Caravaggio: un pittore “contemporaneo” in dialogo con Burri e Pier Paolo Pasolini

by Elisabetta Roncati

Michelangelo Merisi ha sempre fatto parlare di sé. Dalla sua “riscoperta”, ad opera del grande storico e critico d’arte Roberto Longhi, si sono avvicendate moltissime mostre che ne ripercorrono la carriera, mettendo in luce il “carattere fumantino” o altri particolari aspetti della sua vicenda artistica e umana.

“Caravaggio. Il contemporaneo” nasce da un’idea del direttore del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Vittorio Sgarbi: un percorso espositivo che “lega” il Merisi, Alberto Burri e Pier Paolo Pasolini (passando per Cagnaccio di San Pietro).

Tutto parte dal concetto che la dicitura di “contemporaneo” sia meramente cronologica e non ideologica.

Anche un grande capolavoro del passato può parlare il linguaggio odierno se, in qualche modo, continua a vivere.

Così il “Seppellimento di Santa Lucia”, arrivato dalla meravigliosa Ortigia non senza polemiche, apre la visita ed entra subito in dialogo con alcune delle opere del grande maestro dell’informale: Alberto Burri. Un monumentale “Ferro” della Galleria Nazionale, una “Plastica” da collezione privata e tre capolavori del Mart (“Rosso e nero”, “Sacco” e “Sacco combustione”) ci dimostrano come toni, materiali e atmosfere siano similari per entrambi gli artisti.

Seppellimento di Santa Lucia, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, 1608

Infatti, quasi due terzi dello sfondo ideato dal Merisi sono occupati dalla neutralità del sepolcro dove sta per essere inumata Santa Lucia, una “non forma” assimilabile a quella del pittore umbro. Inoltre Burri era profondamente legato alla Sicilia, basti pensare al “Cretto di Gibellina”, come del resto lo era Caravaggio, che vi soggiornò dopo essere fuggito da Malta.

Il “Seppellimento di Santa Lucia” tornerà presto nella chiesa siracusana di Santa Lucia alla Badia, in tempo per la ricorrenza della patrona. A colmare il vuoto dell’esposizione trentina ci penserà una copia fedele commissionata dallo stesso Mart a un laboratorio spagnolo specializzato.

A conclusione delle somiglianze bisogna inoltre ricordare che la tela del 1608 ha subito dei danni conservativi nel limite inferiore, dove la pittura cede il posto a piccole porzioni di tela che ricordano i celebri “sacchi” proprio di Alberto Burri.

Alberto Burri, Sacco combustione, 1952-1958 Mart, Collezione privata

Prima di passare al neorealismo pasoliniano il percorso di visita conduce gli spettatori a confrontarsi con “I naufraghi”, un’opera di Cagnaccio di San Pietro, artista realista purtroppo ancora poco valorizzato.

Il tema del corpo morto disteso ai piedi degli astanti torna prepotentemente protagonista.

Così la mente non può che correre alle tragedie moderne che insanguinano quotidianamente il Mediterraneo.

Cagnaccio di San Pietro, I naufraghi, 1934, Mart, Collezione VAF-Stiftung

Si giunge quindi a Pier Paolo Pasolini, la cui esistenza ricorda incredibilmente quella del Merisi. Nato a Bologna, prima di trasferirsi anche lui a Roma, Pasolini frequenta le lezioni proprio di Roberto Longhi. I suoi “ragazzi di vita” rievocano i soggetti caravaggeschi: il “Bacchino malato”, l’“Amor vincit omnia”, il “Fanciullo con canestro di frutta”, tanto per citarne alcuni.

L’intellettuale viene introdotto in mostra dalle opere di Nicola Verlato, che da anni lo raffigura quale icona contemporanea. A conclusione del percorso emergono in tutta la loro vivida tristezza cinque fotografie ritraenti Pasolini poche settimane prima della sua tragica fine.

Il palinsesto del Mart non smetterà di stupirci anche nel biennio 2021/2022: il raffronto tra antico e contemporaneo proseguirà con Raffaello e Picasso, Canova e Mapplethorpe.

In fondo “non c’è altro modo di essere contemporanei che essere qui e ora” (Vittorio Sgarbi, 2012).

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