Campo Minato, l’azione di guerra silenziosa e le mine di pace francescana di Lúcio Rosato

by Antonella Soccio

529 mine

stanziano allineate nel silenzio

del quotidiano paesaggio e

come in una semina misurano

il campo di grafite e di pace

in attesa di ri-disegnare il mondo.

Per l’intera giornata del 4 ottobre, giorno di San Francesco, Patrono d’Italia e santo di Pace, a Palazzo Dogana è “andata in scena” una installazione artistica dell’artista abruzzese Lúcio Rosato, in una delle sale della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, intitolata “Campo Minato”.

529 mine di grafite appuntite, come un plotone, dirette verso la luce, hanno simulato sul pavimento grigio del contenitore culturale storico un attacco, un’azione di guerra.

Ma una guerra senza armi, silenziosa, una performance di riflessione e di vuoto, perché anche la pace è perforante, lancia un segnale, incide. Scalfisce e sgretola gli accampamenti, il castrum che in ciascuno di noi è squadrato, impermeabile e ci racchiude in una fortezza scura.

C’è qualcosa di sacro nella installazione di Lúcio Rosato. Le mine sono un campo, ma anche un letto di spine. Simulano una distesa di chiodi acuminati, pronti ad essere lanciati verso l’orizzonte come frecce.

Allo stesso tempo però il pubblico può immaginare un contrordine, se solo osasse raccogliere una mina per cominciare a scrivere. Con un gesto creativo e poetico, ridisegnando così il flusso conforme e omologato della violenza e della guerra. È come se Campo Minato suggerisse che è dal caos che nasce la pace. Lo stesso caos, profondo e rivoluzionario, che Francesco ha saputo imprimere alla sua vita, spogliandosi delle sue vesti.

Campo minato è un momento di meditazione, un giorno per pensare, una riflessione sul significato delle cose e delle parole, sull’utilizzo proprio o improprio del nostro tempo. Un lavoro dedicato a San Francesco, pensando a quell’uomo che ha rinunciato a tutte le cose per diventare ogni cosa, e si realizza a Palazzo Dogana, il Monumento Testimone di una Cultura di Pace per essere stato nei secoli punto di riferimento per i popoli del Mezzogiorno. Inoltre, come a chiudere un cerchio, credo non è un caso che questa installazione venga accolta negli stessi spazi in cui sono allestite le opere di Joseph Beuys.

L’evento è stato organizzato dal Collettivo Mediante di Foggia e AVL, con il supporto dell’Associazione Giovanni Panunzio Eguaglianza Legalità Diritti.

«Tutto è stato pensato nei minimi dettagli a partire dalla scelta del luogo, Palazzo Dogana, che è stato definito Patrimonio Testimone di una Cultura di Pace, è stato individuato dopo un attento scouting condotto dal collettivo artistico», ha spiegato l’artista a Bonculture. «Io cercavo all’origine un convento o luoghi non istituzionali, ho accettato subito questo posto non tanto per la sua fisicità col suo pavimento grigio, il bianco e la bella finestra di luce verso la quale sono rivolte tutte le mine. Ma mi piace per il significato che il Palazzo che è stato nominato Testimone del dialogo di Pace per i popoli del Sud».

Per Lúcio Rosato Campo Rosato non è solo l’Ucraina.

«Noi siamo sempre in guerra, viviamo in un campo minato, basta mettere i piedi fuori posto e accadono cose terribili. Questo progetto nella sua definizione è sorto dopo il conflitto, ma non nasce pensando al conflitto russo ucraino ma al conflitto aspro del mondo e dall’idea di San Francesco tanto è vero che questo è il secondo momento di una trilogia. Nel 2016 ho presentato il Tappeto del Silenzio in una chiesta dedicata a Francesco in Abruzzo, dove ho collocato a terra più di 6mila fogli bianchi costruendo una tessitura e poggiandoli uno sull’altro e alla fine tutta la navata centrale della chiesa era occupata dal tappeto bianco di figli sui quali qualcuno avrebbe potuto scrivere. Da architetto e da artista ho preferito lasciare il foglio bianco, per lasciare uno spazio su cui operare.

Campo Minato è la seconda opera, quella con le mine. C’è ancora il rapporto col foglio, si gioca sul termine mina, che può essere trasportato da strumento di guerra e di morte a strumento di pace. Anziché le mine che esplodono io poggio a terra delle mine che qualora venissero raccolte come frutto di un orto, di un campo seminato, possono mettere qualcuno nella condizione di cambiare il mondo perché inizia a progettare un nuovo mondo».

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