Antonella Nesi: “L’arte contemporanea arriva più facilmente ai giovani”. Il dialogo dell’artista Kevin Francis Gray al Museo Bardini

by Michela Conoscitore

Firenze rinsalda sempre più il legame con l’arte contemporanea: dopo la mostra a Palazzo Strozzi dell’artista argentino Tomàs Saraceno, con la riapertura dopo la pandemia del Museo Stefano Bardini, i visitatori avranno finalmente la possibilità di ammirare le opere dell’artista nordirlandese Kevin Francis Gray.

È estremamente affascinante, e a tratti anche disorientante per l’originalità del dialogo tra antico e contemporaneo, il nuovo percorso espositivo ideato da uno dei musei civici più prestigiosi del capoluogo toscano: il Museo Bardini nasce come lascito del collezionista e antiquario al comune di Firenze; le sue sale raccolgono opere che spaziano dall’antichità classica al Rinascimento maturo e, ora, arricchite dalle opere di Gray. Il visitatore vedrà spuntare prepotenti le sue sculture, in marmo e bronzo, nel tripudio dell’arte amata da Bardini.

La conferenza stampa di presentazione ha sancito una re-inaugurazione della mostra, cristallizzata per mesi dal lockdown: “Tutto era pronto per il 7, 8 di marzo”, ha raccontato l’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi, che ha presenziato l’evento, “ma poi, proprio in quei giorni, è stato decretato il lockdown e siamo stati costretti al congelamento doloroso di questa mostra. La forza e l’audacia delle opere di Gray dialogano alla perfezione con i pezzi d’arte collezionati dal Bardini e custoditi qui. Quella del Bardini è una delle collezioni più uniche ed esemplari dei nostri musei civici. Erroneamente è appellato museo minore, invece è un luogo da raccontare, dove adesso con la mostra di Gray è possibile godere di quest’alternanza di storia e contemporaneo”.

La mostra è promossa dal Comune di Firenze e organizzata da Mus.e, in collaborazione con la galleria d’arte di Eduardo Secci, e sarà visitabile fino al 21 dicembre. “A noi spetta il difficile compito di far apprezzare e conoscere l’arte contemporanea”, ha affermato Secci, “oltre che mercanti siamo anche mecenati, proprio come Stefano Bardini”.

bonculture ha intervistato la curatrice della mostra e dello stesso Museo Bardini, la dottoressa Antonella Nesi:

Dottoressa Nesi, perché organizzare la mostra di un artista contemporaneo come Kevin Francis Gray?

Abbiamo deciso di organizzarla perché l’artista ci ha particolarmente colpito per le sue tecniche scultoree che sono di due tipologie differenti ma legate entrambe alla grande tradizione del passato. In un museo che da’ largo spazio alla scultura antica, come il nostro, il dialogo con le opere di Gray era possibile, poche opere di Gray, le sue più importanti e significative. L’artista è nordirlandese, ma la sua base è qui in Toscana, a Pietrasanta e lì lui ha ritrovato le radici della grande tradizione classica.

Il Museo Bardini è l’ultimo luogo, in ordine di tempo, che sta accogliendo a Firenze opere di arte contemporanea. Il legame infatti della città con l’arte contemporanea si sta rafforzando sempre più. La vostra mostra di Gray si allinea a questo obiettivo?

Senza alcun dubbio, anche perché l’arte contemporanea arriva più facilmente ai giovani, ho capito che per loro è più semplice confrontarsi con opere conteKevin Francis Graymporanee piuttosto che con l’arte classica, perché quest’ultima presuppone una formazione e uno studio anche scolastico, quindi è più difficile. Gray è un’artista di immediata comprensione, affronta temi inusuali per il contemporaneo, soprattutto quello della morte e dell’aldilà a cui si ispira grazie ai miti celtici, che rappresentano le sue radici e la sua cultura di provenienza. In questo riproporre un tema ormai tabù per l’arte contemporanea, lui è veramente nuovo.

La dottoressa Nesi ha accompagnato, tra le sale del Museo, i giornalisti e l’assessore Sacchi alla scoperta delle opere di Gray e ha parlato di suggestioni provenienti, comunque, dall’arte del passato e inglobate nel sostrato emotivo dell’artista. Al momento dell’elaborazione dell’opera, quelle reminiscenze influenzano la creazione delle sculture contemporanee che recano impronte antiche in una struttura dinamica e innovativa.

Lo dimostrano varie sculture che richiamano ora il Cristo Velato di Giuseppe Sammartino, il riferimento è alla Ballerina, unica scultura in bronzo, che presenta le velature peculiari della straordinaria opera esposta a Napoli presso la Cappella Sansevero, oppure ricordano la corrente artistica del Futurismo anche se, come ha precisato Nesi, le forme futuriste sono più definite rispetto a quelle di Gray. Non sorprende anzi allieta lo sguardo, l’accostamento di un busto della dea celtica Dana con le preziose raffigurazioni mariane di Donatello o un potente busto in marmo nero accostato alle eteree ceramiche dei Della Robbia, e così a proseguire in un piacevole excursus di grandezze del passato e plasticità contemporanee.

Nelle opere di Gray”, ha concluso la dottoressa Nesi, “si perde il tratto realistico di chi sta ritraendo con queste sculture indefinite, che assumono anche posizioni innaturali, ma fuoriesce l’essenza del soggetto”.

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