto cemento, vetro, terracotta, pittura, oggetti trovati che integro nelle mie sculture, tessuti, tendaggi. Non mi pongo limiti. La mia curiosità per i materiali e per i linguaggi è abbastanza onnivora. Ovunque ho modo e occasione di sviluppare il mio lavoro mi metto alla prova.

Pistoletto ha creato ad Assisi l’installazione sull’infinito solo con le piante, come ti poni rispetto al tema della sostenibilità ambientale?

Sono molto sensibile ai temi dell’ecologia, nel mio repertorio c’è molto l’ambiente, ma non l’ho mai affrontato utilizzando la natura come elemento scultoreo. Mi interesserebbe farlo, soprattutto in un contesto ai giardini. Ma ancora non ho avuto occasione, è un percorso che sto facendo. Lavorare con certi materiali richiede anche delle possibilità produttive, degli spazi che pian piano sto cercando di conquistare.

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